Il biologico, si legge nell’articolo, assicura una minore concentrazione di pesticidi nel nostro piatto: frutta e verdura bio non solo sono esposti a concimi e fertilizzanti in modo molto limitato rispetto ai prodotti tradizionali, ma crescono in campi dove terra, acqua e aria vengono costantemente monitorati. Tuttavia ci sono alcuni vegetali che per loro natura assorbono meno inquinanti – per esempio le piante aromatiche, come salvia e rosmarino – ma anche tutta una serie di frutti e verdure che possiamo più tranquillamente comprare nella versione “normale”, risparmiando senza perderci in salute.
Se le mele sono tra i frutti più pericolosi, continua l’articolo, poco peggio fanno (a partire dai peggiori): le fragole, l’uva (che è anche difficile da lavare), il sedano, le pesche, gli spinaci, i peperoni, il cetriolo, i pomodori ciliegino, i piselli, le patate, la lattuga, le prugne, le ciliegie, le pere, i mandarini, le carote, i frutti di bosco, la zucca, la zucchina, i broccoli. Faccio notare che secondo i dati dell’Efsa la lattuga sta messa peggio delle mele. Questo succede probabilmente per le differenze tra i tipi colture – e di fertilizzanti – utilizzati in Europa e in Usa.
Fanno invece parte del gruppo di alimenti “puliti” (a partire sempre dai peggiori): i cipollotti, le arance, le banane, i pomodori, l’anguria, i funghi, le patate dolci, il cavolfiore, il melone, il pompelmo, la melanzana, i kiwi, la papaya, il mango, gli asparagi, le cipolle, il cavolo verza, l’ananas, il mais, l’avocado. Gli ultimi 10 di questa lista sono in assoluto i più sicuri.
Limitare gli inquinanti del piatto è importante, conclude l’articolo, perché interferiscono con il nostro equilibrio ormonale, e sono associati alla riduzione della fertilità, all’insorgenza di alcuni tipi di tumore, alla pubertà precoce, al diabete e all’obesità. Questi rischi aumentano, chiaramente, se a mangiare frutta, verdura e cereali (ma anche carne o latticini) sono i bambini, per via della ridotta massa corporea. Tra i consigli dell’Efsa, validi sempre, c’è la scelta del biologico ove possibile, un lavaggio accurato di frutta e verdura (con bicarbonato) e anche l’auto-produzione (se possibile).
Sull’argomento, aggiungiamo noi, invitiamo a leggere (clicca qui) l’opinione del ricercatore Dario Bressanini, riportata su Le Science Blog di Repubblica.