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                      Bibaum, la rivoluzione nelle mele per un raccolto più semplice e sicuro

                      La necessità di rendere più semplici i raccolti di mele riducendo l’input chimico e aumentando la meccanizzazione, la qualità e la quantità della produzione trova un valido alleato nel sistema Bibaum brevettato da Vivai Mazzoni. Quest’anno a Interpoma si è potuto fare il punto sull’efficacia di questo metodo grazie ad un convegno dedicato in cui rappresentanti di diverse zone di produzione in Europa hanno portato la loro esperienza

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      Un esempio di piante Bibaum (Vivai Mazzoni).

                      Un esempio di piante Bibaum (Vivai Mazzoni)

                       

                      Sappiamo quanto al giorno d’oggi il mondo della frutticoltura sia alla ricerca di modalità di gestione che rendano meccanizzabili e quindi più semplici ed economiche le operazioni colturali, mantenendo invariata la qualità delle produzioni o addirittura aumentandola. Allo stesso tempo viviamo in un contesto dove la necessità di ridurre l’input chimico tramite nuove tecniche di difesa viene avvertita in modo crescente.

                       

                      Per questa ragione, c’è chi nel mondo della produzione delle mele ha pensato di venire incontro a queste esigenze elaborando un sistema innovativo di pianta a doppio asse prodotta in vivaio, che consente di realizzare impianti di frutteto di semplice gestione, adatti alla meccanizzazione delle fasi più costose del processo. Si tratta di Vivai Mazzoni, che con il loro brevetto Bibaum mettono a disposizione dei produttori uno strumento fondamentale alla formazione di una parete fruttifera in cui la sostenibilità possa essere migliorata riducendo l’utilizzo di sostanze chimiche e di manodopera.

                       

                      Per fare il punto sull’efficacia di questo metodo, Vivai Mazzoni ha promosso lo scorso 25 novembre il simposio “Bibaum, un sistema di allevamento innovativo con lo sguardo rivolto al futuro” nell’ambito di Interpoma 2016, presentando a oltre 200 tecnici e produttori provenienti da tutto il mondo i risultati della ricerca e le testimonianze dei frutticoltori sul tema. In particolare, si è voluto confrontare questo sistema innovativo con lo standard tradizionale (spindel) analizzando i risultati sperimentali di alcuni tra i più importanti centri di ricerca europei.

                       

                      Un momento del convegno tenutosi a Interpoma 2016.

                      Un momento del convegno tenutosi a Interpoma 2016

                       

                      “Le piante Bibaum di varietà Gala presentano nel tempo un calibro superiore e rese più elevate rispetto al metodo tradizionale, soprattutto con l’utilizzo di potatura manuale” spiega Gerhard Baab, esperto del centro tedesco DLRR tra i relatori presenti, che osserva: “Questo è probabilmente dovuto alla migliore intercettazione luminosa che il sistema Bibaum permette”. Pur non nascondendo gli aspetti negativi, come il costo iniziale per gli alberi e per l’intelaiatura, Baab osserva: “La gestione del lavoro è facilitata per quanto riguarda potatura, diradamento e raccolto grazie alle pareti fruttifere più strette, alla produzione vicina al tronco e all’aumento costante della produttività e della qualità”.

                       

                      Una linea che viene sostanzialmente confermata anche dagli altri ospiti, come il belga Jozef Vercammen di Pc Fruit – che dimostra tramite alcuni studi la superiorità, fino al 20%, delle rese delle piante Bibaum rispetto a quelle tradizionali – e Ignasi Iglesias, direttore dell’istituto IRTA di Lerida, che osserva: “in Catalogna, dove gestiamo diverse stazioni sperimentali, il costo del lavoro incide quasi del 60 per cento sui prezzi di produzione. È un problema che possiamo risolvere riducendo le spese di produzione e puntando sulla meccanizzazione, come da tempo si fa già in Italia”.

                       

                      Anche John Clark del centro di consulenza Top Fruit Advisor conferma il miglioramento dei volumi di produzione e un minore numero di ore di lavoro manuale grazie al sistema Bibaum alla luce dei dati rilevati di alcune aziende agricole inglesi che da anni lo utilizzano assieme a quello tradizionale.

                       

                      La giornata di studi si è conclusa con le testimonianze in fatto di potatura corta su melati Bibaum dei frutticoltori bolzanini Johann Trettl e Peter Mathà e le considerazioni di Alberto Dorigoni dell’istituto Mach di San Michele all’Adige, che ha anche coordinato l’evento. “Sarà la plasticità – ricorda Dorigoni – uno dei vantaggi-chiave delle piante Bibaum, grazie alle quali sarà possibile ottenere gli impianti del futuro”.

                       

                       

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