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                      Superdì e Iperdì in crisi: cessioni e trattative in corso. E possibili chiusure

                      Dopo le vicende di Duco-Tuodì, un’altra crisi nera colpisce la grande distribuzione italiana. Questa volta ad andare all’asta è una catena del nord Italia, quella dei supermercati Superdì e Iperdì, storica insegna nata a Monza a metà degli anni Novanta, facente capo alla Nuova Distribuzione-GCA General Market della famiglia Franchini. Il 3 ottobre al Mise c’è stato un incontro tra i vertici aziendali e i sindacati. Dodici punti vendita saranno ceduti a un nuovo player del settore, 11 sono ancora in fase di trattativa, mentre per sei punti vendita si paventa la chiusura. Futuro incerto per i circa 800 dipendenti, un terzo dei quali sarebbe in esubero

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      superdì iperdìScaffali vuoti, prezzi da svendita, dipendenti senza stipendio, nessun progetto: è dalla scorsa estate che sul futuro dei punti vendita Superdì e Iperdì regna la totale incertezza, dopo la crisi che ha investito le insegne gestite da Nuova Distribuzione. La società di Monza, controllata dalla famiglia Franchini (tramite GCA General Market srl), ha fondato le insegne SuperDì e IperDì nel 1994 e conta ad oggi una quarantina di punti vendita sparsi fra Piemonte, Liguria e Lombardia. È stata ammessa dal tribunale di Monza al concordato in bianco, dal 13 agosto.

                       

                      Lunedì 3 ottobre la vicenda del gruppo in crisi è approdata al Ministero dello Sviluppo Economico, dopo le pressioni sindacali che si sono fatte largo nelle ultime settimane per tutelare in primis futuro dei circa 800 dipendenti.

                       

                      In base a quanto dichiarato dall’azienda GCA e riportato dai sindacati della Filcams – Cgil di Milano dopo l’incontro al Mise, i punti vendita possono essere suddivisi in tre categorie. Quelli che saranno acquisiti da altri player nei prossimi giorni, quelli per i quali sono ancora in corso le trattative e quelli che invece saranno destinati alla chiusura, come si legge sul Giornale di Treviglio.

                       

                      Dodici punti vendita saranno ceduti a un nuovo player del settore: nello specifico si tratta degli store di Treviglio, Bregnano, Paderno Dugnano, Lodi, Porto Ceresio, Trezzano, Rho, Cesano Maderno, Barlassina, Robbio, Lomazzo e Novi Ligure.

                       

                      I punti vendita di Vittuone, Bollate, Desio, Cogliate, Cornate, Via Molise Milano, Pavia, San Colombano, Cislago, Guzzano, Cameri sono ancora in una fase di trattativa con altre due aziende che a dire della GCA vedrà la sua conclusione positiva entro massimo due settimane. Non ci sono invece trattative in corso per sei punti vendita, quelli di Maffucci, Gessate, Gallarate, Oleggio, Milano via Ornato e Antegnate, che rischiano quindi la chiusura definitiva.  Situazione ancor più grave per le aziende commerciali che orbitano intorno alla galassia GCA.

                       

                      Altro elemento rilevante emerso durante l’incontro al Mise riguarda il futuro dei dipendenti: ci sarebbe infatti un esubero dichiarato di un terzo dei circa 800 lavoratori attualmente in forza.

                       

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