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                      Apofruit, export da record. Bastoni: “Puntiamo sull’oltremare”, +138%

                      Nel 2016 il colosso cooperativo ha esportato oltremare 10,5 milioni di prodotto, con una crescita del 138%. L’Europa resta ancora il mercato principale, ma l’obiettivo è quello di “fare dell’oltremare la prima destinazione di riferimento nel giro di un paio di anni”, ci ha rivelato il direttore generale di Apofruit Ilenio Bastoni. Intanto volano – letteralmente – anche le spedizioni aeree, che registrano una crescita del 141%. Far East e India sono mete particolarmente strategiche, così come gli Emirati Arabi. Il 2016 ha visto anche il debutto di Apofruit sui mercati dell’America Latina. In Europa cresce a doppia cifra il biologico e il marchio Almaverde Bio consolida sempre di più la sua notorietà all’estero

                       

                      di Carlotta Benini (articolo completo su Fm di aprile 2017)

                       

                      Il kiwi Apofruit di qualità per i mercati del Far East è a marchio Solemio

                      Apofruit Italia preme l’acceleratore sullo sviluppo dei mercati esteri, specie quelli lontani. Il il colosso ortofrutticolo con quartier generale a Cesena e 3.300 soci produttori nelle zone più vocate d’Italia ha registrato infatti performance eclatanti nell’export 2016, specie verso i mercati d’oltremare, che registrano un tasso di sviluppo del +138% sul 2015.

                       

                      “L’export per Apofruit è fondamentale – esordisce Ilenio Bastoni, direttore generale del gruppo – Ad oggi esportiamo a valore circa il 45% dei nostri prodotti”. L’Europa – Germania in testa – resta il primo mercato di riferimento, a cui viene destinato il 30% del prodotto esportato. Poi c’è l’oltremare, e l’obiettivo è “che quest’ultimo diventi nel giro di un paio di anni il primo mercato di destinazione”, rivela il direttore.

                       

                      Ilenio Bastoni, direttore di Apofruit

                      Nel 2016 la cooperativa romagnola ha superato a valore i 10,5 milioni di export Oltremare, e le spedizioni via aerea hanno superato il milione e mezzo di euro, con una crescita del +141%.

                       

                      I mercati di riferimento di Apofruit sono l’Asia e in particolare il Far East per il kiwi, prodotto su cui la cooperativa ha in attivo da sei anni un progetto di qualità volto a fornire su questi mercati un frutto dalla sostanza secca superiore alle colture tradizionali (molto apprezzato dai consumatori asiatici), venduto con il brand Solemio. Si tratta del kiwi Solarelli studiato ad hoc, anche nel packaging, per questi mercati.

                       

                      Un altro bacino molto interessante, che registra potenziali di sviluppo importanti, è quello del Medioriente, a cui Apofruit destina anche per via aerea tutta la gamma dei prodotti in export, compresa la frutta estiva. “L’export negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita mantiene valori nettamente superiori rispetto alle quotazioni medie del prodotto che esportiamo nei Paesi europei. – sottolinea Bastoni – Stiamo parlando di un mercato dal grande potenziale, con un consumatore che ricerca e apprezza la qualità del made in Italy, e su cui dobbiamo investire con un prodotto che abbia caratteristiche superiori e distintività”.

                       

                      Anche nei Paesi del Nord Africa Apofruit ha visto uno sviluppo interessante dell’export, parlando di mele. C’è tuttavia la questione del mercato egiziano. “Abbiamo avuto un calo importante delle esportazioni in Egitto, – spiega il direttore di Apofruit – compensato tuttavia dai volumi importanti sviluppati in Medioriente e nei Paesi dell’America Latina”. Da Panama al Brasile, il gruppo si è approcciato per la prima volta a questi mercati principalmente con l’export di mele, dalle varietà rosse, alle bicolori, alla Granny Smith. “Abbiamo riscontrato molto interesse per le nostre produzioni e riteniamo che nei prossimi anni ci possano essere positive prospettive di sviluppo”, commenta. Un altro mercato emergente e particolarmente interessante per Apofruit è quello indiano.

                       

                      Con il brand Solemio Apofruit esporta anche uva

                      La parola d’ordine per sostenere il primato del prodotto italiano all’estero è la qualità. “Rispetto ad altri Paesi abbiamo costi di produzione più alti, per cui per essere competitivi dobbiamo puntare tutto su un prodotto premium, – sottolinea Bastoni – con caratteristiche organolettiche e di gusto che rispondono alla richiesta del mercato. A sei anni dall’avvio del progetto Solemio, vediamo i risultati di questa scommessa vincente. I mercati ora riconoscono al nostro kiwi un valore superiore, rispetto a quello dei fornitori tradizionali”.

                       

                      Proprio per questo, oggi più che mai sarebbe necessario superare quelle problematiche legate ai requisiti fitosanitari che il prodotto italiano deve avere per penetrare nel mercato asiatico. “In Cina esportiamo kiwi, ma sarebbe molto interessante poterci aprire ad altri prodotti. Due anni fa in fiera a Shangai abbiamo portato in via del tutto eccezionale le nostre pere Abate, ottenendo un ottimo riscontro. Anche le mele sarebbero un prodotto strategico, se riuscissimo ad abbattere le barriere fitosanitarie. Tornando invece di kiwi, l’apertura al mercato giapponese sarebbe una grande opportunità in termini di volumi e di vendita”, rivela.

                       

                      Infine il direttore generale di Apofruit Italia, parlando di export, sottolinea le buone performance registrate anche dal comparto biologico. “Registriamo crescite importanti con il nostro brand Almaverde Bio, che ha sempre maggiore riconoscibilità sui mercati esteri: in Europa, ma sempre di più anche in oltremare. Israele e gli Stati Uniti sono i mercati lontani di riferimento. Quelli europei crescono a doppia cifra: in Germania, Francia, Inghilterra e in Nord Europa si registrano performance interessanti, ma anche nei Paesi dell’Est. Specie nelle capitali, si stanno delineando fasce di consumatori sempre più interessate ad acquistare il prodotto bio”.

                       

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