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                      5.000 camion di fanghi tossici nei terreni agricoli del Nord Italia. Intercettazioni shock

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                      Fanghi tossici nei terreni agricoli del Nord Italia

                      150.000 tonnellate di fanghi tossici contaminati da metalli pesanti, idrocarburi ed altre sostanze inquinanti, spacciati per fertilizzanti, sono stati sversati tra gennaio 2018 e agosto 2019 su circa 3.000 ettari di terreni agricoli del Nord Italia. Profitti illeciti per oltre 12 milioni di euro. 15 indagati, tra i quali figurano due soggetti recidivi, già condannati dal Tribunale di Milano per reato analogo. È quanto emerso dalle indagini dei carabinieri forestali del gruppo di Brescia coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Mauro Leo Tenaglia. Il fulcro delle attività illecite è la società bresciana WTE Srl. Agli agricoltori i fertilizzanti tossici venivano forniti gratis così come l’aratura del terreno. Un agricoltore che ha rifiutato l’offerta: “Difficile non sentire puzza di illecito, quando mai un estraneo ti regala qualcosa?” Intercettazioni shock: “Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi”. Un sistema criminale diffuso in tutta Italia di cui si è occupata anche la trasmissione Report

                      Dalla Redazione (ultimo aggiornamento: 27 maggio 2021 – ore 8:55)

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                      Fanghi tossici nei terreni agricoli del Nord Italia

                      Un sistema criminale diffuso in tutta Italia, in sfregio all’ambiente e alla salute pubblica. L’ennesimo scandalo che si abbatte sull’agricoltura italiana. Fanghi tossici che vengono “vestiti” da fertilizzanti e regalati agli agricoltori (quanto ignari?) per rendere più fertili e produttivi i propri terreni. Ne ha parlato anche la trasmissione televisiva Report in un ampio servizio andato in onda su RaiTre il 17 maggio, dal titolo “Terra Felix“: compost tossico sversato nelle campagne del foggiano e dell’area tra Napoli e Caserta, tristemente nota come Terra dei Fuochi. Sistema criminale ampiamente diffuso anche nel Nord Italia, come hanno evidenziato le indagini svolte dai carabinieri forestali del gruppo di Brescia coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Mauro Leo Tenaglia.

                      Una società bresciana, operante nel settore del recupero di rifiuti dotata di tre stabilimenti industriali nei comuni di Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio, sottoposti a sequestro dai Forestali, la WTE Srl, a fronte di ricchi corrispettivi in denaro, ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane e industriali, da trattare con un procedimento che ne garantisse l’igienizzazione e la trasformazione in sostanze fertilizzanti. Invece, per massimizzare i profitti, la ditta non sottoponeva i fanghi contaminati al trattamento previsto e anzi aggiungeva ulteriori inquinanti come l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste. Una vera bomba biologica destinata ad avvelenare terreni e le derrate alimentari ivi prodotte.

                      Per disfarsi dei rifiuti, infatti, e poter continuare il ciclo produttivo fraudolento, la WTE Srl li classificava come “gessi di defecazione” e li smaltiva su terreni destinati a coltivazioni agricole situati in diverse province del Nord Italia, tra cui Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese, Verona, Novara, Vercelli e Piacenza, retribuendo a questo scopo sei compiacenti aziende di lavorazioni rurali conto terzi (cinque bresciane ed una cremonese). I proprietari dei fondi come venivano convinti ad accettare lo spandimento dei “gessi di defecazione” sui propri terreni? Grazie alla gratuità della fornitura di questi finti “ammendanti“. Il gruppo che si occupava del recupero dei rifiuti si faceva carico anche della successiva aratura dei campi.

                      I numeri sono impressionanti: tra gennaio 2018 e agosto 2019 sono stati sversati su circa 3.000 ettari di terreni agricoli del Nord Italia 150.000 tonnellate di fanghi tossici equivalenti a circa 5.000 camion. Per recuperare i 12 milioni di euro di profitti illeciti i carabinieri hanno sequestrato decine fra conti correnti e altri documenti bancari relativi ai 15 indagati – tra i quali figurano due soggetti recidivi, già condannati dal Tribunale di Milano per reato analogo – nonché ad apporre i sigilli su fabbricati, terreni, auto e mezzi agricoli di loro proprietà. Trai reati contestati c’è anche quello di molestie olfattive, denunciato da centinaia di esposti e segnalazioni. Contestato inoltre il reato di discarica abusiva, in riferimento a lotti di terreno a Lonato del Garda.

                      Il quadro è molto grave se si considera che l’omesso trattamento di igienizzazione dei fanghi e il successivo rilascio nei terreni ha esposto a pericoli l’ambiente e la salute pubblica. “Difficile non sentire puzza di illecito, quando mai un estraneo ti regala qualcosa?”, ci ha riferito un agricoltore che ha rifiutato l’offerta della WTE Srl. Andrà chiarita la posizione degli agricoltori coinvolti e saranno verosimilmente posti sotto sequestro i terreni contaminati. Dettagli inquietanti emergono dalle intercettazioni della Procura di Brescia. “Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente”, sono le parole carpite dalle intercettazioni, riportate dall’edizione locale del Corriere della Sera.

                      Non poteva mancare nella vicenda il funzionario pubblico corrotto, indagato per traffico di influenze illecite, Luigi Mille: un importante dirigente pubblico, direttore dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po, che, sfruttando le proprie relazioni con politici e funzionari apicali della pubblica amministrazione – nell’ordinanza del GIP è stato chiamato in causa anche il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – si prodigava per favorire la condotta criminale dell’azienda bresciana sequestrata WTE Srl, ottenendo in cambio denaro, vantaggi patrimoniali, incarichi di consulenza e altre regalie da parte del titolare di quest’ultima, l’ingegner Giuseppe Giustacchini. Prandini di Coldiretti, al momento non indagato, in una nota ha precisato che “non sono mai stato contattato da Mille in merito alla WTE”.

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