di Eugenio Felice
A due anni dalla convention in cui erano state tracciate le linee guida, Coop Italia ha nuovamente incontrato, nella cornice del Macfrut di Rimini, lo scorso 12 maggio, circa 200 fornitori di ortofrutta qualificati provenienti da tutta Italia per parlare di strategia e di come cambierà in tempi brevi l’offerta del prodotto a marchio del più grande distributore italiano. Ha aperto i lavori Maura Latini, direttore generale alla gestione di Coop Italia, che ha fatto notare alla platea come, in un periodo storico di cambiamento significativo delle abitudini alimentari, nei fatti gli acquisti di ortofrutta non siano aumentati negli ultimi anni ma anzi siano scesi, in particolare per alcune specie, a livello nazionale. Un paradosso considerando la crescente attenzione verso alimenti salutari e naturali.
C’è quindi una domanda che non trova soddisfazione nell’offerta, o la trova solo parzialmente. Questo si traduce in un’opportunità, ma anche in una sfida, per i distributori e per i fornitori. “Se non facciamo un cambio di rotta – ha dichiarato Claudio Mazzini – il rischio è la collisione. Gli anni ’80 sono finiti, dobbiamo mettere assolutamente al centro il consumatore, non è facile ma necessario perché stanno cambiando i consumi, il mercato e si stanno affacciando nuovi competitor. Noi stiamo facendo la nostra parte, rinnovando i format, gli assortimenti e la comunicazione, dando più spazio all’ortofrutta, ma è necessario che ora anche chi vuole restare o diventare fornitore a marchio faccia la sua parte, migliorando i processi a 360 gradi per offrire al consumatore un prodotto coerente con le sue aspettative. Chi non crede di essere all’altezza è meglio che faccia un passo indietro”.
La private label di Coop Italia incide tra il 25 e il 30 per cento, a seconda delle annate, del totale venduto di ortofrutta. E proprio sui prodotti a marchio Mazzini ha indicato gli obiettivi. Vivi Verde è oggi la marca più nota in Italia nel biologico e quella che sviluppa il fatturato maggiore: parliamo di 69 milioni di euro nel 2016 su un totale fatturato dall’ortofrutta biologica nella distribuzione moderna di 135 milioni. Per Vivi Verde ci sarà un ampliamento della gamma, un accorciamento della filiera e un aumento della qualità, che dovrà essere almeno pari a quella del convenzionale. C’è poi la novità: il marchio Origine, che da questa estate andrà a caratterizzare il lavoro nelle filiere di qualità, un marchio che vuole essere garanzia di trasparenza e tracciabilità, con caratteristiche organolettiche e sensoriali buone.
Sul marchio premium Fior Fiore si gioca poi la sfida più grande, per Coop Italia e per i suoi fornitori. “Il consumatore – ha spiegato Mazzini – deve ricordarsi un’esperienza di acquisto e consumo unica. Non potremo più accettare compromessi, faremo controlli rigidi nelle piattaforme, se la qualità non sarà eccellente, se il prodotto non sarà perfetto, non lo metteremo in vendita, accettando anche discontinuità assortimentali. Su questo aspetto bisogna che i nostri partner abbiano le idee chiare. Fior Fiore deve rappresentare il meglio della cultura enogastronomica contribuendo in modo determinante a fidelizzare la clientela. Siamo stati i primi nel 1989 a fare una private label nei freschissimi, si chiamava Prodotti con Amore, vogliamo essere i primi ora a caratterizzarlo ”.
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