di Eugenio Felice
Il primo supermercato PAM apriva a Padova il 5 marzo 1958 per iniziativa di tre imprenditori trentenni: Tito Bastianello, proprietario di cinema, Giovanni Paolo Giol, operante nei distributori di benzina, e Giancarlo Dina, attivo a Venezia nell’abbigliamento di altissima gamma. Solo pochi mesi prima, nel 1957, aveva aperto a Milano il primo Esselunga. A distanza di 65 anni, PAM è diventato un gruppo attivo in tutta Italia sia con negozi diretti che in franchising, con format innovativi come i primi discount a insegna Metà e i primi convenience store a insegna PAM Local, e un fatturato di 1,9 milioni di euro stimato per il 2023, in rialzo dell’8% sul 2022. Per celebrare questo importante anniversario, è stato lanciato uno spot TV on air dalla scorsa domenica che richiama ai valori dell’insegna e ricorda anche il significato del termine PAM – “Più a Meno” – ed è stato presentato un libro, “La spesa degli italiani”, con un evento rivolto alla stampa in Galleria Rizzoli a Milano il 28 novembre.
A presentare il libro e a ripercorrere una straordinaria storia di imprenditoria italiana, c’erano Salvatore Dina, presidente del consiglio di amministrazione di Pam Panorama Spa, nonché figlio di uno dei tre fondatori, Giancarlo Dina, e il direttore generale Andrea Zoratti. Salvatore Dina, con l’occasione, ha fatto il quadro della situazione in cui versa oggi la grande distribuzione italiana: “Non si intravedono cambiamenti strutturali, la coperta sarà corta ancora per un periodo lungo e probabilmente diventerà ancora più corta. I redditi si stanno concentrando e la classe media sta riducendo il proprio potere d’acquisto, a causa di un’inflazione che tra 2022 e 2023 è stata sugli scaffali attorno al 18%. Questo ha un impatto enorme sui consumi alimentari, che a volume sono inequivocabilmente in contrazione. Sono cambiate le priorità di spesa: il consumo alimentare scende a favore di tecnologia, viaggi e servizi ad abbonamento, che stritolano le persone lentamente”.
“Non esiste più la figura della casalinga come 30 anni fa – ha continuato Salvatore Dina – ora la donna lavora, il tempo per la spesa diminuisce, così come il tempo per cucinare, a vantaggio di piatti pronti e della ristorazione. In generale il consumatore italiano è meno fedele alla marca industriale, per non dire che ha una disaffezione per la marca, che a sua volta investe più sui mercati esteri che non in Italia, le persone sono più disponibili a provare prodotti di marche sconosciute, molto più di una volta. Per quanto riguarda l’offerta, i trend sono chiari: i discount guadagnano quote di mercato alla velocità della luce, il web porta via una fetta rilevante dei consumi non alimentari, i drug store stanno emergono e portano via fatturato ai supermercati, i gruppi con imprenditori radicati sul territorio funzionano, mentre i gruppi nazionali con gestione accentrata fanno fatica, gli ipermercati vanno ridimensionati, non sono più un format di vendita coerente con i desiderata e le abitudini degli italiani”.
Ha contribuito a delineare il quadro della situazione anche Andrea Zoratti, direttore generale di PAM Panorama Spa: “Per il 2023 non possiamo lamentarci, chiuderemo con un ebitda incrementale di 26 milioni di euro rispetto al 2022, grazie agli investimenti sull’efficientamento dei processi e sulla rete di vendita. Non mancano però le difficoltà e le preoccupazioni: abbiamo sostenuto degli aumenti di listino che non siamo riusciti a scaricare nei prezzi di vendita e questo ha eroso la marginalità. Abbiamo aderito al trimestre anti inflazione, investendo sui prodotti a nostro marchio, e questo ha pesato sui conti. Registriamo poi un aumento della pressione promozionale che porta con sé un investimento di margine. Infine c’è un segnale sintomatico del periodo che stiamo vivendo: registriamo un aumento delle differenze inventariali e degli ammanchi, che valgono 25 milioni di euro. Per il 2024 ci aspettiamo, per la grande distribuzione, il peggior anno degli ultimi 20 anni”.
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