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                      Lidl Italia, revocata l’amministrazione giudiziaria di quattro direzioni generali

                      Le quattro direzioni italiane della catena tedesca leader del discount, di cui una in Lombardia, due in Piemonte e una in Sicilia, erano state sottoposte alla misura nell’ambito di un’inchiesta su presunte infiltrazioni del clan mafioso Laudani in alcuni appalti. Il Tribunale ha disposto la revoca anticipata del commissariamento, sottolineando la sensibilità del gruppo verso i temi della legalità e l’impegno speso nel rafforzamento dei controlli interni e nell’adozione di misure di prevenzione dei reati. Soddisfatta l’azienda, che fin da subito si è dichiarata estranea ai fatti e che peraltro non è mai stata indagata, risultando piuttosto parte lesa. “La revoca ante termine del provvedimento è un‘ulteriore conferma della solidità del nostro sistema di compliance” sottolineano dai vertici

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      È arrivata con qualche settimana di anticipo da parte del Tribunale di Milano la revoca del commissariamento delle quattro direzioni generali di Lidl scattato il 15 maggio scorso nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese su presunte infiltrazioni mafiose negli appalti del colosso tedesco del discount. Le quattro direzioni, una in Lombardia, in provincia di Lodi, due in Piemonte e una in Sicilia, cui afferiscono circa 200 punti vendita, erano state sottoposte alla misura in un’inchiesta sul coinvolgimento della famiglia catanese Laudani in appalti gestiti da filiali italiane della multinazionale tedesca e in una società che si occupava di vigilanza anche per il palazzo di giustizia milanese. Lidl peraltro non è mai stata indagata, ma risultava piuttosto parte lesa.

                       

                      L’indagine, come avevamo anticipato in un altro articolo, aveva portato all’arresto di 14 persone accusate di avere dato vita a un’associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per presunti rapporti con esponenti del clan dei Laudani di Catania.

                       

                      Dopo mesi di indagini i giudici, come riporta Repubblica, sottolineano che “la collaborazione efficace e continuativa fornita dalla società e le iniziative assunte in relazione ai presidi di controllo interno, alla selezione dei fornitori e all’allontanamento dei dipendenti ritenuti collusi con i soggetti indagati, danno conto della sensibilità degli organi di vertice Lidl Italia ai temi della legalità”. Ora il Tribunale di Milano spiega che non ritiene di prorogare i sei mesi di amministrazione giudiziaria perché la società, assistita dallo studio legale Dla Piper, “nella sua piena autonomia è in grado di completare il percorso iniziato con l’adozione del modello 231 per prevenire i reati”.

                       

                      Tra gli altri cambiamenti valorizzati dal Tribunale ci sono anche la sostituzione del collegio sindacale, la selezione e il monitoraggio dei fornitori e l’impegno alla conservazione del posto di lavoro per i dipendenti di Securpolice, impiegati in appalti Lidl per la sicurezza.

                       

                      Soddisfazione da parte dell’azienda. “Da subito ci siamo resi disponibili ad una piena collaborazione con le Autorità nello svolgimento delle indagini, che hanno consentito di confermare l’estraneità di Lidl Italia alla vicenda – dichiarano dai vertici di Lidl – La revoca ante termine del provvedimento è un‘ulteriore conferma della solidità del nostro sistema di compliance. Ringraziamo il Tribunale di Milano, che è intervenuto a nostra tutela con estrema razionalità ed efficacia, garantendoci così la possibilità di proseguire le nostre attività senza conseguenze sul servizio al cliente”.

                       

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