di Carlotta Benini
L’ortofrutta biologica di Canova da oggi ha un ulteriore plusvalore da comunicare, anche in Gdo: il biodinamico. La società del gruppo Apofruit, leader di mercato in Italia e in Europa con il brand Almaverde Bio, ha presentato a Fruit Logistica un nuovo e innovativo progetto che rappresenta un unicum nel panorama produttivo italiano: il marchio Verdèa. Si tratta di una certificazione volontaria che un pool di aziende socie del gruppo Apofruit – da 15 anni specializzate oltre che nel biologico anche nel biodinamico – lanciano per valorizzare un metodo di produzione che ha più di 80 anni di storia e che sta vivendo un’importante fase di sviluppo in tutta Europa.
“Questo progetto nasce su richiesta esplicita di alcune aziende socie, che ora hanno a disposizione un nuovo strumento di comunicazione per rendere visibile lo sforzo e la passione con cui portano avanti questo metodo di produzione naturale ed eco-sostenibile, basato su una visione olistica dell’azienda agricola, i cui valori si sposano e si completano con quelli del biologico. A questi valori si vanno ad aggiungere pratiche ben codificate e finalizzate a preservare il valore della fertilità del terreno e di tutto l’insieme dei fattori che determinano una produzione di qualità”, spiega Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, durante la presentazione di Verdèa a Berlino.
“Il marchio è destinato a tutti operatori interessati a identificare e valorizzare il prodotto biodinamico”, continua Pari. La call per entrare a fare parte del network è quindi aperta. “Il progetto Verdèa – gli fa eco Ernesto Fornari, direttore di Canova – è la sintesi di un percorso iniziato da tempo con i produttori biologici del Gruppo Apofruit . Oggi, con l’obiettivo di fornire alla produzione indirizzi in grado di creare valore, vogliamo estenderlo anche a futuri partner”.
“Il sistema Verdea si basa su un contratto di rete fra le imprese del gruppo Apofruit promotrici del biodinamico e funzionerà con un comitato di gestione del disciplinare e con un comitato di certificazione formato da tecnici esperti. – precisa Massimiliano Laghi, responsabile qualità di Apofruit – L’attività ispettiva è affidata a un ente accreditato alla certificazione del biologico e la revisione delle pratiche sarà gestita dal comitato di gestione. Un altro elemento innovativo di questo progetto sta nel fatto che le ispezioni sono partecipate: non c’è quindi un unico ente ‘controllore’, ma c’è la possibilità che altri soggetti (produttori biodinamici o tecnici delle strutture coinvolte) siano presenti alla verifica. Una doppia garanzia di qualità in sostanza”.
Copyright: Fruitbook Magazine