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                      Torna l’epatite A in Italia, colpa dei mirtilli surgelati

                      L’allerta è stata diramata a maggio dal Ministero della Salute, le conferme sono arrivate subito dopo Ferragosto e portate all’attenzione dell’opinione pubblica con articoli su giornali e servizi televisivi: le analisi dei campioni prelevati in negozi e supermercati hanno confermato i sospetti, il virus è stato trovato nei frutti di bosco. Coinvolte dieci aziende che avrebbero importato i frutti da Serbia, Romania e altri Paesi dell’Europa dell’Est. La Procura procede per il reato di commercializzazione di prodotti alimentari pericolosi

                      Articolo di LA REDAZIONE

                      mirtilli epatiteNelle confezioni di frutti di bosco surgelati confezionate da dieci aziende alimentari italiane è stato trovato il virus dell’epatite A. È quanto emerso dalle analisi fatte eseguire dalla procura di Torino su campioni prelevate in negozi e supermercati del torinese in seguito all’allerta diramata a maggio dal Ministero della Salute. Il pm Raffaele Guariniello procede per il reato di commercializzazione di prodotti di alimentari pericolosi. I frutti di bosco congelati provengono da Serbia, Ucraina, Bulgaria, Polonia, Romania e dal Canada e sono stati confezionati in aziende di Padova, Pavia, Ferrara, Parma e Cuneo. La procura sta identificando i responsabili che saranno iscritti sul registro degli indagati.

                      La notizia è stata ripresa da quotidiani e telegiornali nazionali. In alcuni casi in modo del tutto inappropriato. Ci riferiamo a un servizio del Tg5 che ha mostrato delle immagini di mirtilli freschi ripresi al Centro agroalimentare di Verona e prodotti da note aziende trentine e veronesi, del tutto estranee ai fatti. Un bel danno di immagine quindi non solo a quelle aziende ma a tutta l’industria dei frutti di bosco freschi. A distanza di una settimana, peraltro, l’unica azienda del settore a muoversi per cercare di fare chiarezza è stata la piemontese Ortofruit Italia che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione social e web a tutela dei piccoli frutti denominata “Italiani, freschi e senza rischi!”, in cui si precisa che il cluster del virus è concentrato soltanto sul prodotto congelato di provenienza estera, e la sua diffusione è da attribuire soprattutto a un lavaggio con acqua contaminata. Ecco l’immagine della campagna:

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                      Tutto è partito da uno spaventoso più 264 per cento che ha fatto scattare l’allerta massima. L’epatite A, malattia curabile (causa la morte solo nello 0,5 per cento dei casi) è tornata nel nostro Paese e una delle cause risiede nei frutti di bosco congelati. “Sono stati confrontati, mediante genotipizzazione e sequenziamento – spiega il Ministero sul suo sito – i virus individuati negli alimenti e nei pazienti. Complessivamente è emerso che, di 106 casi sequenziati, 49 presentano la stessa sequenza virale di genotipo 1A. Tale sequenza è risultata identica a quella ottenuta da un campione di frutti di bosco positivo al rilevamento del virus dell’epatite A, suggerendo fortemente che tale alimento possa essere la fonte di infezione”. Una delle regioni più colpite è il Piemonte, dove si registrano sessantacinque casi di epatite A. Mentre al Ministero della Salute sono arrivate 382 segnalazioni e nel 35 per cento dei casi i pazienti hanno riferito di avere consumato frutti di bosco congelati. Da qui, i controlli necessari.

                      Attenzione quindi ai frutti di bosco surgelati, utilizzati soprattutto per guarnire torte e dolci, perché esiste la possibilità che possano trasmettere l’Hav, il virus dell’epatite A. Stando a contatto con il ghiaccio, che è acqua congelata, mirtilli, fragole e ribes possono essere un veicolo di diffusione del virus, che non teme le basse temperature. Notoriamente il virus Hav viene trasmesso attraverso frutti di mare e molluschi allevati o cresciuti in acque contaminate, un tipico esempio è rappresentato dalle cozze mangiate crude. I frutti di bosco rappresentano una novità, visto che fino ad ora non si era mai parlato di epatite A trasmessa attraverso questo genere di alimenti. Si è arrivati a fare questa scoperta attraverso le indagini condotte su alcune persone colpite ultimamente dal virus, accomunate dall’avere l’abitudine di mangiare frutti di bosco surgelati. La teoria è poi stata supportata da precedenti studi condotti in altri Paesi europei dove il fenomeno era già stato rilevato da tempo.

                      Aggiornamenti:

                      Guarda la video-intervista al professor Giorgio Saracco, direttore del Reparto di Gastroenterologia dell’Ospedale Universitario San Luigi Gorza di Orbassano (TO), che ben evidenzia il punto di vista medico sulle recenti cronache legate ai frutti di bosco.