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                      Mele, un maggio con “notti tropicali” in Alto Adige: gli effetti sui frutti

                      Walter Guerra, responsabile del gruppo di lavoro di Pomologia del Centro di Sperimentazione di Laimburg, ci parla degli effetti dell’improvviso aumento delle temperature che negli ultimi giorni vedono Bolzano fra le città più calde d’Italia. “La notte fra il 18 e 19 maggio è stata la più calda dal 1956 ad oggi in questo mese, con temperature notturne tropicali”, rivela. Con il presupposto che senza acqua non c’è futuro per la melicoltura, con risorse idriche a disposizione – e con la loro ottimizzazione attraverso l’agricoltura di precisione -, il caldo a maggio può addirittura fare bene alle piante e alla pezzatura e alla texture delle mele. Discorso a parte invece per i patogeni e gli insetti infestanti

                      di Carlotta Benini

                      mele Walter Guerra

                      Walter Guerra (crediti foto: Centro di Sperimentazione di Laimburg)

                      Evento climatico storico in Alto Adige: a Bolzano, con temperature sopra i 20 gradi, quella fra il 18 e il 19 è stata la notte di maggio più calda degli ultimi sei decenni. “In termini meteorologici la possiamo definire una notte tropicale, sicuramente una circostanza mai vista dal 1956, anno in cui nel settore melicolo si è iniziato a registrare sistematicamente le temperature, ad oggi”: esordisce così Walter Guerra,  responsabile del gruppo di lavoro di Pomologia del Centro di Sperimentazione di Laimburgnel raccontarci come l’improvvisa ondata di caldo degli ultimi giorni sta impattando sullo sviluppo delle mele che in questo momento sono in fase di divisione cellulare. Bolzano in questi giorni è una delle città più calde d’Italia, ma in generale in tutto l’Alto Adige si stanno registrando temperature decisamente sopra la media stagionale, anche nelle zone collinari e pedemontane, culla della melicoltura.

                      “La nostra principale paura, a lungo termine, è la mancanza di risorse idriche – puntualizza Guerra -: la siccità infatti è il più grande flagello che temiamo per il futuro della coltivazione del melo”. “Attualmente – continua – la situazione è sotto controllo. Fortunatamente la nostra zona si trova vicina alla sorgente dell’Adige e ai ghiacciai, dove le risorse idriche sono ancora sufficienti, ma più si va a Sud, nella zona del Veneto e dell’Emilia Romagna per intenderci, più il problema siccità si fa sentire”. Ghiacciai che, tuttavia, con i cambiamenti climatici in atto sono sempre più a rischio disgelo. Per questo i melicoltori altoatesini si stanno organizzando facendo sempre più ricorso alle tecnologie e all’agricoltura di precisione per ottimizzare al massimo l’impiego di risorse idriche.

                      “Negli ultimi decenni siamo passati all’irrigazione a goccia – spiega Guerra -, abbinata a quella sovra-chioma per la protezione dalle gelate. Inoltre, nell’ambito del progetto SmartLand, stiamo lavorando con dei tensiometri per introdurre in agricoltura il concetto di irrigazione 4.0”. Realizzato dal Centro di Sperimentazione di Laimburg insieme al Sudtiroler Beratungsring e all’azienda Alperia, il progetto SmartLand coinvolge 60 produttori di mele e ha visto l’installazione in campo di 120 tensiometri, ovvero sensori in grado di misurare la disponibilità di acqua nel suolo e di rilevare se i meli hanno bisogno di essere irrigati o meno. “I tensiometri sono a loro volta collegati agli smartphone dei melicoltori, che così possono tenere monitorate costantemente le condizioni idriche dei propri terreni e decidere a distanza se irrigare oppure no. Il prossimo passo sarà un’automazione totale di tutto il processo”, rivela il responsabile del gruppo di lavoro di Pomologia di Laimburg.

                      Con la premessa dunque che l’acqua è la risorsa fondamentale, senza la quale il settore non ha un futuro, se guardiamo al caldo improvviso dell’ultima settimana e alla condizione fisiologica dei meleti, in realtà queste temperature sopra la norma non stanno impattando negativamente sullo sviluppo dei frutti, anzi, per certi versi potrebbero anche avere effetti positivi.

                      “Conclusa l’impollinazione ad aprile, ora siamo in fase di divisione cellulare dei frutticini: è in questi giorni che si decide il futuro delle mele – spiega Walter Guerra -. Se in questo momento le temperature fossero troppo basse la divisione sarebbe ridotta; al contrario con temperature sopra la media il processo è più spinto e dal punto di vista fisiologico questo è un bene per le piante. La crescita vegetativa inoltre è più accelerata con questo caldo, la pianta ha una vigoria molto forte e quindi i melicoltori devono essere più attenti a gestirla: ma anche in questo caso, grazie all’esperienza dei nostri contadini e con l’ausilio di un’irrigazione mirata, si può gestire la cosa senza portare uno squilibrio alla pianta, anzi traendone vantaggio”.

                      “Un’altra conseguenza di questo caldo eccessivo è un aumento della cascola che avviene naturalmente con lo sviluppo dei frutticini – prosegue -. Ma anche in questo caso potrebbe essere un bene per la pianta, in quanto ci consentirebbe di ridurre il diradamento manuale”.

                      Quindi sostanzialmente, sia per quanto riguarda la pezzatura che la texture dei frutti, il caldo improvviso nei meleti dell’Alto Adige sta avendo effetti neutri se non addirittura positivi.

                      Un discorso a parte va fatto per le malattie e i patogeni e per gli insetti infestanti. “Mentre la ticchiolatura si sviluppa in particolare in condizioni di umidità, quindi anche su questo fronte il caldo è un bene, l’oidio, altro fungo che infesta i meleti, predilige le condizioni siccitose: ma la situazione al momento è sotto controllo”, rassicura il responsabile del gruppo di lavoro di Pomologia di Laimburg. “Per quanto riguarda invece gli insetti – conclude – il caldo dell’ultimo periodo sta causando una sempre maggiore prolificazione e propagazione delle generazioni di specie infestanti come l’afide lanigero e la cimice asiatica, processo già agevolato dall’inverno mite che ci lasciamo alle spalle.  Anche in questo caso la situazione è gestibile, seppur con sempre maggiori difficoltà”.

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