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                      Il consumatore di domani? Più old, nerd e vegetariano. Online Italiani.Coop: il video

                      È online dall’8 luglio ‘Italiani.Coop’, il nuovo sito web messo a punto da Coop che si pone come uno strumento di ricerca e analisi sul consumatore del futuro. È stata presentata a Milano giovedì 7 luglio dal direttore di Ancc Coop Albino Russo, che ha illustrato anche i dati del report ‘Un secolo di italiani’, realizzato per l’occasione. Dal progetto emerge che i nostri padri erano i più europeisti d’Europa, italiani per le grandi occasioni, ma fondamentalmente local. Alla fine degli anni ’90, poi, le cose sono cambiate. Gli italiani del futuro “saranno un po’ più vecchi, ma più attenti a tecnologie e cibo. In pratica, saranno più vegetariani”. Già nel 2016 il consumo di carne, in controtendenza rispetto al decennio 2005-2015, inizia a calare. Buone prospettive, dunque, per il settore ortofrutticolo?

                       

                      Dalla Redazione

                       

                       

                      L’aspirazione degli italiani del domani non sarà più diventare ricchi, ma avere figli. Preferiranno la salute alla fama e sceglieranno di diventare ‘nerd’ piuttosto che finanzieri. E soprattutto, presteranno un’attenzione particolare alla dieta, preferibilmente vegetariana e vegana, privilegiando freschezza e naturalità nella scelta dei prodotti. È il ritratto degli italiani di oggi contenuto nell’indagine ‘Un secolo di italiani’ realizzata da Coop in occasione del lancio della nuova piattaforma Italiani.Coop, che debutta l’8 luglio sul web.

                       

                      Il desiderio di genitorialità è specchio delle “cicatrici della crisi”, spiega Albino Russo, responsabile dell’ufficio studi Coop. Nel video di Repubblica che vi riportiamo, il suo intervento del 7 luglio alla presentazione ufficiale del progetto. “Gli italiani sono vecchi ma pragmatici e con voglia di cambiare: abbiamo il più basso numero di nascite dall’Unità d’Italia”. Nel 2065, tra l’altro, secondo le previsioni dell’Istat saremo 53 milioni, come nel 1968, e solo il 14% della popolazione sarà under 18. Il Paese torna ai suoi valori storici: nella scala valoriale delle aspettative del futuro mette al primo posto la salute.

                       

                      Fare soldi, invece, perde 8 punti nella scala valoriale (dal 25% di media europea al 17% italiano), studiare ne perde 4 e essere famosi 1. Avere figli ne guadagna 5 (dall’11% di media europea al 16% dato italiano). Le aspirazioni per la professione del domani guardano alla tecnologia, meno alla finanza. La maggioranza degli italiani vorrebbe occuparsi di Information Technology; al secondo posto di educazione e formazione; al terzo di ospitalità e turismo. “Il Paese si proietta nel futuro spogliandosi delle sovrastrutture e ha un atteggiamento nei confronti dei consumi molto più sobrio, crede meno nell’apparire e molto di più nell’essere”, dice ancora Russo.

                       

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                      Il nuovo portale Italiani.coop è online a partire dall’8 luglio. Studia il consumatore di ieri, per scoprire quello di domani

                      Dal punto di vista dei consumi alimentari è in atto un’altra trasformazione. Se, guardando ai dati forniti dall’Ufficio studi Coop, nel decennio 1991-2000 gli italiani consumavano 87,1 chili pro capite di carne – picco più alto da sempre – nel 2016 questo valore è sceso a 80,7 chili e sta lentamente regredendo. Non è un caso che le previsioni dicano che mangeranno più carboidrati, formaggi, frutta e verdura e meno carne, meno pesce, meno dolci. Il 49% degli italiani in futuro si immagina vegetariano o vegano, mentre le preoccupazioni e le maggiori paure sul cibo derivano dalla manipolazione e dall’inquinamento ambientale.

                       

                      Di certo, i figli del boom economico hanno esagerato non solo con i consumi di carne: se negli anni ’30 era ancora sotto nutrito un terzo degli italiani, oggi il 59% della popolazione è sovrappeso e il 21% è considerato obeso dall’Oms. Sarà per questa ragione che adesso gli italiani sono molto sensibili ai contenuti di freschezza e naturalità dei prodotti alimentari (si dichiarano tali il 62% del campione a fronte di una media Ue del 51%) con distacco superiori ai 10 punti percentuali rispetto agli altri europei. Un divario che esplode, con quasi 20 punti di differenza, nella sostenibilità ambientale dell’azienda o del prodotto.

                       

                      Sul versante economico, gli italiani non sembrano preoccupati dai loro debiti: poco più di uno su tre (34%) è spaventato all’idea di doverli pagare (ci sono picchi del 50% in Ungheria o del 16% in Lituania, ma la media UE è 32) e uno su due dichiara di non averli. Ciò nonostante gli italiani sono pessimisti rispetto alle loro finanze nel futuro. Neanche due su dieci pensano di risparmiare abbastanza e 36 su 100 stanno risparmiando, ma non hanno idea se basterà per un domani. Il restante, quasi un italiano su due, non sta affatto risparmiando.

                       

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