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                      Coop, Dico e lo spremiagrumi

                      dico coop

                      Di Eugenio Felice (da Fm, aprile 2013)

                      Immagine-62Che le cose non andassero troppo bene alla Dico, la catena discount della Coop, era cosa risaputa tra gli addetti ai lavori. Il fatturato nel 2011 era stato di circa 560 milioni di euro, una ventina in meno dell’anno precedente. E parliamo del canale discount, che in Italia negli ultimi anni è cresciuto più di ogni altro. La vendita dei 342 punti vendita al gruppo laziale Tuo (aderente a Despar), completata a fine marzo, non deve quindi sorprendere più di tanto. La scelta di Coop è motivata dall’esigenza di focalizzarsi sul core business dei supermercati e dei negozi di vicinato.

                       

                      L’operazione infatti comporta anche l’acquisizione da parte di Coop di 54 supermercati a insegna Despar e Ingrande presenti nel Lazio. Allo stesso tempo il gruppo Tuo consolida il suo orientamento sul canale discount, andando ad aggiungere la rete Dico agli 89 discount a insegna Tuodi di cui è già in possesso. Un’operazione fatta quasi in famiglia, considerando che entrambe le realtà aderiscono a Centrale Italiana, che è la maggiore centrale di acquisto in Italia. Tutti contenti quindi? Non proprio. I fornitori della Dico, chiamati a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, dove ha sede Coop Italia, sono stati “informati” che sì, avranno buone possibilità di proseguire i rapporti di fornitura, ma no, i pagamenti delle fatture già emesse, ma non ancora saldate, non potranno essere fatti prima del prossimo anno.

                      dico coop

                       

                      “Una vergogna, sono schifato!”, dichiara un fornitore di ortofrutta che preferisce tenere l’anonimato. “Non abbiamo accettato le loro condizioni e abbiamo passato la pratica al nostro legale. Già acquistavano a prezzi da fame, e ora anche questa. E poi diciamola tutta, questa storia dei pagamenti è uno scandalo. I supermercati incassano subito, perché parliamo di prodotti altamente deperibili, e ci pagano a 60 giorni. Come si fa ad andare avanti così? Ormai ci hanno spremuto come limoni. Una vergogna”. E una caduta di stile, aggiungiamo noi, per Coop Italia.