Dalla Redazione
Maxi inchiesta dei Carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare, condotta insieme al Ros dell’Arma, e con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, nell’area dei Nebrodi, dove oggi i militari dell’Arma, coadiuvati dai colleghi di Polizia e Guardia di finanza, hanno dato esecuzione a un provvedimento cautelare a carico di 37 presunti esponenti del clan di Tortorici, nel messinese.
Le indagini, che si sono avvalse delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia già appartenenti al gruppo mafioso dei Batanesi, hanno portato gli investigatori a ricostruire l’esistenza del gruppo criminale finalizzato alla commissione di un’indeterminata serie di delitti contro il patrimonio, tra cui estorsioni e truffe a danno dell’Unione Europea e dell’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, e al controllo in modo diretto o indiretto di attività economico-imprenditoriali, nonché alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, alla cessione e al commercio al minuto di droga.
Il provvedimento rappresenta una prosecuzione dell’operazione “Nebrodi” – come riporta una nota del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri – eseguita nel gennaio 2020 dalla Guardia di Finanza di Messina e dai Carabinieri del Ros e del Comando Tutela Agroalimentare su delega della Dda di Messina, che aveva fatto luce sugli interessi criminali sui fondi europei e che aveva condotto all’arresto di oltre 100 soggetti. Tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Messina.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali i Finanzieri del Comando Provinciale e i Carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare hanno eseguito il sequestro preventivo di 349 titoli AGEA, definiti “tossici” poiché acquisiti fraudolentemente e del sequestro, anche per equivalente, di somme superiori a 750 mila euro da prelevare sui conti di 8 società, derivanti dalle truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020.
Le investigazioni confermano che le frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose, unitamente a quelli tradizionali (es. estorsioni o traffico di sostanze stupefacenti), più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi.
Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Questura di Messina stanno conducendo in stretta sinergia nel Distretto di Messina sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.
Nella nota si evidenzia che il procedimento pende in fase di indagine preliminare e che gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.
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