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                      Besana, fatturato 2013 a 144 milioni (+10%) e possibile quotazione in borsa

                      Si tratta della prima azienda italiana del settore della frutta secca ed essiccata. Alla quarta generazione è rimasta un’azienda familiare con stabilimenti in Cina, Brasile e Gran Bretagna. Esporta l’89% dei suoi 144 milioni di ricavi, investe in R&S e il listino è un’ipotesi in un paio d’anni

                      besana-worldHa guidato per due mandati, fino allo scorso ottobre, il gruppo di cento esperti sulle politiche agricole e la salute dei consumatori nominato dalla Commissione europea per il settore frutta e vegetali. È il cofondatore dal 2003 di Almaverde Bio, il primo brand biologico in Italia, e ha contribuito alla nascita della Inc, International Nut and Dried Council, una fondazione che promuove il consumo della frutta secca ed essiccata con 700 associati in 60 paesi del mondo, sostenendo gli studi di cinque centri di ricerca e di dodici università su alcuni temi come la nutrizione, la lotta all’uso dei pesticidi e il contrasto all’aumento del diabete in paesi come l’India.

                      Da San Gennaro Vesuviano, Pino Calcagni, patron del Gruppo Besana, è arrivato nei cinque continenti. Nella sua azienda si lavorano e si impacchettano noci, nocciole, pinoli, mandorle e ogni tipo di frutta essiccata di alta qualità. Besana importa da 30 paesi 22 mila tonnellate di materia prima e ha ottenuto nel 2013 un fatturato di 144 milioni di euro, in crescita rispetto ai 130 milioni e 500 mila del 2012.

                      «L’azienda è nata nel 1921 – racconta Calcagni, capelli bianchi e occhi azzurri – fondata da mio nonno Emilio e proseguita da mio padre Vincenzo; ora con me ci sono i figli: Riccardo e Vittoria. Dei 400 addetti specializzati, il 65% sono donne, la nostra grande forza è il personale, stesse famiglie da tre generazioni». Con 30 linee di confezionamento, Besana sforna 85 milioni di pacchetti all’anno, esporta l’89% in 23 paesi, il 73% è private labels, il 23% è per il food industriale (gelati, snacks, cereali da breakfast). «I dati Nielsen ci dicono che i consumi alimentari non si sono contratti, ma si compra l’essenziale e si spreca meno – continua Calcagni – Noi rispondiamo con l’innovazione, come la monoporzione da 25-40-70 grammi di snack di fibre, con diversi mix di frutta secca ed essiccata o frutta secca e cioccolato, calibrati su corretti valori nutrizionali, con suggerimenti sul mangiar sano come la dieta per i diabetici con percentuali equilibrate di zuccheri».

                      Oltre alla sede storica nel napoletano, Besana conta sette siti produttivi: tre in Italia, uno nuovissimo a Ipswich in Gran Bretagna costato 2,3 milioni di sterline, e poi in Brasile a Oriximinà nella foresta amazzonica, in Cina. Besana pesca molto nel bacino del Mediterraneo: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto. Leader nel mondo per le noci del Brasile, Besana opera in joint venture in Tunisia con certificazioni di alta qualità e un passaporto per esportare datteri bio in tutti i paesi; in Cina è partner di una grande azienda giapponese che in tre stabilimenti lavora di semi di zucca, pinoli e noci. «Puntiamo alla Cina ricca, con prodotti di qualità molto alta – spiega Calcagni – e nei prossimi tre anni, con un’economia così dinamica, prevedo risultati importanti, con un incremento del 15%». Altro obiettivo ‘ricco’ di Besana sono gli sceicchi signori del petrolio. «Abbiamo definito precise strategie per i paesi arabi che chiedono al mercato quanto c’è di meglio. Sarà un trampolino per l’Iran, il Medio Oriente, il Centro Asia, come lo è stata Hong Kong in passato e Singapore oggi».

                      I progetti industriali in Italia devono fare i conti con la crisi: «Abbiamo una pressione fiscale del 74%, credo a Renzi come ultima spiaggia», afferma l’imprenditore che continua a credere nell’aggregazione tra imprese, «abbiamo creato in Campania il consorzio Tradizione italiana, per girare il mondo insieme, semplificare i problemi di logistica e finanziari, acquistare energia elettrica alle migliori condizioni». Noci, pinoli e mandorle firmate Besana potrebbero finire in Borsa? Calcagni non lo esclude: «Forse tra un paio d’anni, per adesso c’è la famiglia a sostenere il business».

                      Fonte: Repubblica.it