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                      Arriva la tassa sulla plastica? Un euro al chilo per packaging e prodotti monouso

                      Si applicherà a tutti i prodotti in plastica monouso: dalle bottigliette ai tappi, dalle buste dell’insalata ai contenitori per la frutta e la verdura, dai tetrapak ai contenitori dei detersivi. È lunga la lista dei prodotti soggetti alla nuova plastic tax prevista dal governo giallorosso nella manovra 2020. Sono esenti le biolpastiche, per le quali al contrario è previsto un incentivo nella produzione. Contrari molti personaggi istituzionali e industriali del settore; preoccupazione anche da parte delle associazioni dei consumatori, che prevedono uno scarico dei costi sulle famiglie italiane

                      Dalla Redazione

                      tassa sulla plastica packaging

                      La palstic tax coinvolge tutti i prodotti monouso per il contenimento e la protezione di merci e alimenti

                      Bottiglie di plastica, buste e vaschette in polietilene monouso per alimenti, come le buste per l’insalata e le confezioni monouso per frutta e verdura, ma anche il tetrapak del latte, delle bibite e dei vini o i contenitori dei detersivi: è lunga la lista dei prodotti di plastica che saranno soggetti alla nuova tassa sulla plastica annunciata all’interno della Manovra 2020.

                      La cosiddetta “plastic tax” prevista dalla bozza della prossima legge di Bilancio prevede un’imposta da 1 euro al chilo. A subire la stangata sulla plastica anche il polistirolo, i tappi e le etichette di plastica, come indicato nella relazione che accompagna la bozza della manovra. Verranno tassati anche i manufatti in plastica usati per la protezione o per la consegna delle merci (packaging per elettrodomestici, computer o altre apparecchiature), i rotoli in plastica pluriball e le pellicole e film in plastica estensibili. “Sono coinvolti – spiega la relazione che accompagna la bozza della legge di Bilancio – tutti i prodotti per di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari”. Restano esenti solo siringhe e taniche, secchi e contenitori per custodire oggetti vari.

                      Sono naturalmente esclusi dalla nuova imposta ecologica i packaging biodegradabili e compostabili: il governo giallorosso introduce a questo proposito degli incentivi per le aziende che puntano a riconvertirsi alla produzione di bioplastiche. Queste imprese avranno a disposizione un credito d’imposta del 10% per le spese sostenute nel 2020 fino a un massimo di 20 mila euro.

                      Questa nuovo provvedimento previsto dalla manovra economica servirà a inquinare di meno? “Non demonizziamo la plastica”. Tanto più che il balzello rischia di produrre “un danno incalcolabile per la seconda manifattura d’Europa” con il risultato che “migliaia di posti di lavoro sarebbero a rischio e, peggio, non ci sarebbe neanche quest’effetto indiretto di spinta alla sostenibilità”. Lo sostiene in un’intervista al Corriere della Sera Antonello Ciotti, presidente del Corepla, il maggiore consorzio in Italia in cui è rappresentata tutta la filiera del settore, dai produttori di imballaggi ai selezionatori di rifiuti fino ai riciclatori.

                      tassa sulla plastica packaging

                      Anche le vaschette in polietilene per frutta e verdura e le buste per l’insalata saranno tassate

                      Ciotti, come riporta l’Agi, sostiene che tutti considerano che produrre plastica sia dannoso, ma lui fa un calcolo e dice, per esempio, che “con lo stesso numero di bottiglie da riciclare si riempie un camion di plastica contro 32 tir di vetro” e “con un conto energia completamente diverso” se si considerano anche le emissioni dei veicoli e le spese di logistica. Sul fatto che poi la plastica sia difficilmente riciclabile, Ciotti sostiene che “non esistono prodotti compostabili e biodegradabili a temperatura ambiente” e che “in ogni caso deve essere fatta una raccolta differenziata”.

                      Su La stampa invece si esprime Edo Ronchi, ex ministro dell’Ambiente (dal 1996 al 2000) e oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Ronchi, come riporta sempre l’Agi riassumendo le uscite sui vari quotidiani, si dice contrario alla plastic tax, che “non si contribuisce minimamente all’attività di riciclo, ma punta solo ad introiettare denaro. Andando peraltro contro le direttive europee” secondo le quali “si dovrebbe salire dal 43 al 55 per cento di plastica riciclata”. E invece, secondo Ronchi, si tratta di un’impresa “decisamente ardua”, perché “metà del materiale da riciclare è costituito da plastica a più strati che richiede un trattamento complesso con tecnologie più avanzate”. L’alternativa secondo Ronchi sarebbe quella di “diminuire gli oggetti in plastica-usa-e-getta a favore di quelli multi uso”, ma in ogni caso gli investimenti “devono essere finalizzati alla conversione ecologica non a fare cassa”.

                      La nuova tassa sulla plastica ha già messo in allarme anche i consumatori, che temono che i nuovi costi saranno scaricati dalle aziende sulle famiglie, che rischiano di spendere fino a 138 euro in più, secondo Federconsumatori. Secondo i calcoli del Codacons la stangata può arrivare a 165 euro, considerando anche lo stop, sempre in chiave ecologista, alle agevolazioni sul gasolio per l’autotrasporto anche agli euro 3.

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