L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
                      L'INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER IL TRADE ORTOFRUTTICOLO
                      L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA

                      Autunno caldo, da nord a sud la siccità non dà tregua: il Po come d’estate

                      Il livello del fiume Po è a -2,3 metri rispetto allo zero idrometrico, come d’estate, tanto da essere al 30% della sua portata media. Una siccità che colpisce i campi, favorisce la risalita del cuneo salito nel delta, restringe i ghiacciai, lascia le montagne senza neve: questo è quanto emerge dal monitoraggio sulla preoccupante situazione al Ponte della Becca (Pavia) in riferimento al gran caldo anomalo su tutta la Penisola in un 2022 che si classifica fino ad ora in Italia come il più caldo mai registrato dal 1800 con una temperatura addirittura superiore di quasi 1 grado (+0,96) rispetto alla media storica, ma con 1/3 di precipitazioni in meno, secondo Isac Cnr nei primi 9 mesi dell’anno. La situazione è in leggera ripresa nel Nord Ovest, fa sapere l’Anbi, mentre preoccupa ancora nel Nord Est ma è nel Centro e Sud Italia che si registrano i dati più sconfortanti in un periodo dell’anno che dovrebbe dissetare le falde in vista della prossima stagione irrigua

                      Dalla Redazione

                      siccità po

                      Foto d’archivio del Po a luglio 2022 a Stellata di Bondeno (FE) – Polo Pilastresi (Anbi)

                      Non è affatto roseo il quadro delineato dall’Anbi (Associazione dei consorzi di gestione delle acque irrigue) che sottolinea come resta grave la condizione del fiume Po, le cui portate addirittura calano al rilevamento finale di Pontelagoscuro, restando al di sotto del minimo storico mensile con un deficit del 72% sulla media storica. L’Emilia Romagna, infatti, ad eccezione dell’Enza, è in grave sofferenza idrica, i cui corsi hanno portate sono al di sotto delle medie e prossime ai minimi storici in un territorio, che per metà non ha visto alcuna pioggia ottobrina e per l’altra metà ha ricevuto solo precipitazioni minime in un mese generalmente deputato a rimpinguare le riserve idriche. Il fiume Po però è fondamentale per l’ecosistema della pianura padana dove, precisa Coldiretti, si concentra il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento, dando origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.

                      Infatti, in difficoltà per l’allarme siccità fuori stagione sono tutte le colture in campo con gli imprenditori agricoli che stanno intervenendo con irrigazioni di soccorso per non compromettere le coltivazioni: dalle semine di grano ai kiwi prossimi alla raccolta, dal radicchio ai carciofi fino agli ortaggi lungo tutta la Penisola. Il caldo sta anche provocando l’allungamento della fase vegetativa delle piante con il rischio di far ripartire le fioriture ed il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile, successivo abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni.

                      A preoccupare è soprattutto la siccità nel Nord Est del Paese: in particolare il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, dove si sorvegliano sia i livelli di falde e fiumi e quelli delle riserve idriche regionali. Anche se i livelli dei corsi d’acqua del Veneto sono tornati a crescere di qualche centimetro come non accadeva da tempo e  l’Adige è rientrato in media dopo mesi di record negativi, nonostante il perdurare dell’assenza di  fenomeni meteorici di rilievo.

                      La situazione si aggrava in Centro e Sud Italia, tanto che la competente Autorità di bacino distrettuale le definisce  a “siccità severa”. “Essendo in autunno, periodo generalmente piovoso, c’è da preoccuparsi per la ricarica della falda e per la prossima stagione irrigua, condizione prima per l’incremento dell’autosufficienza alimentare” commenta Francesco Vincenzi, presidente di Anbi.

                      In Toscana tutti i fiumi sono in forte calo di portata ad eccezione dell’Arno e si conferma, in particolare, l’andamento ormai torrentizio del Serchio. In Umbria è critica perfino la condizione delle sorgenti, alla cui portata complessiva mancano 455 litri al secondo rispetto al fabbisogno medio del territorio; è in leggera decrescita la portata nell’alto corso del fiume Tevere, mentre il livello del lago Trasimeno (-m.1,55)  resta abbondantemente sotto la soglia di criticità (-m. 1,20). Calano anche i livelli dei laghi di Bracciano e Nemi nel Lazio, così come la portata del fiume Aniene, mentre cresce leggermente quella del Tevere e del Sacco. In Abruzzo, dove il bilancio idroclimatico risulta essere in rosso, è pressoché “a secco” il bacino di Penne, esaurito dopo aver assolto alla funzione irrigua in una stagione particolarmente difficile.

                      In Campania la situazione è frammentata: i flussi nel  fiume Sarno sono in calo ma sono in crescita quelli di Volturno e Garigliano; aumentano i volumi idrici, trattenuti nel lago di Conza sul fiume Ofanto, ma diminuiscono quelli nei bacini del Cilento sul fiume Alento.

                      In Puglia si avvia a conclusione la stagione irrigua con i principali invasi che ancora conservano oltre 33 milioni di metri cubi in più rispetto all’anno scorso, nella vicina Basilicata i bacini continuano a rilasciare circa 1 milione di metri cubi d’acqua ogni giorno a testimonianza di un clima estivo, che non accenna a finire (l’annunciato anticiclone “Monster” manterrà temperature sui 30 gradi anche nei prossimi giorni).

                      Al Sud però la situazione più pesante si registra in Calabria: fiumi e i laghi sono in grande sofferenza idrica soprattutto nella Sila, dove la pioggia latita ormai dalla scorsa estate; non va meglio nelle città capoluogo, il cui deficit pluviometrico va dai 150 millimetri di Reggio Calabria agli oltre 400 millimetri di Vibo Valentia e Crotone, nella cui provincia sono forti le preoccupazioni sia per gli usi idropotabili che per l’irrigazione delle produzioni orticole stagionali. I livelli nei bacini delle dighe di Sant’Anna e monte Marello sono in deficit rispetto agli anni scorsi; il persistere di alte temperature (fino a 31 gradi nelle aree interne con +8° rispetto alla media del periodo) e l’assenza di precipitazioni all’orizzonte fanno incombere uno stato d’emergenza idrica a breve.

                      Va un po’ meglio nel Nord Ovest dove finalmente un po’ ha piovuto, sottolinea l’Anbi. Le maggiori precipitazioni si sono registrate nella fascia settentrionale della Lombardia tra le province di Varese, Como, Lecco, Sondrio, Bergamo, ma anche in Valle d’Aosta, lungo la linea di confine con la Francia, dove su alcune località sono caduti  fino a 170 millimetri di pioggia, mentre sul resto della regione se ne sono registrati una sessantina.

                      In Piemonte, le piogge si sono concentrate soprattutto sui monti: sul macrobacino del Ticino sono caduti circa 148 millimetri di pioggia e su quello della Dora Baltea mm 86,3 ,ma  a Torino, Asti ed Alessandria non si è raggiunto il millimetro. Ne consegue che crescono in maniera significativa la portate di Sesia, Stura di Lanzo, Pesio, mentre restano  azzerate quelle di Ellero ed Orba, così come Bormida e Varaita superano di poco il metro cubo al secondo. Analogo discorso vale in Lombardia, dove a secco è rimasta la Pianura Padana: nei  15 giorni scorsi sono caduti 12 millimetri di pioggia a Milano, 5 millimetri a Pavia e non è mai piovuto a Brescia.

                      Per quanto riguarda i grandi laghi, quello di Como è cresciuto di quasi un metro in una settimana, passando dal 9,4% di riempimento all’attuale 71,8%, grazie a precipitazioni di oltre 200 millimetri in 4 giorni nelle zone attorno al bacino; a beneficiarne è anche il fiume Adda, che in una settimana ha visto quintuplicare la portata. Pur restando sotto media crescono anche i livelli del lago Maggiore (quasi mezzo metro in più, salendo dal 19,3% al 56% di riempimento) e del Sebino (27,9% di riempimento), mentre il Benaco (lago di Garda) resta invece sostanzialmente stabile al 22,9% della capacità.

                      Copyright: Fruitbook Magazine