“Primo punto – sottolinea Guala – è riconoscere a Macfrut ciò che è di Macfrut: il merito di avere dato all’Italia e di aver tenuto viva per lunghi anni, grazie alla competenza e al lavoro eccellente del suo presidente Domenico Scarpellini, l’unica fiera italiana di settore, un patrimonio prezioso, da valorizzare. Secondo punto: partire dalle esigenze degli operatori, italiani e internazionali, coinvolti nella filiera dell’ortofrutta, per trovare una motivazione forte a dare nuove risposte. Va preso atto che la vetrina internazionale del made in Italy è diventata negli anni Berlino. Occorre analizzare come e perché, con quale valore aggiunto, con quale riduzione dei costi per le nostre aziende, tale vetrina potrebbe spostarsi in una sede italiana”.
“In altre parole – precisa Guala – ci sono due elementi principali da tenere in considerazione: le esigenze dell’offerta della produzione italiana di eccellenza da presentare al mondo, da una parte, e la capacità di attirare in Italia, nei giorni della rassegna fieristica, la filiera mondiale dell’ortofrutta. Se non si trova una sintesi nazionale attorno a questi due elementi, è meglio lasciare le cose come stanno”.
Tra gli interventi degli ultimi giorni, che hanno acceso il dibattito sul tema a livello nazionale, dentro e fuori la categoria dei grossisti, il presidente Guala ha apprezzato l’invito di Giacomo Suglia, presidente APEO (Associazione pugliese esportatori ortofrutta) e vicepresidente Fruitimprese: “Auspico di incontrarci attorno a un tavolo, con l’obiettivo di tutte le imprese: ricavare il miglior risultato con il minimo costo”.