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                      Alla ricerca del pomodoro perduto. Sfida all‘effetto nonna

                      Sipo ha lanciato Sipomodoro, una linea composta da quattro referenze confezionate in un packaging esclusivo, come fossero gioielli o opere d’arte. Il nome di ogni pomodoro è infatti ispirato a un celebre pittore e la grafica della confezione gioca a mostrare ogni varietà come un gioiello diverso. Prende spunto da questa novità di fine estate un mini excursus sui prodotti e brand innovativi nel comparto pomodori da tavola e alcune riflessioni sulla ricerca del “gusto perduto”. In primis di fronte a una proposta sempre più variegata, l’unico segreto per non disorientare il consumatore è raccontare il prodotto e la sua storia, anche attraverso il packaging. Poi c’è la componente psicologica, che ha un ruolo fondamentale nella determinazione del gusto: come sottolinea Sergio Fessia, Ceo di Ortobra Gourmet, società che gestisce il reparto ortofrutta in Eataly Nord Italia ed Europa, “il più grande nemico del pomodoro è il ‘pomodoro della nonna’! Con quel ricordo non c’è gara”

                      di Anna Parello, consulente di marketing e comunicazione per l’ortofrutta

                      pomodoro

                       

                      L’ultimo progetto lanciato da Sipo, Sipomodoro, riaccende i fari su un tema venuto alla ribalta da alcuni anni, ma sempre attuale: la ricerca del gusto perduto del pomodoro. Mentre la superficie espositiva per la vendita del pomodoro da tavola nel tempo è andata progressivamente aumentando, complice la moltiplicazione di colori, forme, dimensioni, varietà e attributi caratterizzanti la categoria (origine, IG, nickel free, chilometro zero, residuo zero, bio etc.), il sapore resta spesso deludente.

                      I tentativi di recuperare il gusto del pomodoro di una volta sono svariati, da quelli fatti dalle ditte sementiere con la combo nuova varietà brevettata + brand (vedi Syngenta con iLcamone o Semillas Fitò con Monterosa), a quelli portati avanti da Slow Food con il recupero di vecchie varietà che rischiavano di scomparire (come nel caso del pomodoro Fiaschetto) o ancora a quelli di gruppi di produttori, vedi l’esempio del Torpedino.

                      Qual è dunque la novità portata da Sipomodoro? “Intanto aver messo a punto quattro nuove varietà grazie alla collaborazione in esclusiva tra una ditta sementiera e un produttore con il polso del mercato, ovvero Lamboseeds e Sipo, due realtà romagnole vocate all’innovazione e all’export – dichiara Massimiliano Ceccarini, managing director di Sipo -. Poi aver condotto tutta una serie di analisi sensoriali e test consumer che ci hanno permesso di stilare per ogni varietà una carta d’identità, che dà risalto a gradi brix e acidità. La scelta di coltivare in terra solo in specifiche aree italiane vocate, diverse a seconda del periodo dell’anno, è un altro fattore. Infine la comunicazione, studiata per dare valore al prodotto e trasmettere al meglio tutti i plus e le caratteristiche di ciascuna varietà, spiegate con un linguaggio simile a quello usato per descrivere il gusto dei vini. I nomi delle quattro referenze e il packaging sono stati messi a punto per farli percepire come gioielli, piccole opere d’arte”.

                      Consapevole che entrare in un mercato già fortemente presidiato da big player è una sfida dura, Sipo ha come obiettivo primario penetrare con la nuova linea nelle catene gourmet dei paesi Nord europei. “Nelle nostre intenzioni – afferma Ceccarini – Sipomodoro sarà e resterà un prodotto di nicchia, coerentemente con la strategia aziendale, che per differenziarsi sul mercato, specie interno, punta a valorizzare prodotti particolari, locali, a volte dimenticati, come gli agretti e gli strigoli di Romagna”.

                      A proposito di catene gourmet e prodotti di nicchia è interessante il parere di Sergio Fessia, Ceo di Ortobra Gourmet, la società piemontese incaricata della gestione del reparto ortofrutta in Eataly Nord Italia, Monaco, Parigi e Stoccolma. Conoscitore esperto delle eccellenze made in Italy, Fessia è convinto che a rendere buono un pomodoro siano fondamentalmente due aspetti: il suolo e la stagionalità. “Nella mia esperienza il pomodoro buono è quello coltivato a terra. Il fuori suolo, l’idroponica è cosmetica, non agricoltura. E poi ci sono le stagioni, periodi in cui il mix terreno e clima riesce a dare al prodotto il miglior bilanciamento di sapore tra acidità, dolcezza non invasiva, consistenza e profumo. In Ortobra ci approvvigioniamo nei mesi freddi in Sicilia prevalentemente di pomodoro grappolo, piccadilly e ciliegino, poi ci spostiamo in primavera e autunno in Liguria con il costoluto e il cuore di bue, in estate in Piemonte sempre per costoluto e cuore di bue e nella zona di Fondi per i colorati”.

                      “In generale, sul fattore estetico c’è stato un grande miglioramento varietale – prosegue Fessia -. Non condivido invece la ricerca esagerata del ‘dolce’, a mio avviso sbilanciata, specie per certe referenze, come il datterino giallo. La dolcezza è una componente del ‘buono’ nel pomodoro, non l’unica caratteristica. Sul sapore perso, non solo per il pomodoro, a mio avviso gioca un peso rilevante l’effetto psicologico. In tanti anni di vendita il più grande nemico del pomodoro è il ‘pomodoro della nonna! Con quel ricordo non c’è gara, più buono di quel pomodoro che mangiavamo da bambini, preparato e magari raccolto con amore dalla nonna, non c’è nulla. Al massimo c’è il pomodoro che mangi in vacanza, altro momento magico in cui tutto viene percepito migliore. Contro l’effetto nonna e vacanza, oltre a offrire un ottimo prodotto, l’unica arma è spiegare il prodotto, raccontare la sua storia e di conseguenza assume particolare importanza la confezione, che tanto in questo senso può fare”.

                      Con una penetrazione nelle famiglie italiane prossima al 100% e una segmentazione già evoluta, per evitare il disorientamento del consumatore di fronte a una proposta così ricca l’unica soluzione è comunicare, anche a reparto, quanto più chiaramente possibile le caratteristiche salienti delle diverse famiglie di pomodoro e le occasioni di consumo più adatte per ciascuna.

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