Dalla Redazione
È il primo polo distributivo nel settore agroalimentare in Italia, tuttavia “ogni anno perde fatturato, nonostante i numeri parlino di 382.500 tonnellate di merce trattata ogni anno, il 30 per cento destinato all’export, 8 mila addetti e un bacino d’utenza stimato in oltre 3 milioni di persone”. Stiamo parlando dell’Ortomercato di Milano, il mercato ortofrutticolo all’ingrosso di via Lombroso gestito dalla società Sogemi, che – secondo quanto riportato da Repubblica – potrebbe essere presto oggetto di un’opera di restauro “low cost” per riportare la struttura edificata negli anni Sessanta alla sua corretta e sicura funzionalità.
Il progetto di fare dell’Ortomercato “la più importante opera infrastrutturale per Milano dopo Expo” è naufragato nel giro di un paio di anni, fra l’indifferenza del Comune e l’opposizione dei grossisti. Si parlava di un disegno ambizioso, da oltre 400 milioni di euro, che avrebbe trasformato la struttura in un vero e proprio “Parco scientifico tecnologico agroalimentare”, con rinnovati spazi per produttori e grossisti e un’area circostante dedicata a ricerca, formazione, sperimentazione, start up, street food, strutture ricettive e servizi vari.
Ora Sogemi ha presentato un nuovo progetto più minimale, concentrato a ripristinare la parte di funzionalità industriale dell’Ortomercato. Se andrà in porto – continua Repubblica – in via Lombroso sorgeranno due capannoni, vicini a quelli da smantellare, con 214 punti vendita (divisi tra circa 100 aziende) su 84mila metri quadri di superficie coperta.
Ci saranno tutti gli impianti tecnologici necessari e un’ulteriore piattaforma logistica nell’area verde dove le scorse estati si è svolto il festival Market sound. Con poco meno di 90 milioni di euro verranno realizzate tutte le strutture, tranne gli allestimenti interni (a carico dei grossisti) e un impianto fotovoltaico con le ricariche per i furgoni elettrici che faranno le consegne in città.
Tra i vari progetti per il rilancio della struttura, anche per ricollocare il personale che non sarà più necessario con le nuove tecnologie, si pensa anche a un servizio di consegne a domicilio. Gli sviluppi immobiliari ci sono, ma fuori dal progetto di riqualificazione: l’ipotesi è quella di trovare con un bando un privato che realizzi un albergo negli spazi vuoti.
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