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                      Fornari, Canova: “Biologico al giro di boa”. Successo delle Isole Almavede Bio

                      Il direttore di Canova, società del gruppo Apofruit licenziataria del marchio Almaverde Bio, racconta le nuove sfide del comparto, in un contesto generale in cui i consumi bio sono in forte crescita e il settore si conferma fra i più frizzanti dell’agro alimentare italiano. Il fatturato di Canova nei primi cinque mesi del 2016 registra già una crescita del 23% rispetto al 2015: una vera e propria escalation, sia in Gdo che nei canali specializzati. E il format innovativo delle Isole Almaverde Bio – 100 referenze dalla prima alla quarta gamma in un’area espositiva dedicata, nei reparti ortofrutta – sperimentato in alcuni punti vendita Conad dell’Emilia Romagna e in Coop a Bologna, è destinato a crescere: entro fine anno si prevede l’ingresso in altre due catene in Lombardia e Umbria. “A lungo abbiamo sofferto per la permanenza in quella piccola ‘riserva indiana’ a disposizione nella Gdo. Oggi abbiamo l’attenzione dei buyer e l’interesse del consumatore è alto. Siamo a una svolta”

                       

                       

                      di Carlotta Benini

                       

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                      Testate in Conad e in Coop in Emilia Romagna, le Isole Almaverde Bio presto arriveranno in Lombardia e Umbria in altre due insegne

                      “Il consumatore bio? È più attento, coltiva i suoi interessi, probabilmente ama viaggiare e scoprire culture diverse, anche a tavola. E vuole essere informato, in maniera chiara e trasparente, specie se si tratta di prodotti nuovi”. E finalmente, con i nuovi format espositivi alla conquista della grande distribuzione, questi prodotti non solo possono essere spiegati, ma anche valorizzati al meglio, con un’offerta completa capace di cogliere tutte le potenzialità del mercato.

                       

                      È in atto una rivoluzione, culturale e dei consumi, per il direttore di Canova Ernesto Fornari. La società specializzata del gruppo Apofruit, che commercializza i prodotti a marchio Almaverde Bio, ha chiuso un bilancio da record nel 2015, e nei primi mesi del 2016 registra già performance a dir poco “entusiasmanti”. “Il fatturato di Canova è cresciuto dell’8,2% e ammonta a 63 milioni e 500 mila euro, contro i 59 milioni del 2014 – dichiara Fornari, alla guida della società fin dalla sua nascita – Stiamo parlando del solo dato riferito al prodotto fresco (il canale industria bio lo fa Apofruit), commercializzato per il 70% nel mercato interno e per il restante 30% in quello estero. E se guardiamo al 2016, si assiste ad una vera e propria escalation del bio: da gennaio a maggio abbiamo già registrato una crescita del 23%, con più 6 milioni di euro sul 2015. Sul mercato estero ma in particolar modo su quello interno le performance sono molto interessanti, sia nella Gdo che nei canali specializzati”.

                       

                      Apofruit gen.2008 060

                      Nelle Isole di Almaverde sono in assortimento fino a 100 referenze, dalla prima alla quarta gamma

                      Le nuove referenze della linea Almaverde Bio guardano ai nuovi trend di consumo: frutta e ortaggi in formato snack sono la tendenza del momento, da consumare velocemente in un momento di pausa sul lavoro, o durante l’aperitivo. Ecco allora le baby carote Almaverde Bio, una referenza particolarmente apprezzata dalle mamme, perché adatta alla merenda dei più piccoli. O ancora il mini cetriolo, per il secondo anno sul mercato: si mangia con la buccia, per uno snack veloce, sano e rinfrescante. La novità delle ultime settimane, parlando di prodotto estivo, sono le pesche platicarpe, come avevamo già annunciato in un articolo (leggi qui), inserite nella linea Gli Speciali di Almaverde Bio. Altra novità dell’estate è l’anguria a fette, inoltre da fine maggio fino a luglio ci sono i cestini di mirtilli bio, una nuova referenza di nicchia inserita nel 2015 e che ad oggi ha riscosso grandi consensi. Anche la lattuga Little Gem è una nuova referenza del comparto orticolo: si tratta di un cuore di Romana dalle foglie sia verdi che rosse, ideale da consumare in pinzimonio, tagliata in quattro pezzi, oppure con forchetta e coltello, tagliata a meta nella sua lunghezza e servita sul piatto. Il prodotto di punta? L’uva senza semi bio, commercializzata fino a novembre: “È destinata a rivoluzionare il mercato italiano”.

                       

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                      Ernesto Fornari

                      Ma la vera novità di quest’anno sta nella spinta delle vendite in Gdo, dove il biologico è stato finalmente sdoganato: non più prodotto di nicchia, venduto confezionato e “segregato” in un piccolo spazio dedicato, nei reparti ortofrutta, ma protagonista a tutto tondo nelle Isole Almaverde Bio. Il nuovo e innovativo format espositivo pensato per la Gdo, lanciato a fine 2015 (leggi qui), prevede la vendita di ortofrutta biologica sfusa e confezionata, con l’assistenza di personale specializzato, a disposizione del consumatore per raccontare le caratteristiche di ogni prodotto e illustrare promozioni e novità. L’assortimento è ricco, si contano fino a 100 referenze dalla prima alla quarta gamma, dai prodotti esotici al chilometro zero, dai superfood ai frutti dimenticati, dalla frutta secca ai legumi e cereali secchi.

                       

                      Il concept delle isole Almaverde Bio si sta rilevando funzionale e attrattivo per la realizzazione, nelle grandi superfici, di veri e propri reparti alimentari specializzati nel biologico. Ad oggi è stato sperimentato in alcuni punti vendita Conad dell’Emilia Romagna, l’inaugurazione più recente riguarda il Superstore la Filanda di Faenza. Inoltre un’esperienza è stata avviata anche in Coop, a Bologna. “E presto entreremo in altre due catene distributive in Lombardia e in Umbria”, rivela il direttore di Canova.

                       

                      “Siamo pronti – aggiunge Fornari – abbiamo un assortimento di 80-100 prodotti, una profondità di gamma che ci permette di avere una continuità sui 12 mesi; ci accolliamo gli sfridi. Inoltre con questo format è consentita anche la vendita del prodotto sfuso, che ci permette finalmente di confrontarci con il consumatore, a pezzo e al chilo, ma senza il problema del sovra imballo”.

                       

                      main_IVgamma_verdureProdotto sfuso significa infatti meno spreco e maggiore sostenibilità ambientale – un tema caro al consumatore bio, che non ama la plastica – nonché un prezzo di vendita finale inferiore (non ci sono i costi del packaging). “Abbiamo stimato un risparmio del 30% per il consumatore che acquista il prodotto biologico sfuso, anziché confezionato”, precisa.

                       

                      “A lungo abbiamo sofferto per la permanenza in quella piccola ‘riserva indiana’ a disposizione nella Gdo – conclude il direttore di Canova – Oggi siamo al giro di boa. La rivoluzione è in atto: abbiamo l’attenzione dei buyer, l’attenzione dei media e l’interesse del consumatore è alto. Il format delle Isole è destinato a crescere ed espandersi a macchia d’olio. A questo concept innovativo dedicheremo uno spazio ad hoc alla prossima edizione di Macfrut”.

                       

                       

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