Dalla Redazione
L’impresa “cattiva” che scaccia quella buona? La ricerca del prezzo più basso possibile che fa a pugni con i diritti delle persone? C’è un lato oscuro nel settore agroalimentare italiano, le cui ombre arrivano direttamente sulle tavole dei consumatori. Questo lato oscuro è rappresentato dal fenomeno delle filiere sporche, un’emergenza sociale dai risvolti drammatici che oggi interessa qualcosa come 400 mila lavoratori, stranieri nell’80% dei casi. Per cercare di arginare il fenomeno e garantire la massima eticità e responsabilità sociale all’interno del proprio network, Coop – il primo player nazionale della grande distribuzione, con 1.100 punti vendita e un’importante organizzazione di consumatori che conta oltre 8 milioni di soci – dà il via la campagna “Buoni e Giusti Coop”. La campagna è stata presentata ufficialmente a Roma giovedì 17 marzo, alla presenza del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
Coop ha sempre presidiato il settore agroalimentare con un approccio di “filiera”, ovvero controllando tutti i passaggi dal campo alla tavola dei consumatori, ed è anche stato il primo distributore in Europa ad adottare (dal 1998) lo standard SA8000 per ottenere precise garanzie in tema di responsabilità sociale dai propri fornitori di prodotto a marchio. Oggi la cooperativa rilancia ulteriormente, con una campagna che si muove su tre assi. In primo luogo saranno portati a termine degli importanti interventi concentrati sulle filiere più a rischio, poi sono previste azioni e controlli sul campo e in parallelo iniziative di supporto a carattere sociale.
Ma quali sono queste filiere giudicate critiche? Coop ha individuato 13 comparti ortofrutticoli più esposti ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori: quello degli agrumi in primis. In questo settore sono già stati intensificati i controlli, in particolare l’ente di sorveglianza e certificazione Bureau Veritas ha passato in esame il comparto clementine e arance Navel. I primi dati, che hanno coinvolto tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole di questa filiera su tre regioni (Calabria, Sicilia e Puglia), sono comunque incoraggianti: nessuna grave non conformità rilevata, anche se sono state individuate problematiche relative a norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino. Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità, si proseguirà quindi con i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri cinque ortaggi di largo consumo.
L’operazione coinvolgerà non più soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta, per un totale di oltre 70 mila aziende agricole. A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico, che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.
La Rete del Lavoro Agricolo di Qualità è l’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop” e coinvolge le 7.200 aziende agricole dei prodotti a marchio. A queste è chiesto un ulteriore impegno, con l’adesione a un network di eccellenza a garanzia di lavoro etico e pulito.
“Siamo a fianco del Ministero e di tutti quegli enti e organizzazioni che hanno a cuore il contrasto all’illegalità – spiega Marco Pedroni, Presidente Coop Italia – Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori che i produttori abbiano il giusto prezzo”. Ad esempio, spiega Pedroni, si dovrebbe agire sul problema dei costi intermedi e logistici, che pesano quasi il 40% sul prezzo finale, e promuovere una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori, a beneficio di tutta la filiera.
La presentazione della campagna è stata anche l’occasione per una presa di posizione in merito al disegno di legge tuttora al Senato volto a contrastare i fenomeni di caporalato lavorando sia sulla deterrenza del fenomeno che sulla prevenzione. “Da parte sua Coop partecipa, con gli altri soggetti della filiera agricola, al Tavolo voluto dai Ministeri competenti e sta svolgendo una parte attiva anche sul versante del disegno di legge, tanto da aver chiesto assieme alle altre insegne della grande distribuzione di essere ascoltata in audizione – sottolinea Stefano Bassi, Presidente di Ancc-Coop (Associazione Cooperative di Consumatori a marchio Coop) – ma il ruolo dei controlli pubblici è comunque un passaggio imprescindibile per il funzionamento di un sistema che voglia seriamente raggiungere obiettivi di prevenzione e repressione di un fenomeno. La grande distribuzione è responsabile di circa la metà delle vendite di ortofrutta in Italia, ne consegue che l’altro 50% sfugge al nostro filtro”.
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