L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Il melone siciliano alza l’asticella della qualità con Don Camillo e Francescon

                      Magestium-q
                      I due maggiori produttori italiani di meloni hanno stretto un accordo con la ditta sementiera Nunhems per avere in esclusiva una nuova varietà di melone precoce. Si chiama Magestium e secondo Bruno Francescon ed Ettore Cagna, presidenti delle due OP, sarà il nuovo punto di riferimento in termini qualitativi per la produzione siciliana, grazie all’elevato grado zuccherino, alla lunga conservabilità, all’aspetto elegante, alla polpa soda e con elevata pigmentazione. Le vendite sono iniziate a fine aprile e si protrarranno fino all’inizio di giugno, per collegarsi con le produzioni del centro e nord Italia

                       

                      di Eugenio Felice (articolo completo su Fm, edizione di aprile 2017)

                       

                      Magestium-Francescon-doncamillo

                      Il melone Magestium della Nunhems, un’esclusiva di OP Francescon e OP Agricola Don Camillo

                      Il più grande problema della produzione ortofrutticola italiana, quello che in molti casi mina la sua competitività, è la scarsa aggregazione e organizzazione. Quando manca quella mancano le economie di scala e diventa più difficile servire non solo i mercati esteri ma anche la distribuzione moderna italiana. Ci sono delle eccezioni, però, in particolare nel comparto delle mele, recentemente nelle pere, in parte nei kiwi. L’aggregazione coincide quasi sempre anche con un innalzamento della qualità dei prodotti. Un esempio virtuoso è anche quanto è successo nel campo dei meloni, con due OP che negli ultimi 10 anni hanno fatto passi da gigante, arrivando ai vertici nazionali ed europei.

                       

                      Parliamo di OP Francescon, nata nel 2005, oggi il più grande produttore italiano di meloni con un previsionale per questa camapagna di 40 mila tonnellate tra Italia e Senegal e OP Agricola Don Camillo, costituita nello stesso anno e con un previsionale di produzione di 35 mila tonnellate di meloni tra Italia, Senegal e una piccola parte di Marocco. Dietro di loro ci sono una decina di aziende italiane tra le 5 e le 10 mila tonnellate, molto distanti quindi nelle quantità. Entrambe le OP, presiedute da Bruno Francescon ed Ettore Cagna, stanno anche investendo in Senegal, un Paese che riesce a esprimere una qualità eccezionale, per certi aspetti superiore a quanto può esprimere l’Italia, anche se va ancora migliorata la logistica.

                       

                      Come è già successo in altri comparti, in particolare quello melicolo, le due OP hanno deciso di fare un ulteriore passo avanti nell’organizzazione e quindi nel servizio fornito ai clienti, facendo squadra e andando ad individuare delle varietà eccellenti da poter gestire in esclusiva, così da poter distinguere maggiormente la propria offerta sul mercato. Il primo frutto di questa strategia è l’accordo siglato con Nunhems, business unit nelle sementi per orticole di Bayer, per avere l’esclusiva di produzione e commercializzazione della varietà precoce Magestium, adatta alla Sicilia ma anche alla prima parte della campagna del Nord Italia, che andrà a stabilire secondo le due OP il nuovo termine di paragone nei mesi di maggio e giugno.

                       

                      Francescon-CagnaCome mai il Magestium?

                      Bruno Francescon: Abbiamo svolto dei test agronomici lo scorso anno in Sicilia e nel Mantovano con esiti molto positivi. Appare esternamente come il classico melone retato, con una spiccata eleganza nella forma, nel colore tendente al paglierino e nella stessa reticolatura che è leggera e uniforme. In realtà è una varietà rustica con naturale resistenza all’oidio e ad altre malattie, con elevata produttività, facilità nella gestione agronomica, grado zuccherino costante durante la campagna da 15-16 gradi brix in sù, con polpa arancione molto pigmentata, cavità placentare contenuta e un aroma ben percepibile, tipico di quello che i francesi definiscono melone Charentais. È in definitiva un melone dalle ottime caratteristiche organolettiche e in aggiunta ha una shelf life elevata, aspetto importante sia per i distributori che per i consumatori. È precoce perché non apprezza le temperature elevate.

                       

                      Ettore Cagna: È probabilmente il miglior melone che oggi si possa avere dalla Sicilia. Ci sono altre varietà di pregio, ma noi possiamo dare un vantaggio che gli altri non hanno: lo standard qualitativo costante durante la breve campagna siciliana, perché alla fine parliamo di circa un mese, quello di maggio. In altre parole chi acquisterà il Magestium non avrà sorprese perché OP Agricola Don Camillo e OP Francescon sono le uniche a poterlo produrre ed entrambe possono dare le massime garanzie qualitative. Altre varietà prodotte nell’isola sono in mano a più produttori di diverse dimensioni e diverso modo di lavorare. La qualità organolettica del Magestium poi è fuori discussione, anche se va correttamente inquadrato nella produzione precoce siciliana e del Nord Italia.

                       

                      OP Francescon e OP Agricola Don Camillo: come mai questo accordo?

                      Bruno Francescon: Se non avessimo uno spirito altamente collaborativo non saremmo arrivati dove siamo arrivati. Agricola Don Camillo fa la sua strada, noi la nostra, non abbiamo alcun tipo di accordo sulle vendite, ma abbiamo ritenuto opportuno accordarci, piuttosto che  scontrarci, per avere in esclusiva certe varietà innovative. Siamo le due aziende leader in Italia nei meloni, è doveroso trovarsi per fare delle economie.

                       

                      Ettore Cagna: Nunhems ha deciso di affidare questa innovativa varietà alle due aziende leader di mercato. L’accordo però riguarda solo la produzione, la commercializzazione poi sarà fatta dalle due OP in modo autonomo. È bene precisare che non abbiamo costituito un club varietale sull’esempio dei consorzi melicoli in Trentino Alto-Adige, anche perché questa è una varietà superiore ma agli occhi del consumatore non si distinguerà in modo netto, sul punto vendita, dagli altri meloni retati. Quindi non ci sarà una politica di marketing e branding unica e dedicata. Il marchio sarà quello del produttore, nel nostro caso Don Camillo, e la varietà Magestium contribuirà a rafforzarlo. In Sicilia poi abbiamo il vantaggio di non essere dentro ad altri consorzi legati a singole varietà di melone, essendone usciti alcuni anni fa. Per questo i nostri associati nell’isola potranno dedicarsi in modo prevalente alla nuova varietà.

                       

                      C’è un futuro per il melone siciliano?

                      Bruno Francescon: È vero che questa varietà sarà prodotta anche nel  Mantovano nel mese di giugno ma se abbiamo fatto questo investimento è soprattutto per ridare smalto alla produzione siciliana, dove abbiamo degli associati importanti, come le famiglie Lo Giudice a Licata (Agrigento) che è anche tra i fondatori di OP Francescon. Nell’isola quest’anno abbiamo investito circa cento ettari a Magestium sui 120 / 130 ettari complessivi dedicati ai meloni. La raccolta sarà da fine aprile al 5-10 giugno e si aggancerà al Magestium prodotto nel Mantovano dove abbiamo investito altri 40 ettari per arrivare più o meno a fine giugno, con una variabilità dovuta ai fattori climatici. Tornando alla domanda: il futuro c’è se si riesce a portare sul punto vendita un prodotto dagli alti e costanti standard qualitativi. Noi con questa varietà abbiamo messo i presupposti per riportare la qualità del melone siciliano su livelli alti e per crescere nei prossimi anni.

                       

                      Ettore Cagna: Abbiamo produttori associati in tutta Italia. In Sicilia in particolare possiamo contare sulla F.lli Candiano a Ispica (Ragusa), che con i suoi 250 ettari è ai vertici nell’isola per la produzione di meloni e zucchine, e su Agricola Peppone a Rosolini (Siracusa). Per noi la Sicilia è strategica anche se ha un calendario di offerta per il melone che è stretto tra il Senegal e il Centro Italia, dove abbiamo altri associati, ridotto sostanzialmente al mese di maggio e, in particolare quest’anno in cui a inizio aprile c’è stato più caldo al Nord che al Sud, c’è il rischio di sovrapposizioni produttive.

                       

                      Positiva la campagna del Senegal?

                      Bruno Francescon: Siamo stati i primi, nel 2013, a credere e investire sul Senegal. Negli anni abbiamo affinato le tecniche colturali, raggiungendo in questa campagna volumi di circa 4 mila tonnellate. Il potenziale per crescere ancora c’è ma va migliorata la logistica, a volte penalizzante.

                       

                      Ettore Cagna: Per noi è stata la prima campagna in questo Paese dell’Africa Occidentale e devo dire che i risultati sono stati entusiasmanti: il prodotto è eccellente e la domanda ha superato di molto l’offerta, anche per via del clima favorevole in Europa che ha sostenuto i consumi, soprattutto sotto la Pasqua. Il Senegal merita investimenti importanti.

                       

                      Copyright: Fruitbook Magazine