di Carlotta Benini
Calo dei consumi? “Se ne parla tutti i giorni. Ormai è diventato un refrain, che tuttavia è fuori contesto nel nostro settore”. Così Paolo Bruni apre i lavori della conferenza stampa di inizio anno del Centro Servizi Ortofrutticolo (CSO Italy) di Ferrara, che ha presentato a Bologna, venerdì 13 gennaio, i numeri del comparto italiano, le tendenze e le prospettive di crescita. “Seppure timida, la ripresa in ortofrutta c’è – spiega il presidente del CSO – I consumi di frutta e verdura nel 2016, da gennaio a novembre, sono infatti cresciuti del 2% rispetto allo stesso periodo del 2015”.
La crescita arriva dopo il +8% segnato tra 2013 e 2015 quando i consumi si sono attestati su 8,1 miliardi di tonnellate. Una buona performance, che tuttavia non basta a compensare il tonfo di venti punti che tra 2000 e 2013 ha fatto scendere i consumi da 9,5 milioni di tonnellate a 7,6.
Ma i segnali positivi si sono. E sono avvalorati dai profondi cambiamenti in atto negli stili di vita alimentare degli italiani, che nel 2016 hanno scalzato la carne dalla posizione numero uno negli acquisti alimentari in favore dell’ortofrutta. “Siamo tra i più magri d’Europa, ma oltre un quarto degli italiani è impegnato in una dieta o in uno specifico regime alimentare. Abbiamo un 8% di popolazione vegetariano (7,1%) o vegano (1%) – continua Bruni – Le nuove tendenze sono sempre accompagnate dalla ricerca di salute e benessere attraverso il cibo; si produce molto ma il mercato diventa sempre più protezionistico e gli accordi commerciali fra Europa e resto del mondo subiscono spesso dei rallentamenti”.
Secondo il presidente di CSO Italy, oggi non basta più fare sistema: “occorre una vera e propria pressione di rappresentatività dell’ortofrutta in Europa che tuteli i produttori ma anche i consumatori”, con politiche agricole comunitarie che difendano i consumi di ortofrutta, la sostenibilità ambientale, l’abbassamento delle emissioni di C02.
Infine bisogna spingere l’acceleratore sui trattati di commercio mondiale, per ampliare i mercati di sbocco dell’Italia. “Prioritario – conclude Bruni – privilegiare gli accordi in ambito UE e non per singolo Paese. In ogni caso diventa indispensabile un coordinamento europeo anche sostanziale. La Cina sarà fondamentale nei prossimi anni anche per l’ortofrutta e come CSO Italy abbiamo in corso un importante progetto europeo per promuovere l’export ortofrutticolo in quel Paese”.
A entrare nel dettaglio dei consumi di ortofrutta e dei principali indicatori economici del settore è Elisa Macchi, direttore di CSO Italy, che sottolinea – dati alla mano – come a guidare il rilancio del settore sia la frutta, che nel 2015 ha visto un consumo di 4,5 milioni di tonnellate (+9% dal 2013). Verdura e ortaggi sono a quota 3,7 milioni di tonnellate (+6% rispetto al 2013).
Crescono i consumi dei prodotti ad alto contenuto di innovazione: i top performer sono radicchi, insalate, mele, fragole, nettarine, meloni. E cambiano profondamente gli scenari di acquisto rispetto all’inizio del millennio: se dal 2000 al 2015 crescono del 44% i volumi di acquisto totali della GDO, cala il drammaticamente il dettaglio tradizionale”, sottolinea il direttore di CSO Italy. Allo stesso tempo si sono sviluppati nuovi canali di acquisto: in 15 anni sono cresciuti del 35% i volumi di acquisto in canali come i farmer market, i gruppi di acquisto solidale e l’e-commerce. Le famiglie che acquistano più ortofrutta sono i single (261 kg/anno) e i bicomponenti (193 Kg/anno pro-capite).
Sul fronte delle esportazioni la crescita è costante con un +9% dal 2005 al 2015. Oggi l’Italia esporta 3,8 milioni di tonnellate di ortofrutta. L’import si ferma invece a 2,9 milioni di tonnellate, peraltro segnando nei primi 9 mesi del 2016 un calo del 7% sullo stesso periodo del 2015. Questo assicura il risultato positivo della bilancia commerciale.
“Sul fronte produttivo – conclude Elisa Macchi – l’annata si prospetta senz’altro migliore della precedente sia per le pere che per il kiwi, grazie a un’offerta meno consistente e una qualità dei prodotti ottimale, ma quello che mi preme sottolineare in questo contesto di visione più complessiva del settore, è l’importanza della qualità dei dati e dell’informazione che ne deriva. Abbiamo urgente necessità, come settore, di informazioni corrette per elaborare strategie. Il CSO possiede una preziosa base documentale supportata dalle informazioni dei soci: abbiamo i dati catastali di tutte le nostre aziende, un primato unico in Italia. Questo patrimonio di conoscenza è strategico e fondamentale per individuare la strada della crescita e non dobbiamo disperderlo”.
Gli interventi dei vertici di CSO Italy sono stati commentati da Paolo De Castro, Coordinatore S&D Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Parlamento Europeo, in diretta Skype. L’europarlamentare ha sottolineato come nei prossimi mesi all’ordine del giorno dell’agenda europea ci siano importanti dossier, volti alla semplificazione, al miglioramento degli accordi commerciali internazionali e alla stretta di nuove partnership con Paesi strategici come il Canada e Giappone, ma anche l’Australia e la Nuova Zelanda, alla risoluzione di alcune problematiche relative all’embargo russo.
Alla conferenza stampa sono intervenute anche le associazioni di categoria. Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, ha sostenuto: “Nonostante le numerose difficoltà l’export di ortofrutta continua a crescere. Prevediamo che il fatturato consuntivo del 2016 superi ampiamente il brillante risultato raggiunto nel 2015 di 4,5 miliardi di euro. Questo però non deve distogliere l’attenzione dai tanti problemi che assillano gli operatori: stagnazione dei consumi, competitività, embargo russo, instabilità politica nei paesi del bacino sud del Mediterraneo. Considerato che il mercato europeo è ormai saturo, diventa sempre più impellente allargare gli orizzonti e concentrare gli sforzi per l’apertura di nuovi mercati. Mi riferisco in particolare ai paesi del Far East, dove il PIL continua a crescere in misura doppia o tripla rispetto all’Europa”.
Davide Vernocchi, Presidente ACI Settore Ortofrutticolo, gli fa eco: “Alla luce delle dinamiche internazionali che hanno visto l’embargo russo, la Brexit, tutte le turbolenze politico-religiose che hanno coinvolto il Nord Africa e tutti i dubbi che emergono su quella che sarà la futura politica commerciale Americana, diventa ancora più impellente il rafforzamento del ruolo della Comunità Europea, considerati gli incalcolabili danni economici che il comparto ha subito negli ultimi tempi”.
Il vice ministro per le Politiche Agricole Andrea Olivero ha concluso i lavori dichiarando: “I nuovi scenari, come delineati anche dalla giornata di oggi, confermano le scelte operate in questi anni per il rafforzamento delle produzioni italiane sui mercati mondiali e rilanciano l’impegno del Tavolo per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare, sostenuto con il Mise, per accompagnare le strategie di crescita dell’ortofrutta, asse portante dell’agroalimentare Made in Italy “.
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