Dalla Redazione
Aumenta la fiducia dei consumatori italiani, ma calano le vendite. E la timida ripresa dei consumi che si è registrata nel 2015, si è rivelata più fragile del previsto con l’inizio del nuovo anno. Questi, in sintesi, sono i trend emersi nel corso dell’ultima edizione di Linkontro, l’evento annuale organizzato da Nielsen Italia per fare il punto sulla business community dei consumi, insieme all’industria della marca e alla grande distribuzione.
L’evento, che si è svolto dal 19 al 22 maggio in Sardegna, a Santa Margherita di Pula (CA), si è aperto appunto con la presentazione di uno studio, condotto dalla società di sondaggi e indagini di mercato, sull’indice di fiducia dei consumatori: i dati rivelano che nel primo trimestre del 2016 l’indice si è attestato a 59 punti, due in più rispetto allo stesso periodo del 2015, ma le vendite dei prodotti di largo consumo confezionati sono andate calando dell’1,1% da gennaio ad aprile, rispetto al +0,1% dell’intero 2015. In dettaglio poi, come riporta un articolo del Sole 24 Ore, il largo consumo confezionato arretra dello 0,2%, mentre è il fresco a peso variabile a fare un balzo all’indietro del 3,3%, e il non food del 2,4%.
Come raccordare, dunque, l’aumento della fiducia e il calo delle vendite? “Se si tiene conto della deflazione, i dati del 2015 e 2016 sono molto vicini – ha sottolineato Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia – Con la deflazione infatti le famiglie guadagnano potere d’acquisto, ma questo non basta per indurli a riempire di più il carrello. Preferiscono risparmiare”.
Tesi avvalorata, sul fronte retail, anche dal presidente di Coop Italia Marco Pedroni, secondo cui, oggi, ci troviamo di fronte a un cambiamento strutturale del consumatore. “Ha imparato – sostiene Pedroni – a soddisfare i propri bisogni con meno. Questo è un dato acquisito e bisogna ragionare su questa nuova realtà”.
L’analisi dei consumi delle famiglie condotta da Nielsen fa emergere forti differenze, sia a livello geografico, che sociale. Il segmento famiglie a basso reddito ha tagliato le spese del 9,1%, mentre gli strati a reddito medio e alto le hanno incrementate rispettivamente del 2,2 e del 3,5 per cento. Al Sud la variazione è stata del –1,9%, al Centro Nord invece del +0,7%.
“In questo contesto – ha continuato Fantasia – è fondamentale tenere conto del cambiamento delle abitudini d’acquisto dei giovani, perché è da loro che si possono desumere le linee di sviluppo future. Bisogna soddisfare le esigenze dei consumatori, soprattutto degli under 44 (ovvero la fascia che si rivela con il maggiore potere di acquisto, ndr). Con un approccio al cliente integrato, che superi la divisione tra fisico e virtuale, ancora spesso considerati due canali a sé stanti”.
Guardando ai fatturati della Gdo, se il 2015 si è chiuso con uno spunto lievemente positivo (+0,1%) sull’anno precedente, nel periodo gennaio–aprile 2016 il dato è negativo (-1,1%). Questa flessione, secondo Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, va presa nella debita considerazione dalle autorità, chiamate a ridurre la pressione fiscale, specialmente sulle classi medie e basse e al Sud, per rimettere in moto un meccanismo di “riscoperta della felicità”. Dal canto suo Grégoire Kaufman, direttore commerciale di Carrefour Italia, ha sottolineato che l’innovazione, sulla quale il colosso francese continua a investire, è il miglior modo per infondere uno stato d’animo tale da stimolare gli interessi e dunque gli acquisti.
Marco Pedroni rivela invece quale sarà la strategia di Coop: “Seguiremo di più il trend salutista e punteremo molto di più sui nostri marchi”. Nielsen ha infatti posto l’attenzione sul trend delle marche del distributore di fascia alta. Le vendite a valore dei prodotti premium MDD hanno messo a segno una variazione positiva del 16%, quelle dei green MDD del 10%, mentre i primi prezzi hanno registrato un vistoso calo, del 21 per cento.
Inoltre l’analisi della società rivela che il prodotto vincente, per il consumatore, è appunto quello costituito da alimenti naturali, salutistici e dietetici. I prodotti gluten free registrano infatti performance al +29,3%, quelli ad alta digeribilità/no lattosio +4,9%, cibi e latte di soia +15,7%, gallette +21,9%, prodotti integrali +13,7%). La frutta fresca è salita dell’8,6%, quella secca del 12,3%, cereali/legumi secchi del 9%. Il biologico, in generale, registra un trend positivo del +20,3%. Un altro elemento vincente, per il consumatore, è la possibilità di risparmiare tempo: non a caso i piatti pronti freschi crescono del +31,2%, gli spuntini/tramezzini del +35,2%, le zuppe pronte fresche del + 1,7%.
Dalla ricerca Nielsen si ricava, infine, il ritratto del negozio ideale: innanzitutto il punto vendita deve garantire un’adeguata shopping experience, ossia un’esperienza di valore. La comunicazione è un fattore decisivo: il cliente deve avere, fisicamente e virtualmente, le notizie utili per scegliere nel modo corretto. Inoltre lo store deve essere sempre più connesso e accompagnare il consumatore in tutte le fasi di acquisto.
Copyright: Fruitbook Magazine