di Massimiliano Lollis
La partecipazione è la chiave per giungere a uno stile di vita e di consumo più sostenibile, sano e solidale. Ne sono convinte le associazioni di acquisto solidale Alchemilla GAS e Campi Aperti – organizzazione di produttori biologici e contadini del territorio – che dallo scorso anno a Bologna stanno lavorando al progetto Camilla, il primo emporio autogestito in Italia.
In questa sorta di supermercato autogestito, che aprirà i battenti nel capoluogo emiliano il prossimo anno, ogni cliente fa la sua parte. E così sarà possibile vedere clienti trasformarsi in soci, ma anche in cassieri, magazzinieri e commessi. Al centro dell’offerta del punto vendita ci saranno alimenti bio ed eco-sostenibili, di qualità e convenienti. E la risposta da parte dei consumatori è incoraggiante: secondo le prime indiscrezioni riferite da Gambero Rosso, infatti, il progetto avrebbe già raccolto le prime 150 adesioni.
I vantaggi rientrano ovviamente nell’ambito della convenienza, ma anche nella qualità dei prodotti e nel raggiungimento di un rapporto più equilibrato e diretto tra consumatori/soci e fornitori: le stesse esigenze alla base della prima esperienza al mondo di emporio autogestito, quella di Park Slope Food Coop, negli anni ’70. In effetti fu proprio il punto vendita newyorchese, fondato a Brooklyn nel 1973, a portare avanti l’idea di un modello genuino, che riduce gli intermediari tra consumatore e produttore.
Forse è proprio questa idea di genuinità che ha fatto sì che il supermercato raggiungesse negli anni quota 17.000 soci. Sempre come ricorda il Gambero Rosso, sono i soci a svolgere il 75% del lavoro necessario a gestire il supermercato, ricevendo in cambio dell’impegno e di una fee annuale di 100 euro, la possibilità di scegliere tra più di 15.000 prodotti a prezzi mediamente inferiori del 20%.
Si tratta indubbiamente di un modello di successo, che non a caso in questi ultimi tempi viene replicato – con qualche decennio di ritardo – anche in Europa. A partire da Parigi, dove lo scorso anno lo statunitense Tom Boothe ha deciso di crearne una versione tutta francese – La Louve – che conta già 3.000 soci e si estende su 1.500 mq. In Francia le realtà simili sarebbero già almeno 30, mentre la scorsa settimana è stata la volta del Belgio, con l’apertura di BeesCoop a Bruxelles, che conta già 300 soci.
Per raccontare il successo di questo nuovo modello di distribuzione ad alto tasso di partecipazione, lo stesso Tom Boothe ha deciso di girare un documentario, che verrà presentato a Bologna e nelle sale italiane – proprio grazie a Camilla – a partire da metà novembre.
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