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                      Il primo marchio del biologico italiano per fatturato? È Vivi Verde di Coop Italia

                      Il biologico è una delle tendenze del momento, pur restando una nicchia conquista sempre più consumatori, con l’ortofrutta che nella Gdo ha fatto un balzo nell’ultimo anno del 28 per cento raggiungendo un fatturato di 147 milioni di euro. Il marchio più rilevante? Non è Almaverde Bio o Alce Nero, come qualcuno potrebbe pensare, ma Vivi Verde di Coop Italia, che nel 2016 ha fatturato 69 milioni di euro con una market share del 50 per cento. In altre parole la metà dell’ortofrutta venduta in Gdo è a Vivi Verde, un marchio che nei prossimi mesi vedrà un upgrade in termini di assortimento e qualità organolettiche. Cosa cercano gli italiani nel bio? Sicurezza e salubrità

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      L’isola dedicata al biologico alla Coop San Rufillo di Bologna (copyright: Fm)

                      Le private label del biologico battono la marca dell’industria, in particolare Almaverde Bio e Alce Nero. Almeno nell’ortofrutta fresca. Se infatti alcune catene si sono affacciate in tempi relativamente recenti a questa nicchia, come Conad che lo scorso anno ha presentato la linea Verso Natura, ce ne sono altre, come Coop Italia ed Esselunga, che fin dalla seconda metà degli anni ’90 hanno creato il loro marchio sostenibile. E proprio Vivi Verde di Coop Italia vale oggi circa la metà del fatturato sviluppato dall’ortofrutta fresca in Gdo: 69 milioni di euro nel 2016 su un totale di circa 135.

                       

                      Le pesche nettarine Vivi Verde sono già sui banchi Coop (copyright: Fm)

                      Il bio conquista del resto sempre più consumatori e l’ortofrutta fresca biologica conferma il ruolo determinante nelle vendite di prodotti biologici in Gdo (pesa per l’11 per cento). Un successo crescente che emerge dalla ricerca Nomisma presentata a Macfrut 2017 durante il workshop del CCPB, ente di certificazione e controllo di prodotti biologici. In Italia le vendite di ortofrutta bio a peso imposto (mese terminante marzo 2017) hanno infatti raggiunto 147 milioni di euro nella sola distribuzione moderna (dati Nielsen), segnando un balzo in avanti del 28 per cento rispetto all’anno precedente.

                       

                      La mini anguria e le ciliegie biologiche Vivi Verde Coop (copyright: Fm)

                      La domanda di alimenti a marchio biologico in Italia è cresciuta sia in termini di vendite che di famiglie acquirenti (in Italia il 77 per cento ha acquistato almeno un prodotto bio nell’ultimo anno, contro il 74 per cento rilevato da Nomisma lo scorso anno). In questo contesto i prodotti ortofrutticoli freschi si confermano la categoria su cui ricade il maggiore interesse da parte dei consumatori. I risultati della Survey Nomisma-Macfrut Bio mostrano che il 60 per cento delle famiglie italiane ha acquistato frutta e verdura a marchio biologico in almeno una occasione nel 2016.

                       

                      L’asparago Verde bio dell’Emilia Romagna a marchio Coop (copyright: Fm)

                      Lo studio Nomisma ha approfondito anche le abitudini e le motivazioni dei consumatori italiani che si rivolgono al bio, dedicando inoltre un focus sui comportamenti del consumatore tedesco di prodotti alimentari bio e di ortofrutta in particolare. In generale emerge che la domanda di alimenti a marchio biologico è cresciuta in entrambi i Paesi sia in termini di vendite che di famiglie acquirenti, anche se in Germania il biologico nel suo complesso ha dimensioni più rilevanti con 9,5 miliardi di vendite bio (tutti i canali e tutte le categorie di prodotto) nel 2016.

                       

                      Anche la zucca si trova ancora sui banchi Coop: è bio, di Canova (copyright: Fm)

                      Ma chi è l’acquirente italiano tipo del prodotto bio e da che cosa è spinto a questa scelta? Tra i fattori che aumentano l’interesse verso il bio vi sono reddito e istruzione: la maggior capacità di spesa e titolo di studio più elevato del responsabile acquisti della famiglia si associano a tassi di penetrazione più elevati. Anche la classe di età è una chiave di lettura, con una quota sempre maggiore tra 30 e 44 anni. Sicurezza e salubrità sono i primi motivi alla base della scelta bio, ma anche il valore della sostenibilità e la preservazione dell’ambiente sono valide spinte motivazionali.

                       

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