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                      Dal car sharing privato al food delivery. UberEats arriva anche a Milano

                      Il colosso californiano del car sharing privato, cala la carta del food delivery con una nuova app, che ora sbarca anche in Italia. Milano è la quinta città in Europa ad avere UberEats, dopo Amsterdam, Londra, Parigi e Bruxelles, e la 44esima nel mondo ad avere il servizio, attivo dal 25 ottobre. In sostanza, si parla di cibo consegnato a domicilio da un centinaio di ristoranti accreditati nel circuito. I fattorini non sono in macchina, ma in bici o i sella a uno scooter, e il mercato è totalmente libero da vincoli, ma anche da garanzie. I ristoranti milanesi possono decidere liberamente quando rendersi disponibili per la preparazione di cene da portar via. E questo vale anche per i fattorini, che attaccano e staccano a loro discrezione. Niente divise, nessun contratto, nessun costo aggiuntivo per il cliente, in puro stile “gig economy”

                       

                      Dala Redazione

                       

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                      Milano è la quinta città in Europa e la 44esima nel mondo ad avere UberEats

                      UberEATS, il servizio di food delivery marchiato Uber, ora è attivo anche in Italia. Città di partenza: Milano, la stessa città dove da più di un anno, a causa di un’ordinanza del Tribunale, è stato bloccato il tanto discusso servizio UberPOP (quello dei passaggi in auto). UberEATS è un business incentrato nella consegna del cibo a domicilio. E questa volta Uber lascia a casa le auto: i corrieri saranno in sella a una bici o a uno scooter, spiega un articolo sul Sole 24 Ore.

                      Come da tradizione, il colosso californiano spariglia le carte. Disponibile nel nostro Paese dal 25 ottobre,l’applicazione UberEats (su iOs e Android e separata da quella per chiamare le automobili) si propone come tramite fra i ristoranti e gli utenti affamati. Si parte a Milano, 44esima città nel mondo a offrire il servizio e quinta in Europa dopo Amsterdam, Londra, Parigi e Bruxelles. L’utente deve semplicemente entrare nella app, geolocalizzarsi per visualizzare i ristoranti della zona, prenotare il pasto, pagarlo con carta di credito o conto Paypal e seguire su una mappa il fattorino che pedala fino a destinazione. Lui, il fattorino, viene pagato settimanalmente tramite l’app, che a sua volta attinge alla commissione trattenuta ai ristoranti aderenti. In sostanza, i ristoratori (si) pagano le consegne con l’aiuto della piattaforma tecnologica.

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                      A Milano l’utente può scegliere il menu fra un centinaio di ristoranti presenti nella app

                      C’è da aggiungere che UberEats arriva a Milano in un momento decisamente delicato per il settore della consegna del cibo a domicilio. Nelle settimane scorse, infatti, nel capoluogo lombardo è scoppiato il caso Foodora (leggi qui), con i corrieri sul piede di guerra che rivendicano diritti e condizioni lavorative migliori. Da qui l’ennesima discussione sulla sharing economy, che più propriamente dovremmo chiamare gig economy (economia dei lavoretti) oppure on-demand economy. Sui suoi pregi, ma soprattutto sui suoi limiti. Uber, però, promette di essere qualcosa di diverso. Offre il suo modello classico, con il lavoratore autonomo che fornisce il servizio in prima persona. Con UberEats non ci sono turni da prenotare o cui sottostare, zone da presidiare e si viene pagati a consegna e chilometraggio. Zero garanzie, zero vincoli e tutti nella mischia, come da manuale. 

                      Al momento i ristoranti presenti su Milano sono poco più di cento, e la consegna è assicurata all’interno della circolare esterna della città meneghina (senza minimo d’ordine e spese di consegna). A scorrere il menu, ce n’è un po’ per tutti i gusti: dalle proposte per gli amanti della cucina tradizionale italiana o di quella salutare e vegana, allo street food.

                      E dopo Milano, i fari saranno puntati su Roma, a quanto pare. “Se trasporti persone puoi trasportare qualsiasi cosa. – dichiara Jambu Palaniappan, a capo delle operazioni di UberEats fuori dagli Stati Uniti – Le ipotesi sono tante e tutte percorribili. Cominciamo da Milano, via via apriremo in altre città”.

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