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                      Blocco autotrasporti in Sardegna, Lotta (Agr. Campidanese): “Situazione drammatica”

                      Gli scioperi degli autotrasportatori in Sardegna hanno portato a un blocco generale della movimentazione delle merci sia in entrata che in uscita dall’isola, con anche i porti chiusi al traffico. “Siamo fermi da lunedì e abbiamo smesso di raccogliere, non c’è più spazio nelle celle per i carciofi e anche con gli asparagi stiamo avendo dei problemi”, ci racconta Salvatore Lotta, direttore commerciale di Agricola Campidanese, spiegando che l’azienda sta cercando di servire almeno i clienti sardi tramite i propri corrieri. La situazione è grave e sta degenerando e finisce per colpire più duramente quella che forse – o senza dubbio – è la categoria più bistrattata in questa emergenza rincari: la produzione agricola (articolo aggiornato il 21 marzo 2022)

                      di Carlotta Benini

                      Lotta su autotrasporti Sardegna

                      (Aggiornamento del 21 marzo 2022: Dopo una settimana di blocco totale dei trasporti, l’intervento del Governo, che ha tagliato le accise sul carburante, ha spinto gli autotrasportatori a rimuovere i blocchi nei porti della Sardegna, facendo ripartire la movimentazione delle merci, sia in entrata che in uscita. Prima è stata data precedenza alle merci deperibili, poi i presidi sono stati sciolti. Restano tuttavia i danni ingenti subiti da centinaia di aziende agroalimentari, che per una settimana intera hanno tenuto la merce ferma nei magazzini, e che continueranno a farsi carico delle ripercussioni di questa mobilitazione).

                      Autotrasporti, la situazione è drammatica in Sardegna, dove i tir sono in fermo da lunedì, bloccando anche i porti e la movimentazione delle merci, sia in uscita che in entrata, con ripercussioni a catena sull’ordine pubblico e sull’approvvigionamento degli scaffali della grande distribuzione. Una situazione che sta degenerando e che alla fine si ripercuote più duramente su quella che forse – o senza dubbio – è la categoria più colpita in questa emergenza rincari: la produzione agricola. “Siamo fermi da lunedì – racconta Salvatore Lotta, direttore commerciale di O.P. Agricola Campidanese, principale realtà ortofrutticola dell’isola -, non possiamo imbarcare niente perché i porti sono bloccati e non possiamo nemmeno ricevere. Stiamo aspettando delle piantine provenienti da Oltremare ma la consegna è in stallo”.

                      “Abbiamo smesso di raccogliere, non c’è più spazio nelle celle per i carciofi e anche con gli asparagi stiamo avendo dei problemi – continua -. Per ora stiamo cercando di consegnare gli ordini ai clienti della Sardegna, attraverso i nostri corrieri, che solitamente sono addetti ai ritiri e a cui abbiamo chiesto, in questa situazione di emergenza, di fare anche consegne”.

                      Le motivazioni che stanno alla base delle proteste e degli scioperi autotrasportatori sono più che condivisibili, tuttavia quello che manca, nella situazione attuale, sembrano essere razionalità e organizzazione. “Gli aumenti dei costi, chi meglio di noi li conosce? – è lo sfogo del direttore commerciale di Agricola Campidanese – Il gasolio agricolo è passato da 60 centesimi a 1,60 euro al litro, il concime da 60 a 130 euro al quintale: i costi di produzione per le imprese agricole sono più che raddoppiati, in alcuni casi perfino triplicati. Ci sono situazioni davvero paradossali e drammatiche nel nostro settore”. “Capiamo la volontà di protestare – prosegue -, ma in alcuni momenti occorre essere più razionali e capire cosa si può ottenere e come, senza penalizzare quella che forse, ad oggi, è la categoria più bistrattata del panorama produttivo italiano, ovvero la nostra”.

                      L’annata in corso, per i produttori sardi, è già abbastanza complessa di suo. “Prima le avversità meteo e i 50 giorni di pioggia da fine ottobre a metà dicembre, poi la siccità e anche le gelate – puntualizza Salvatore Lotta -. E poi il generale calo dei consumi a cui stiamo assistendo, dovuto al fatto che le famiglie non comprano più come prima, costrette con l’inflazione e il caro bollette a fare tagli anche nel carrello della spesa. Sono concomitanze che si concentrano in un momento in cui devi raccogliere non per guadagnare, ma per coprire almeno i costi di produzione e cercare di sopravvivere. Poi succede che il prodotto viene bloccato nei porti e noi puoi esportare. Ecco allora che perdi anche i clienti, che non possono rimanere senza prodotto e quindi si rivolgono ad altri fornitori”.

                      “Di recente – rivela – gli autotrasportatori con cui lavoriamo ci hanno chiesto di rivedere le tariffe, io ho proposto loro di sederci intorno a un tavolo e vedere cosa si poteva fare. Sono una persona disponibile, che cerca sempre di mettersi nei panni dell’altro e comprendo bene la gravità della situazione, ma questo non è il modo di operare”.

                      “È anche vero – conclude – che abbiamo uno Stato che sta pensando forse ad altre cose, invece di prendere decisioni immediate per stoppare i rincari. Così continuiamo ad assistere a delle speculazioni che finiscono per mettere a rischio la vita delle persone”.

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