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                      Biologico, Italia vicina al target del 25% delle superfici, ma i consumi stentano

                      Si è tenuta oggi presso il Palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila alla presenza del ministro Lollobrigida la presentazione in anteprima del Rapporto “Bio in cifre” realizzato da Ismea e da Ciheam Bari. Il settore cresce e nel 2022 le superfici coltivate a biologico rappresentano quasi il 19% del totale della superficie agricola utilizzabile: un risultato che proietta il nostro paese verso il target del 25% fissato dalla strategia Farm to Fork. Aumenta anche il numero degli operatori e c’è un nuovo e positivo interesse nel canale horeca. Ma con i consumi stentano a recuperare slancio…

                      Dalla Redazione

                      biologico superficiL’atteso Piano nazionale per la produzione biologica, che guiderà il settore verso gli obiettivi di sviluppo richiesti dalla strategia europea Farm to Fork e ribaditi nella legge nazionale del 9 marzo 2022, è ormai ai blocchi di partenza, concluso l’iter di ascolto delle parti coinvolte. Il settore potrà contare su uno strumento programmatico che punta a potenziare ulteriormente l’offerta e migliorare il posizionamento, facendo leva sull’innovazione, la digitalizzazione, l’aggregazione, la semplificazione amministrativa e la promozione.

                      Intanto, come testimoniano gli ultimi dati del Rapporto Bio in cifre, il biologico italiano è ormai lanciato verso il target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork al 2030, con già sei regioni che hanno oltrepassato questo traguardo, e un’incidenza media balzata a quasi il 19%, grazie all’incremento registrato anche nel 2022. In parallelo il numero degli operatori (produttori, trasformatori e importatori) prosegue la sua crescita a un ritmo piuttosto sostenuto, confermando l’Italia al primo posto in Europa per numero di aziende agricole biologiche certificate e sui gradini del podio anche per estensione della Sau biologica.

                      Il 2022 ci restituisce l’immagine di un settore in fermento, al centro delle politiche nazionali e comunitarie e degli investimenti degli operatori, ma con i consumi che stentano a recuperare slancio. La spesa domestica, seppur in ripresa su un deludente 2021, non soddisfa appieno le aspettative, crescendo a un ritmo inferiore all’agroalimentare complessivo e al tasso di inflazione. Segnali più incoraggianti provengono invece dalla prima indagine campionaria condotta presso i pubblici esercizi, con oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti che hanno dichiarato di aver proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche nel corso del 2022.

                      biologico mercato

                      Sono queste in estrema sintesi le principali evidenze che provengono dall’ultimo rapporto Bio in cifre relativo al 2022, realizzato da Ismea e da Ciheam Bari e presentato in anteprima oggi all’Aquila, presso il Palazzo dell’Emiciclo, durante il convegno “Appuntamento con il bio”, che torna a un anno di distanza dall’incontro organizzato Roma a luglio scorso, per fare il punto sulle principali dinamiche e prospettive del settore alla presenza dei rappresentanti istituzionali e delle associazioni.

                      Molti gli interventi e i contributi tecnici che si sono susseguiti durante l’intensa mattinata di lavori, a cui anno partecipato le istituzioni locali e regionali, le associazioni e organizzazioni professionali di settore e il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida.

                      “L’agricoltura biologica si conferma un settore vitale e dinamico, nonché protagonista dell’attuale programmazione della Pac, che pone la nostra nazione ai primissimi posti in Europa per estensione delle superfici e numero di operatori coinvolti – ha dichiarato il neo commissario straordinario dell’ISMEA Avv. Livio Proietti -. L’appuntamento odierno ribadisce l’attenzione dell’ISMEA verso questo settore strategico dell’agricoltura italiana e la volontà di consolidare i rapporti con il territorio, le sue amministrazioni locali e le associazioni di settore, al fine di fornire un supporto allo sviluppo del biologico e, in generale, dell’agroalimentare italiano”.

                      “L’Italia crede nel bio e consolida la propria leadership in Europa – ha affermato il sottosegretario di Stato al Masaf, Luigi D’Eramo -. Lo confermano le cifre del rapporto presentato oggi. Grazie alla significativa crescita registrata nel 2022, le superfici coltivate a biologico rappresentano quasi il 19% del totale della superficie agricola utilizzabile. Un risultato che proietta il nostro paese a raggiungere il target del 25% fissato dalla Strategia Farm to Fork in anticipo rispetto al 2030. Aumenta anche il numero degli operatori, che avranno nel Piano nazionale per la produzione biologica uno strumento importante per supportare lo sviluppo del settore. Positivo l’interesse dimostrato nel canale horeca, in particolare le prospettive nel mondo della ristorazione, l’obiettivo nei prossimi mesi sarà un rilancio dei consumi domestici”. “Aver presentato il rapporto a L’Aquila – ha concluso il sottosegretario Masaf – ha offerto l’occasione per evidenziare il contributo che il biologico può offrire anche allo sviluppo sostenibile delle aree interne”.

                      “Il biologico è un elemento portante della strategia che vede la sostenibilità ambientale viaggiare in parallelo con una strategia di sostenibilità produttiva e che tenga conto della necessità di mantenere l’equilibrio sociale – ha dichiarato il ministro dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobirigida –. Nel tempo abbiamo verificato in Italia un’attenzione crescente per il comparto del biologico. Dobbiamo continuare a sostenerlo sia in termini economici sia in termini culturali, valorizzando il legame tra il territorio, cibo e salute, attraverso un modello che dia attenzione al lavoro e che persegua sempre l’elemento della qualità. Quella stessa qualità che è messa in discussione da sistemi di etichettatura ideologici e non informativi”. “Si pensi – ha chiosato il ministro – che per il Nutriscore un prodotto biologico viene valutato allo stesso modo di un altro iper processato. Il nostro compito quindi è quello di incentivare da una parte questo comparto e dall’altra proteggerci da meccanismi fuorvianti“.

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