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                      Viva sospende l’attività. Quando le zuppe corrono, ma non per tutti

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                      Quando l’amore nel fare le cose non basta. Soprattutto se i conti non tornano. Il 6 luglio l’azienda della famiglia Grosso, super specializzata nelle zuppe fresche, convenzionali e biologiche (ha collaborato anche con Canova / Almaverde Bio), ha comunicato ai clienti di non essere più in grado di evadere gli ordini. A distanza di cinque mesi l’attività nello stabilimento all’Interporto SI.T.O. di Viva Srl è ancora ferma e sugli scaffali della grande distribuzione le sue zuppe sono state sostituite da quelle dei competitor. L’indebitamento a fine 2016 ammontava a 24,3 milioni di euro a fronte di ricavi per 9,3 milioni

                       

                      di Eugenio Felice

                       

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                      Sul sito web di Viva Srl nessuna comunicazione sulla sospensione dell’attività (Copyright: Fm)

                      “Buongiorno, risponde Viva Srl, per parlare con l’ufficio amministrazione premere 1, ufficio presa ordini 2, ufficio qualità 3, ufficio estero 4, ufficio logistica 5, altrimenti rimanere in linea, il primo operatore libero risponderà al più presto”. Ancora oggi il centralino di Viva Srl, azienda torinese specializzata nelle zuppe fresche, sia convenzionali che biologiche, risponde alle telefonate come se l’attività stesse proseguendo a ritmo regolare. Lo stesso vale per il sito internet, peraltro uno dei più belli e customer oriented del settore. Sulla stampa? Tutto tace, non troverete nessun articolo in merito, provare Google per credere. In realtà, nello stabilimento di Rivoli (To), degli 80 lavoratori occupati non c’è più traccia da cinque mesi e sugli scaffali della grande distribuzione i prodotti sono stati sostituiti da quelli dei competitor.

                       

                      Riuscire a reperire informazioni dai diretti interessati è praticamente impossibile, almeno per noi: abbiamo telefonato e scritto e.mail più volte, utilizzato Linkedin per contattare persone che lì hanno lavorato, ma niente, tutto tace. Ci limitiamo quindi ai fatti. L’unica comunicazione ufficiale di Viva Srl di cui ci risulta traccia è un documento inviato il 6 luglio ai clienti in cui si avvisava che “momentaneamente non siamo più in grado di evadere i Vostri ordini”. Nel documento si fa riferimento alla difficile situazione finanziaria, “aggravata negli ultimi due mesi dal mancato incasso di un cliente primario” ed “esasperata dall’immediata revoca dell’affidamento di una nostra importante linea di credito” con Banca Reale, indicata come la causa finale della sospensione dell’attività (“Con una semplice pec ha distrutto Viva Srl”).

                       

                      Nella comunicazione si fa cenno anche al dialogo con un importante gruppo alimentare per garantire la continuità aziendale. Ma evidentemente il dialogo non ha portato a risultati positivi, in particolare per gli 80 lavoratori e le loro famiglie (da bilancio i dipendenti effettivi al 31-12-2016 sono 64). Ci risulta peraltro che ci fosse un ritardo nel pagamento degli stipendi che arrivava a nove mesi. Che il quadro finanziario non fosse roseo era chiaro già dall’ultimo bilancio approvato: nel 2016 i ricavi sono stati di 9,34 milioni di euro (in calo rispetto ai 10,31 del 2015), la perdita di 8,59 milioni di euro (utile nel 2015 per 66 mila euro), debiti (non assistiti da garanzie reali) a fine 2016 per 24,26 milioni di euro. Il vero macigno sono stati i debiti, pari a tre volte il fatturato. E pensare che nel 2013 Viva aveva investito 10 milioni in un impianto all’avanguardia per produrre zuppe, con tanto di articolo su Il Sole 24 Ore.

                       

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