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                      Melinda, gelo sul 70% del raccolto. Ora la grandine. “Incognita sulla campagna”

                      Dopo le gelate primaverili che nel mese di aprile – si stima – hanno colpito tre quarti della produzione melicola della Val di Non, la siccità di giugno è stata interrotta da violenti temporali con grandinate, che si sono abbattute a macchia di leopardo sulla vallata trentina. Per il presidente di Melinda Michele Odorizzi è ancora presto per fare una stima realistica sulla produzione di quest’anno. “A grandi linee si parla di un 25-35% di raccolto salvo”, anche se il prodotto non ha caratteristiche qualitative omogenee. Parte della produzione danneggiata andrà alla trasformazione industriale, “con quotazioni che potrebbero rivelarsi interessanti”. Preoccupazione anche per le ore di lavoro in meno, ma l’azienda si impegna alla massima tutela dei dipendenti

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      La grandine si è abbattuta sui meleti della Val di Non a giugno (fonte L’Adige.it)

                      Stime definitive sui danni produttivi nella prossima campagna melicola ancora non ce ne sono. Certo è che, a memoria d’uomo, questa è stata l’annata peggiore per Melinda, dal punto di vista climatico. Il consorzio della Val di Non, dopo avere fatto i conti con le gelate primaverili che nel mese di aprile hanno falcidiato i meleti di numerose aziende, ora è stato colpito anche dalla grandine, che la terza settimana di giugno si è abbattuta a macchia di leopardo su alcune aree della vallata trentina.

                       

                      “Sono state colpite solo alcune piccole zone, alcune delle quali con pochissima produzione in pianta”, precisa il presidente di Melinda Michele Odorizzi, ridimensionando in un certo qual modo le notizie allarmistiche che negli ultimi giorni sono state veicolate dai media. “Il danno è relativo e ancora difficilmente quantificabile. La produzione cambia da appezzamento ad appezzamento”.

                       

                      Il presidente di Melinda Michele Odorizzi

                      Su una cosa, tuttavia, siamo certi. “È stata un’annata assolutamente anomala, meteorologicamente parlando. Prima le gelate, che hanno colpito il 70-75% della produzione. Poi le condizioni climatiche estreme dell’ultimo periodo, con periodi di siccità alternati agli ultimi, violenti temporali. Purtroppo è una grande incognita la prossima campagna melicola, per il nostro consorzio”.

                       

                      Alcune testate locali, vedi L’Adige, riportando la notizia delle grandinate di giugno parlano di centinaia di ettari colpiti, con perdite per alcuni milioni di euro. Si parla anche di tre quarti del raccolto compromesso, con perdite per 300 mila tonnellate di prodotto. È una stima verosimile?

                       

                      “Il gelo di aprile ha prodotto un danno di questa entità. – spiega Odorizzi – Ma ancora le perdite produttive effettive sono difficilmente quantificabili. Più passa il tempo e più qualche mela compare, sulle piante, mentre prima i frutti erano nascosti”.

                       

                      “Inoltre, – continua il presidente di Melinda – se in alcune aree troviamo appezzamenti quasi vuoti, in altre aree, a neanche 100 metri di distanza, ci sono meleti danneggiati in parte minore o quasi nulla. Per avere una fotografia realistica bisognerebbe monitorare sistematicamente gli areali, particella per particella. Come consorzio abbiamo oltre 6.500 ettari, con una parcellizzazione fondiaria enorme. Va da sé che risulta impossibile effettuare questa indagine, in questo momento”.

                       

                      C’è almeno una previsione approssimativa di quanto raccolto si è salvato dai danni climatici? “A grandi linee si parla di un 25-35% di produzione integra. Tuttavia il prodotto che si è salvato non ha caratteristiche qualitative omogenee. “Anche in questo caso – rivela Odorizzi – ci sono delle variabili importanti. Ci sono zone dove stanno maturando frutti di alta qualità, e altre dove le mele presentano in piccola percentuale delle cinghiature, quindi non possono essere liquidate come prodotto di prima categoria”.

                       

                      Mele danneggiate dalla grandine (fonte L’Adige.it)

                      Certamente parte delle mele danneggiate saranno destinate alla trasformazione industriale, “con quotazioni che potrebbero rivelarsi interessanti”, vista la minore disponibilità di prodotto che ci sarà quest’anno.

                       

                      Infine, nelle notizie circolate sui media i giorni scorsi, si parla anche della preoccupazione per gli oltre 1.300 lavoratori di Melinda. “In relazione alla percentuale di prodotto che mancherà, verranno necessariamente meno anche ore di lavoro”, conclude Michele Odorizzi. Parliamo dei magazzini di confezionamento, alcuni dei quali potrebbero non essere in attività (si sta facendo ora un piano di organizzazione in vista delle stime più corrette che ci saranno ad agosto, quando i frutti saranno grossi e si vedrà meglio quale sarà l’effettiva produzione), ma anche del lavoro lungo tutta la filiera.

                       

                      “In campagna, per il diradamento manuale e per la raccolta dei frutti, ogni anno arrivavano decine di migliaia di lavoratori stagionali. Quest’anno sarà sufficiente la manodopera locale”. Ma i dipendenti Melinda saranno tutti tutelati al meglio. “Se anche dovesse chiudere un magazzino di confezionamento, ciò non vuol dire che alcune persone perderanno il posto. Tratteremo i nostri lavoratori nella stessa maniera, offrendo a tutti proporzionalmente le stesse giornate di lavoro”, rassicura il presidente.

                       

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