di Carlotta Benini
Destagionalizzazione, residuo zero, refresh dell’immagine, per un prodotto che vede l’Italia fra i primi produttori al mondo e anche fra i primi utilizzatori, essendo questo ortaggio protagonista assoluto in cucina. Con queste promesse si presenta Violì, rete di imprese e nuovo brand dedicato al carciofo top di gamma, che vede protagonisti tre big del settore ortofrutticolo: Apofruit italia, Cericola e La Mongolfiera del gruppo Fratelli Giardina, con il supporto di Nunhems, leader nel settore delle varietà ibride di carciofo. La partnership siglata tra le tre aziende, presentata ufficialmente a Bologna a Fico Eataly World il 19 settembre, ha come obiettivo quello di valorizzare e garantire l’eccellenza del carciofo italiano, portando sul mercato standard qualitativi più elevati e uniformi, tracciabilità completa e promozione verso il consumatore, e al contempo promuovendo le caratteristiche salutistiche di questo ortaggio e la tracciabilità della produzione.
Per raggiungere questi traguardi, le tre aziende si sono dotate di uno specifico disciplinare di produzione, supportato da un piano di controlli affidato a un’azienda di consulenza esterna, “che verificherà che solo i carciofi qualitativamente superiori ottengano il marchio Violì”, esordisce Claudio Bartolini, consigliere delegato del colosso cooperativo Apofruit e neo presidente della Rete di Imprese Violì – Violì nasce dall’aggregazione di tre aziende che hanno messo in rete le loro strutture tecniche e commerciali. È un esempio di aggregazione virtuoso e grazie a questo progetto riusciremo a raggiungere gli standard qualitativi che ci si attende da un’eccellenza simile e a trasferire questi valori al consumatore”.
La gamma comprenderà le principali tipologie di carciofo: Violetto, Morello e Romanesco, selezionate tra l’assortimento delle varietà ibride firmate Nunhems, che consentiranno una calendarizzazione più ampia e la presenza di prodotto italiano per tutta la stagione commerciale. “Il calendario produttivo si apre a settembre-ottobre in Puglia, nella nostra realtà, che da sola rappresenta il 35% della produzione italiana di carciofo, quindi si passerà al prodotto della Sicilia, fino a febbraio. Dopo una breve pausa, tornerà sul mercato il carciofo pugliese insieme a quello emiliano, che ha una connotazione più primaverile-estiva”, spiega Vito Cifarelli, sales &marketing director di Cericola, azienda di Ordona (FG) leader nella produzione e commercializzazione del carciofo, con più di 16 milioni di capolini lavorati all’anno. Il prodotto sarà dunque sul mercato per 9-10 mesi.
Le referenze a marchio Violì saranno destinate ai più qualificati mercati tradizionali e ai punti vendita della grande distribuzione organizzata, sia con prodotti di I gamma, che di I gamma evoluta. Il brand spiccherà sui banchi grazie anche a un packaging studiato ad hoc per esaltare le caratteristiche distintive di questo carciofo. “La tenerezza, la freschezza del gambo, il tipico colore violaceo: tutti elementi che non si trovano nel prodotto della concorrenza”, sottolinea Silvio Giardina, responsabile tecnico della O.P. La Mongolfiera e contitolare di F.lli Giardina, realtà di Siracusa con 1,2 milioni di mq di produzioni orticole sotto serra e 250 ettari di agrumeti.
“È la concorrenza illegale che si è fatta avanti negli ultimi anni, quando centinaia e centinaia di carciofi provenienti di Paesi come l’Egitto o la Tunisia sono stati confusi con il prodotto italiano, che ha portato a uno svilimento della nostra filiera. – aggiunge – Il carciofo prodotto in questi Paesi non ha nulla a che vedere con la qualità, la salubrità e la tracciabilità di quello made in Italy”. Un altro problema messo il luce da Giardina riguarda il lato distribuzione: “Negli ultimi anni quello che si è trovato sui banchi è stato un prodotto anonimo, standard, insignificante. Violì invece è un prodotto di eccellenza, capace di conquistare il consumatore, anche quello più giovane, tradizionalmente meno propenso all’utilizzo di questo ortaggio”.
Un altro obiettivo annunciato dalla rete di imprese Violì è quello della sostenibilità, per tutti gli attori della filiera, fino al consumatore. “Il nostro è un carciofo a basso residuo, e l’obiettivo è quello di portare sui banchi entro due/tre anni un prodotto a residuo zero”.
“Siamo felici di aver offerto il nostro supporto a questo progetto ambizioso e che la filiera del carciofo italiano meritava da tempo – conclude Stefano Carducci, country cales Manager Italia di Nunhems – Siamo convinti che questo progetto innovativo darà risposta alle esigenze dei produttori come del mercato”.
La vendita di Violì sarà enfatizzata dal brand e da diversi supporti di comunicazione per guidare il consumatore nell’esperienza di spesa, dal punto vendita alla cucina, inizialmente attraverso video dimostrativi su come preparare i carciofi e successivamente con ulteriori attività.
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