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                      Il biologico tradito, l’inchiesta di Der Spiegel

                      L’inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel, e riportata dal mensile Internazionale racconta il mondo del biologico come quello di un ideale tradito, vittima del suo stesso successo, sempre più vicino all’agricoltura convenzionale per strutture e condizioni di vita

                       

                      Biologico tradito  Mentre in Germania le vendite di prodotti bio sono cresciute del 7,2%, il numero delle aziende biologiche è cresciuto solo del 2% e i terreni riservati a questo tipo di coltivazione, solo dell’1%. L’agricoltura biologica, spiega il settimanale è minacciata soprattutto dalla scarsità di terre coltivabili. Per una produzione ottenuta prendendosi cura del suolo, effettuando la rotazione delle colture ed evitando di usare i prodotti chimici, ci vuole più terra. Ma ce n’è poca, soprattutto dopo che in Germania si è scatenata la guerra del “bio contro bio”. Da un lato, l’agricoltura biologica, faticosa e costosa, dall’altro, l’affare milionario (grazie alle sovvenzioni statali) della produzione di biogas in mano alle grandi aziende che possono pagare molto di più i terreni. Uno dei motivi della chiusura di molte aziende biologiche tedesche è proprio la guerra dei prezzi agricoli e già un quinto della superficie coltivabile in Germania è in mano alle produttrici di biogas.

                       

                      Ma non basta, quella che in Germania era sembrata la transizione tanto desiderata verso il “biologico per tutti” (dallo slogan del 2001 della ministra per l’agricoltura Renate Kunast) oggi si è trasformata in un’arma a doppio taglio portando il settore ad imboccare la strada della “convenzionalizzazione”. Negli anni, quanto più forte si faceva la domanda, tanto più l’agricoltura si allontanava dalla sua idea originaria, questo perché l’esigenza di un certo volume di produzione si può ottenere solo rinunciando ai valori e agli ideali bio. Il bio dunque, seguendo le normative Ue, si è alla fine trasformato in un modo alternativo per fare soldi, più redditizio di quello convenzionale e mentre i pionieri si attenevano alle severe norme che si erano dati all’inizio, ai coltivatori di nuova generazione sono bastate le prescrizioni minime del marchio bio introdotto dall’Unione europea. In sostanza è sufficiente che il prodotto sia privo di pesticidi o antibiotici. Così il biologico è diventato un mercato di massa con una concorrenza molto dura.

                       

                      E se da un lato i produttori di biologico lamentano troppi controlli e dicono “trascorriamo metà della giornata a sbrigare pratiche”, nel resto Biologicodell’Unione europea si scoprono gravissimi abusi e frodi. A causa della guerra dei prezzi insomma, la Germania importa sempre più alimenti biologici da paesi stranieri dove la produzione costa meno. Ma secondo Martin Hausling, europarlamentare verde, i prodotti biologici a basso costo distorcono il mercato e sono diventati anonimi. “Si guarda solo al prodotto finale e non più all’obiettivo per cui il biologico è nato, cioè un processo di produzione che abbia effetti positivi sulle persone, sugli animali e sull’ambiente”.

                       

                      Al vaglio dell’Unione europea nuove proposte per salvare il biologico, ma la ricetta giusta sembra ancora lontana e la versione definitiva sarà messa al vaglio solo nel 2016 e già la legge proposta sull’ulteriore abbassamento del limite di pesticidi e le contaminazioni da ogm fa infuriare gli agricoltori che spesso si trovano gomito a gomito con campi coltivati convenzionalmente e che quindi possono trovare pesticidi nelle loro produzioni.