L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      È partita il 17 marzo la campagna della prima insegna della GDO italiana per contrastare il fenomeno dell’illegalità nel settore ortofrutta. Sono coinvolti tutti gli 832 fornitori che operano con oltre 70 mila aziende agricole. Sotto la lente le filiere più a rischio, da quella degli agrumi, a quella di fragole, pomodori e altri dieci comparti. E alle 7.200 aziende agricole che forniscono i prodotti a marchio, Coop richiede un ulteriore impegno, con l’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      buoni-e-giusti-big

                      L’impegno di Coop per una filiera agroalimentare pulita è stato presentato a Roma alla presenza del ministro Martina

                      L’impresa “cattiva” che scaccia quella buona? La ricerca del prezzo più basso possibile che fa a pugni con i diritti delle persone? C’è un lato oscuro nel settore agroalimentare italiano, le cui ombre arrivano direttamente sulle tavole dei consumatori. Questo lato oscuro è rappresentato dal fenomeno delle filiere sporche, un’emergenza sociale dai risvolti drammatici che oggi interessa qualcosa come 400 mila lavoratori, stranieri nell’80% dei casi. Per cercare di arginare il fenomeno e garantire la massima eticità e responsabilità sociale all’interno del proprio network, Coop – il primo player nazionale della grande distribuzione, con 1.100 punti vendita e un’importante organizzazione di consumatori che conta oltre 8 milioni di soci – dà il via la campagna “Buoni e Giusti Coop”. La campagna è stata presentata ufficialmente a Roma giovedì 17 marzo, alla presenza del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.

                       

                      Coop ha sempre presidiato il settore agroalimentare con un approccio di “filiera”, ovvero controllando tutti i passaggi dal campo alla tavola dei consumatori, ed è anche stato il primo distributore in Europa ad adottare (dal 1998) lo standard SA8000 per ottenere precise garanzie in tema di responsabilità sociale dai propri fornitori di prodotto a marchio. Oggi la cooperativa rilancia ulteriormente, con una campagna che si muove su tre assi. In primo luogo saranno portati a termine degli importanti interventi concentrati sulle filiere più a rischio, poi sono previste azioni e controlli sul campo e in parallelo iniziative di supporto a carattere sociale.

                       

                      Ma quali sono queste filiere giudicate critiche? Coop ha individuato 13 comparti ortofrutticoli più esposti ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori: quello degli agrumi in primis. In questo settore sono già stati intensificati i controlli, in particolare l’ente di sorveglianza e certificazione Bureau Veritas ha passato in esame il comparto clementine e arance Navel. I primi dati, che hanno coinvolto tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole di questa filiera su tre regioni (Calabria, Sicilia e Puglia), sono comunque incoraggianti: nessuna grave non conformità rilevata, anche se sono state individuate  problematiche relative a norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino. Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità, si proseguirà quindi con i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri cinque ortaggi di largo consumo.

                       

                      L’operazione coinvolgerà non più soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta, per un totale di oltre 70 mila aziende agricole. A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico, che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

                       

                      La Rete del Lavoro Agricolo di Qualità è l’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop” e coinvolge le 7.200 aziende agricole dei prodotti a marchio. A queste è chiesto un ulteriore impegno, con l’adesione a un network di eccellenza a garanzia di lavoro etico e pulito.

                       

                      “Siamo a fianco del Ministero e di tutti quegli enti e organizzazioni che hanno a cuore il contrasto all’illegalità – spiega Marco Pedroni, Presidente Coop Italia – Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori che i produttori abbiano il giusto prezzo”. Ad esempio, spiega Pedroni, si dovrebbe agire sul problema dei costi intermedi e logistici, che pesano quasi il 40% sul prezzo finale, e promuovere una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori, a beneficio di tutta la filiera.

                       

                      La presentazione della campagna è stata anche l’occasione per una presa di posizione in merito al disegno di legge tuttora al Senato volto a contrastare i fenomeni di caporalato lavorando sia sulla deterrenza del fenomeno che sulla prevenzione. “Da parte sua Coop partecipa, con gli altri soggetti della filiera agricola, al Tavolo voluto dai Ministeri competenti e sta svolgendo una parte attiva anche sul versante del disegno di legge, tanto da aver chiesto assieme alle altre insegne della grande distribuzione di essere ascoltata in audizione – sottolinea Stefano Bassi, Presidente di Ancc-Coop (Associazione Cooperative di Consumatori a marchio Coop) – ma il ruolo dei controlli pubblici è comunque un passaggio imprescindibile per il funzionamento di un sistema che voglia seriamente raggiungere obiettivi di prevenzione e repressione di un fenomeno. La grande distribuzione è responsabile di circa la metà delle vendite di ortofrutta in Italia, ne consegue che l’altro 50% sfugge al nostro filtro”.

                       

                       

                      Copyright: Fruitbook Magazine