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                      A gennaio si riaccende l’inflazione in Italia, carrello della spesa a +5,4%

                      Food cost rising concept. Shopping cart full of groceries and red arrow pointing up 3D Rendering, 3D Illustration

                      A gennaio risale l’inflazione, dello 0,8% su base annua e dello 0,3% rispetto a dicembre. Gli aumenti sono legati ai rincari su trasporti e beni alimentari non lavorati; probabilmente si iniziano a sentire, seppur timidamente, gli effetti della crisi nel Mar Rosso. Torna ad accelerare anche il carrello della spesa, segnando su base annua un +5,4%. “Per i prezzi alimentari è ancora crisi nera – è l’allarme di Assoutenti -. Solo per mangiare una famiglia spende +474 euro all’anno”

                      Dalla Redazione

                      Inflazione carrello della spesa

                      La discesa dei prezzi si prende una pausa. Secondo le stime preliminari dell’Istat, a gennaio l’inflazione aumenta dello 0,3% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +0,6% del mese precedente). Questa nuova corsa dei prezzi al consumo, comunica l’istituto, è dovuta principalmente all’aumento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti, che passano da +3,7% dicembre a +4,3% di gennaio, e a quello dei beni alimentari non lavorati, che passano da +7% a +7,5%. Si iniziano probabilmente a sentire anche gli effetti della crisi nel Mar Rosso, che sta causando seri problemi alla logistica mondiale.

                      Per contro si registra un calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -41,6% a -21,4%), la cui flessione su base tendenziale però, sottolinea l’Istat, risulta a gennaio attenuata a causa dell’effetto statistico dovuto allo sfavorevole confronto con gennaio 2023. Si attenua anche l’aumento dei prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +4,2% a +2,9%) e dei beni durevoli (da +1,5% a +0,8%).

                      Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, si attesta a gennaio al +2,8% (da +3,1% del mese precedente).

                      Risale il carrello della spesa

                      “Un contributo alla risalita dell’inflazione si deve al permanere di tensioni sui prezzi dei beni alimentari non lavorati, i cui effetti si manifestano anche sull’accelerazione del cosiddetto carrello della spesa – commenta l’Istat – che aumenta lievemente su base tendenziale, passando da +5,3% a +5,4%. Rallentano invece i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che passano da +4,4% di dicembre a +3,6% di gennaio.

                      “La risalita dell’inflazione a gennaio desta preoccupazione e deve portare il Governo ad adottare efficaci misure di contrasto, specie nei settori primari per le famiglie”. Lo afferma Assoutenti, commentando in una nota i dati dell’Istat secondo cui a gennaio i listini al dettaglio hanno invertito la rotta e sono tornati a salire segnando un +0,8% su anno. “Il cosiddetto carrello della spesa, ossia i beni più acquistati dalle famiglie, aumenta del +5,4% e si confermano le tensioni nel comparto alimentare, i cui prezzi, considerate anche le bevande, aumentano del +5,9% a gennaio – spiega il presidente Gabriele Melluso -. Questo significa che solo per mettere il cibo in tavola una famiglia con due figli si ritrova oggi a spendere 474 euro in più su base annua”.

                      “Sul fronte dei prezzi è quindi ancora crisi nera, e il Governo deve studiare misure di contrasto come il paniere anti-inflazione attuato lo scorso anno, in modo da tutelare i redditi delle famiglie e sostenere la spesa contrastando la crescita dei listini al dettaglio”, conclude il presidente di Assoutenti.

                      “La Gdo continuerà a difendere il potere d’acquisto delle famiglie”

                      “L’inflazione, in leggera risalita, al momento non risente eccessivamente delle recenti criticità geopolitiche di cui occorrerà monitorare l’evoluzione nel tempo, ma di fattori relativi ai beni energetici regolamentati e, per il carrello della spesa, del permanere di tensioni sui beni alimentari non lavorati”, commenta Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione.

                      “Ad ogni modo, restiamo in un contesto caratterizzato da consumi deboli e da sensibili cambiamenti nelle abitudini d’acquisto delle famiglie per affrontare gli effetti inflattivi, e le imprese della Distribuzione Moderna, dopo aver supportato con senso di responsabilità l’iniziativa del ‘Trimestre anti-inflazione’, continueranno l’impegno nel difendere il potere d’acquisto degli italiani”, assicura. In questi mesi, grazie a un’offerta contraddistinta da qualità e convenienza, i prodotti a marca del distributore si sono confermati, da un lato, un valido strumento a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie, dall’altro, un partner per lo sviluppo e la tenuta economica delle filiere produttive del Made in Italy, sottolinea Federdistribuzione.

                      “In questo scenario economico ancora complesso – conclude Buttarelli -, rimane fondamentale sostenere le nostre imprese, auspicando in particolare l’avvio di un processo di riduzione dei tassi d’interesse e un’estensione al settore della Distribuzione Moderna del piano ‘Industria 5.0’, per agevolare gli investimenti delle aziende sia in ambito digitale sia in chiave di efficientamento energetico”.

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