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                      Kilometro Verde, la nuova sfida di Battagliola: “Teen leaf da vertical farming rivoluzionarie”

                      Non insalate né baby leaf, ma un nuovo prodotto destinato a rivoluzionare il mercato degli ortaggi a foglia pronti al consumo, firmato Kilometro Verde. Stiamo parlando della nuova scommessa di Giuseppe Battagliola, pioniere della quarta gamma, che nella sua Manerbio ha investito nella realizzazione di una nuova vertical farm dove a partire da metà 2023 saranno prodotte “teen leaf” pronte al consumo “più buone, più croccanti, più saporite e con una shelf life più lunga”, che mirano a conquistare il mercato con un nuovo concept, innovativo e sostenibile. Si partirà con una catena della Gdo

                      di Carlotta Benini

                      Kilometro Verde Giuseppe Battagliola

                      Kilometro Verde, ovvero qualità, salubrità, etica e ambiente. È una scommessa all’insegna dell’innovazione green quella che vede protagonista Giuseppe Battagliola (in foto), imprenditore bresciano vero e proprio pioniere della quarta gamma: è stato lui infatti, insieme al fratello Domenico, a dare vita nel 1991 a La Linea Verde, l’azienda di Manerbio oggi ai vertici del mercato nazionale e internazionale delle insalate pronte al consumo e dei piatti pronti freschi. La naturale propensione verso l’innovazione e la consapevolezza dell’importanza strategica della diversificazione nel 2021 hanno portato Giuseppe Battagliola a decidere di investire in una nuova avventura, Kilometro Verde Vertical Farms, startup specializzata nella coltivazione idroponica verticale e indoor di una “nuova tipologia di prodotto”, che fino ad oggi non esisteva sul mercato.

                      Teen leaf rivoluzionarie

                      Non insalate, né baby leaf, ma “teen leaf” – ci spiegano dall’ufficio stampa – ovvero un nuovo concept nel mondo degli ortaggi a foglia, caratterizzato da insalate (per usare il termine generico) di calibro medio, con foglia più spessa, asciutta e consistente e dalla croccantezza unica. “La scelta varietale – spiega l’azienda – è stata sviluppata con una grande casa sementiera, partner strategico, con l’obiettivo di ottenere piante più adatte al nostro contesto, distintive e performanti”. Resta ancora il riserbo sulle referenze, ma la promessa è che saranno differenti da tutto quello che fino ad oggi si è visto sul mercato.

                      Prodotti più buoni dunque, più saporiti, di qualità costante e duratura nel tempo: la shelf life delle colture da vertical farming, che crescono in ambiente protetto e controllato, è infatti superiore e freschezza e qualità restano intatte dal momento della raccolta fino al consumo, permettendo ai consumatori di portare in tavola un prodotto salubre e sostenibile, coltivato senza uso di prodotti chimici di sintesi e riducendo al minimo il consumo di suolo e di acqua. Disponibili 365 giorni all’anno, le nuove teen leaf di Kilometro Verde non hanno stagione e sono anche una risposta alle esigenze dettate dal cambiamento climatico.

                      “Coltura idroponica e vertical farm possiedono una serie di elementi valoriali e di ecosostenibilità unici, per questo si sposano perfettamente con la visione e i valori che ho coltivato durante tutta  la mia vita – dichiara Giuseppe Battagliola -. Con questo progetto vogliamo posizionarci all’interno di una nuova categoria di prodotto. Pur non essendo il vertical farming una novità assoluta, c’è chi si è approcciato a questo nuovo tipo di agricoltura dando principalmente priorità all’aspetto innovativo intrinseco, piuttosto che all’essere customer oriented, come Kilometro Verde”. Forte del know how maturato in anni e anni di esperienza ai vertici del settore da parte del suo fondatore, la nuova vertical farm di Manerbio infatti ha dato il via all’attività di ricerca – due anni e mezzo fa – sapendo subito quale tipologia di foglie e di insalate produrre, senza bisogno di “aggiustare il tiro” strada facendo, come può succedere al altre startup del settore.

                      Sostenibilità a 360 gradi

                      Un altro vantaggio del vertical farming è la possibilità di ripristinare aree urbane riqualificando terreni e aree dismesse: la nuova struttura di Kilometro Verde sorgerà infatti a Manerbio (Bs) sulle spoglie di un capannone ad uso industriale dismesso. Il progetto è all’insegna dell’innovazione green anche per quanto riguarda il fabbisogno energetico: Kilometro Verde ha in essere un accordo con un primario produttore/distributore di energia per la creazione di un campo solare di 10 Megawatt. La riduzione della carbon footprint è perseguita anche attraverso la mitigazione ambientale, il riciclo inteso nel suo concetto più ampio, per creare un’azienda basata sull’economia circolare. 

                      Non ultimo per importanza, del progetto Kilometro Verde va sottolineato anche l’aspetto dell’ottimizzazione dei costi di gestione, che hanno coinvolto diverse specializzazioni, dall’agronomia all’engineering, alle tecnologie alimentari e al risparmio energetico in relazione anche ai sistemi di illuminazione. La startup sarà un esempio virtuoso in piena filosofia “km zero”: tutto avviene all’interno, dalla semina fino all’imbustamento.

                      Sul mercato dal 2023

                      Venendo al dunque, quando potremo trovare sugli scaffali le nuove teen leaf Kilometro Verde? “Sul tavolo abbiamo un piano definito ma ancora non possiamo sbilanciarci sui tempi – rivela l’ufficio stampa dell’azienda -. Si partirà con una catena distributiva e si prevede che l’impianto di Manerbio sia produttivo a metà dell’anno prossimo”. Per quanto riguarda il posizionamento, Kilometro Verde intende garantire “un rapporto qualità-prezzo consono”, con un prodotto distintivo che punta a conquistare non un piccolo segmento di mercato, ma una fetta ben più ampia.

                      “L’attitudine a sperimentare è tipica di ogni imprenditore – conclude Giuseppe Battagliola -, la tendenza è quella di alzare l’asticella, ciò che mi caratterizza è dare valore al risultato, senza dimenticare mai di valorizzare l’unicità del percorso che mi ha portato a ottenerlo”.

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