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                      Successo della spesa a km zero, amata soprattutto dai Millennials

                      Sono 43,4 milioni gli italiani che scelgono la spesa a “chilometro zero”, nel segno di una tendenza che premia le tradizioni del territorio. Intanto aumenta il consumo di prodotti a filiera corta anche da parte dei più giovani, che dimostrano oggi più consapevolezza per la qualità e per la salvaguardia del patrimonio enogastronomico. Sarà anche merito dei reality gastronomici, ma la statistica ci dice che non si tratta solo di moda

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      km zero

                       

                      Nonostante il calo ad agosto dello 0,7% nel commercio al dettaglio alimentare, sono 43,4 milioni gli italiani che acquistano prodotti locali, a “chilometro zero”: lo ha affermato, come riporta l’Ansa, il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione della pubblicazione del rapporto Censis su “Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando”.

                       

                      Come spiegato dal presidente Moncalvo, se la stima comprende anche i consumatori occasionali, va osservato che tra questi 43,4 milioni di consumatori, ben 18 milioni sono quelli che si dicono abituali. Un dato che fa riflettere, soprattutto se si prendono in considerazione le numerose implicazioni socio-economiche di questa tendenza, che mira a valorizzare le realtà che creano sviluppo locale e che spesso rappresentano l’identità più tangibile di un territorio.

                       

                      C’è poi un inedito aspetto generazionale che riguarda i cosiddetti “Millennials”, ovvero i nati tra gli anni ’80 e gli anni 2000, e il loro particolare rapporto con il cibo. Potrà sembrare contraddittorio, ma la generazione cresciuta con l’esplosione del junk food è anche la stessa che oggi sembra essere maggiormente consapevole dell’importanza di acquistare prodotti di qualità e di tradizione propri del territorio:  per il palato, certo, ma anche per supportare l’economia locale.

                       

                      Nel contesto mediatico di oggi, popolato da chef stellati e superstar, si potrebbe pensare che si tratti solo di una moda passeggera, ma la statistica sembra dimostrare il contrario. Ricorda infatti Moncalvo: “quasi la metà (48,9%) dei cosiddetti Millennials pensa che il patrimonio enogastronomico incarni l’identità di un territorio e di una comunità, molto più di quello culturale, storico e artistico”. I più giovani dimostrano così di essere particolarmente sensibili, oltre che alla qualità – per la quale sono disposti a sborsare di più – anche agli aspetti etici della filiera corta.

                       

                      Ci sono tutti gli elementi per credere che si tratti di una tendenza in crescita, all’interno della quale è possibile constatare il successo di numerose startup del ramo, o di iniziative come Fondazione Campagna Amica della stessa Coldiretti, che già dal 2008 promuove punti di eccellenza della filiera agricola italiana dal produttore al consumatore.

                       

                      Già nello scorso giugno vi abbiamo raccontato alcuni casi di eccellenza in questo ambito (leggi qui), definito 2.0 per via dello sviluppo delle vendite dei prodotti della terra anche online, nel grande mercato  dell’e-commerce, e sono molte le realtà produttive che oggi riscoprono il rapporto con il territorio per venire incontro alle esigenze di un consumatore sempre più informato e curioso.

                       

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