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                      Arance confezionate già sbucciate? No Grazie. Sui social è tempesta di commenti

                      Whole Food Markets, colosso statunitense della grande distribuzione, fa un test e lancia un prodotto apparentemente ad alto tasso di servizio per i consumatori. Il tweet di una giovane blogger americana scatena la polemica sui social network e in pochi giorni dal web arriva la stroncatura planetaria: è un inutile spreco di packaging in plastica, non è economico e non è sostenibile. Il gruppo è costretto a scusarsi e ritirare il prodotto dagli scaffali. Flash mob virtuale efficace?

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      arance foto

                      Il tweet della giovane blogger americana che ha infiammato il web e la replica di Whole Foods Market

                       

                      Arance già sbucciate in confezioni di plastica monoporzione? Se qualcuno può pensare a un’evoluzione estrema del servizio al consumatore, i più hanno contestato l’inutile e ben poco eco-sostenibile impiego di packaging. E sui social si è scatenata la tempesta di commenti. Ad essere travolto dall’ondata di polemiche è stato il colosso statunitense della grande distribuzione Whole Food Markets, che – pensando appunto di fornire un servizio avanzato  e innovativo – ha messo in commercio arance private di scorza e già pronte al consumo, vendute al prezzo esagerato di 5,99 dollari a pezzo.

                       

                      La rivolta del web nasce da un tweet del 3 marzo di Nathalie Gordon, giovane blogger e influencer che ha postato sul suo profilo una foto degli agrumi discriminati commentando: “Se ci ha già pensato la natura a trovare un modo per rivestire queste arance, non dovremmo sprecare così tanta plastica”. L’hashtag, che diventa subito virale, è #OrangeGate

                       

                      L’idea, apparentemente innovativa, di Whole Foods Market di sperimentare sul mercato un nuovo prodotto di stagione ad alto servizio, viene  stroncata sul nascere.  Sul web e sulla stampa, dagli Usa fino all’Europa, si scatenano subito i commenti più negativi. Anche in Italia sono arrivate le polemiche. Un utente di Facebook, Alessandro Peretti, il 7 marzo scrive: “È in questi dettagli che capisci che siamo giustamente ed inesorabilmente proiettati verso l’estinzione. Togliere la buccia per metterci intorno la plastica. Questo è il capolinea”. Nicholas Caporossi, un altro utente, commenta: “Il prossimo passo sarà lasciare solo le molecole di vitamina C… Tutto molto veloce e semplice”.

                       

                      tweet whole foods market

                      La replica su Twitter di Whole Foods, dopo le scuse

                      Dal canto suo, Whole Foods Market si è vista presto costretta a correre ai ripari: “Tranquilli – rispondono con un tweet del 3 marzo – vi abbiamo ascoltato e lasceremo le arance nel loro naturale involucro: la buccia”. E il prodotto, annunciano in una nota ufficiale, verrà ritirato dagli scaffali. Una risposta diplomatica, che dimostra anche grande attenzione e sensibilità verso le esigenze dei propri consumatori.  Ma non manca una piccola nota di provocazione: il 4 marzo sulla pagina ufficiale Twitter di Whole Foods Market compare la foto di quattro arance chiuse in altrettanti barattoli di vetro: “Is this more a peeling?”, chiedono agli utenti.

                       

                      Ad ogni modo, l’esperimento è fallito, lo hanno ammesso, e il prodotto che tanto ha fatto indignare il popolo degli internauti è stato ritirato dagli scaffali. Questione chiusa? Ovviamente non del tutto: se da un lato c’è chi è soddisfatto (“È assurdo che siano arrivati a pensare e commercializzare una cosa del genere, ma fortunatamente si è rivelato un perfetto caso di come una campagna di sensibilizzazione e boicottaggio sui social media possa ottenere risultati molto concreti”, scrive su Facebook Ivan Losacco), c’è anche il solito bastian contrario. Alcuni utenti, dopo la comunicazione di rettifica di Whole Food, hanno sostenuto che il servizio, al contrario, sarebbe stato utile per i consumatori con disabilità fisiche, ad esempio. “Questa decisione è terribile – twitta seccato un utente negli Stati Uniti – Ci sono un sacco di persone che, per vari motivi, l’artrite in primis, hanno difficoltà a sbucciare le arance”.

                       

                      Insomma, per ora la polemica si è placata, ma il dibattito è ancora accesso. Buccia sì, o buccia no?

                       

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