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                      Agricoltura 4.0, Italia: esiste e funziona, ma la messa in pratica è acerba

                      L’agricoltura 4.0 è stata al centro di Business Tech Forum, ospitato “virtualmente” da Il Sole 24 Ore e moderato da Micaela Cappellini, giornalista della testata. Il Forum ha coinvolto Matteo Lasagna, vicepresidente di Confagricoltura, Giuseppe L’Abbate, sottosegretario alle politiche agricole, Paolo Menesatti, direttore del Centro di ricerca di Ingegneria e trasformazioni agroalimentari, Marcello Donatelli, direttore del Centro ricerca Agricoltura e Ambiente, e Filippo Renga, direttore Osservatorio Smart AgriFood, Politecnico di Milano e Università di Brescia. Al centro degli speech i pilastri dell’agritech, così come le novità nell’ambito dell’agricoltura 4.0 e l’importanza di adottare le già numerose tecnologie già presenti, per integrarle nella quotidianità di oggi in quanto capaci di far risparmiare tempo e denaro all’agricoltore, e al contempo aumentarne la qualità dei prodotti. Tecnologie che si sono rivelate ancora più utili – se non essenziali – in tempi di Covid-19

                      Dalla Redazione

                      Agricoltura 4.0

                      Al centro dell’incontro l’agricoltura 4.0 e i progetti innovativi in ambito agricolo, che nella realtà dei fatti sono ad uno stadio avanzato sebbene la loro messa in pratica sia ancora acerba. “Le innovazioni digitali aiutano la sostenibilità economica, ambientale e sociale  – ha sottolineato Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood, Politecnico di Milano e Università di Brescia -. Dal punto di vista della sostenibilità economica l’agricoltura 4.0 porta a notevoli riduzioni di costi. Per esempio, la Cooperativa Agrisfera, utilizzando dei macchinari connessi tra loro capaci di raccogliere, scambiare ed elaborare i dati, ha ridotto l’utilizzo di gasolio: nello specifico 10 litri di gasolio in meno per ettaro, il che porta a un risparmio di 6 euro a ettaro. Un risparmio economico che porta di conseguenza una maggior sostenibilità ambientale. Infatti, seguendo lo stesso esempio, sono stati risparmiati anche 30 kg di anidride carbonica in meno ad ettaro. Grazie invece a sensori di campo si possono ridurre gli interventi fitosanitari fino al 30%. Il tutto con tecnologie già presenti sul mercato e non così complesse da gestire. Infine – conclude Renga – la sostenibilità sociale: il digital in agricoltura aiuta notevolmente il proprietario dell’azienda nella gestione quotidiana e nelle decisioni da prendere, facilita l’organizzazione del lavoro e impatta positivamente sul benessere della società circostante”.

                      Al centro c’è l’agricoltura italiana: pilastro dell’economia del Bel Paese e, al contempo, in ritardo nell’applicare sul campo le nuove tecnologie. “L’agricoltura italiana sconta, al di là del Covid 19, un’incapacità infrastrutturale di essere competitiva – ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura Matteo Lasagna -. Le nostre produzioni fanno fatica a valicare i confini italiani per raggiungere i mercati europei per un deficit strutturale, soprattutto digitale: un esempio è la difficoltà nel creare piattaforme di commercializzazione dei nostri prodotti, penso ad esempio alle fragole. Incapacità anche di intercettare certificazioni ad hoc per la filiera, come ad esempio la blockchain per poter dare un’esaustiva tracciabilità ai nostri prodotti. Il made in Italy non è una chimera ma una realtà, soprattutto per la sicurezza alimentare che i nostri prodotti hanno e che si deve continuare a garantire aumentando il grado tecnologico delle nostre aziende. Da questo punto di vista gli agricoltori e gli allevatori che adottano queste tecnologie si aspettano di avere una maggiore sostenibilità economica da parte del governo. Auspico – sottolinea Matteo Lasagna – che la ricerca e la scienza agricola siano sempre più legate fra di loro, al servizio del consumatore e dell’aumento della capacità produttiva”.

                      Quello della sostenibilità socio-economica è poi uno dei temi più caldi del momento: “Il governo sta lavorando nell’ambito della sostenibilità – ha sottolineato il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate -. È il tema su cui si basa anche la politica Ue, dove abbiamo ribadito che la sostenibilità deve essere non solo ambientale ma anche economica e sociale, quindi abbiamo chiesto all’Europa di non apportare tagli in questo settore. Il governo ha stanziato in legge di Bilancio due forme di sostegno alle aziende agricole come l’introduzione del credito di imposta per gli investimenti nell’ambito dell’innovazione tecnologica e la concessione di contributi a fondo perduto per iniziative atte a migliorare precisione e tracciabilità e, infine, è stato stanziato un fondo di 5 milioni di euro per favorire gli impianti strumentali nuovi. Per quanto riguarda la banda larga, la cui competenza è del ministero dello sviluppo economico, sono stati stanziati 1,5 miliardi di voucher per facilitare l’accesso alla banda ultra larga. Di questi potranno usufruirne più di 2 milioni e 200 mila cittadini italiani e più di 430 mila imprese che beneficeranno di un contributo di 500 euro per la connettività ad almeno 300 mb e di 2.000 euro per la connettività fino a 1gb. Ci aspettiamo che il ruolo delle imprese agricole diventi più attivo al fine di migliorare la comunicazione sui dati della filiera e sostenibilità di ogni singolo prodotto”.

                      L’agricoltura 4.0 trova con il Covid-19 terreno fertile, perché potenzialmente capace di portare l’internet of farming su larga scala in agricoltura: “Il coronavirus porterà ad una svolta nel settore agroalimentare, che non si è mai fermato durante la pandemia e che ha continuato a produrre con orgoglio per i cittadini italiani. Siamo convinti – sottolinea Matteo Lasagna – che il digitale sia qualcosa che unisca, non che divida nell’ambito di un rapporto b2b che ci permetta di entrare in relazione con altri mercati in sicurezza, cosa che adesso non si può fare di persona a causa della pandemia. Uno dei principali problemi che porta la decentralizzazione è la burocrazia, quindi chiediamo semplificazione con la messa in campo di una strategia agricola per l’Italia che vada oltre e che sia una sorta di internet of farming: un sistema che in Italia è ancora acerbo ma che in altri Paesi si sta sviluppando e che comprende tutta la filiera produttiva agricola. C’è la necessità di rendere il settore primario ancora più protagonista dell’economia italiana, troppo spesso giudicato per colpa di pochi casi e scandali che sono avvenuti negli anni. Sono sicuro che il coronavirus rivoluzionerà i mercati e noi dobbiamo saper cogliere le opportunità positive che ne deriveranno per far conoscere e far arrivare i nostri prodotti lì dove ancora non arrivano”.

                      Infatti, con il coronavirus certe dinamiche hanno subito una forte accelerazione. “La spinta al digitale è stata in un certo modo forzata ma ha fatto breccia in tutti gli agricoltori di ogni fascia d’età – sottolinea il professor Renga -. Burocrazia online e strumenti, anche semplici, hanno ridotto gli spostamenti per depositare documenti e certificazioni: questo è anche un messaggio importante anche per la pubblica amministrazione, che spero raccolga. Inoltre, è a beneficio delle certificazioni e al contempo aiuta a sanzionare velocemente chi non lavora correttamente. Gli agricoltori sono abituati a vivere momenti di difficoltà, basta il maltempo, ma sono capaci di fare – in questo caso – di difficoltà virtù”.

                      L’agricoltura 4.0 e la meccatronica applicata all’agricoltura sono il futuro anche per Paolo Menesatti, direttore del Centro di ricerca di Ingegneria e trasformazioni agroalimentari. “L’Italia è tra i primi produttori a livello mondiale di macchine agricole: ha un grande background di competenze, che sta sviluppando e integrando con le nuove richieste da parte del mercato. Un esempio è la guida automatica che su grandi estensioni fa la differenza, o le tecnologie per la distribuzione di fertilizzante: dare la giusta dose nel giusto momento nel giusto luogo, capace di portare a risultati anche migliori del modello tradizionale con risparmi economici anche del 15%. Con il coronavirus abbiamo visto l’importanza di certe tecnologie che già esistono o che vengono sempre più migliorate ma che spesso vengono lasciate indietro. Due esempi possono essere  le tecnologie di riparazione e controllo a distanza della macchina e i sistemi assistiti per la raccolta, di cui oggi si può apprezzare ancora di più l’esistenza vista la scarsità di manodopera”.

                      Esiste però un deficit strutturale digitale, in Italia, che non consente ai prodotti italiani, che sono certamente tra i migliori in termini di qualità, di raggiungere i mercati stranieri. Allo stesso tempo questo deficit consente ai prodotti di altri Paesi di arrivare sui nostri banchi di vendita prima ancora dei prodotti made in italy: “Il fattore limitante della diffusione di un’agricoltura 4.0 in Italia – sottolinea Marcello Donatelli  – non sono le tecnologie in sé, ma è riuscire a rendere facilmente fruibili questi strumenti, come tempo fa lo è stato per i cellulari, che oggi utilizzano tutti: anziani, giovani, ricchi e poveri”.

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