di Massimiliano Lollis
L’economia del Brasile sta vivendo un periodo molto difficile, con un PIL che nel biennio 2015-2016 si è contratto del 7,4% e una crescita stimata di appena lo 0,4% per l’anno in corso. Ce lo ricordano anche le notizie di questi giorni dal Brasile, come il “taglio” dei fondi destinati al Carnevale nella stessa capitale e in tante altre città brasiliane. Lo scenario generale è però un contesto caratterizzato dalla stretta al credito da parte delle banche e dall’instabilità politica, come dimostra la recente indagine per corruzione, nota come Operation Car Wash, che nel corso degli ultimi tre anni ha portato alla luce un sistema di tangenti in essere tra aziende statali, politici, banche e aziende del Paese.
Non stupisce quindi che nel Paese sudamericano, da parte delle imprese sia sempre più difficile farsi pagare e far rispettare i contratti, ancor più nel settore agroalimentare: è quanto emerge dal primo studio di COFACE sul comportamento di pagamento delle imprese in Brasile.
Secondo la ricerca, che ha analizzato un campione di 126 aziende, circa la metà delle imprese intervistate (46%) avrebbe registrato un peggioramento dell’esperienza di pagamento a causa delle difficoltà finanziarie dei clienti. Una stessa percentuale di intervistati rivela una situazione di stabilità, mentre solo una minoranza (8%) registra dei miglioramenti.
In più, mentre in tutti i settori si osservano ritardi di pagamento pari a 30 giorni, nei settori delle costruzioni e dell’agroalimentare il ritardo può anche superare i 121 giorni, diversamente dal settore della distribuzione, che invece risulta essere quello meno colpito.
Il contesto economico stagnante influisce dunque negativamente sul comportamento di pagamento. Andando indietro di un anno, il 75% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver ricevuto nel 2015 richieste di proroga dei pagamenti da parte dei propri clienti, mentre più del 55% di loro ha registrato un aumento del tasso di insolvenza. Il tutto avviene in un Paese in cui concedere dilazioni di pagamento e vendite a credito è una pratica comune: quasi la totalità del campione (97%) offre questa possibilità ai propri clienti, citando come motivo principale la concorrenza sul mercato. E proprio tra le ragioni che i clienti adducono alla proroga dei pagamenti, secondo il 57% del campione, ci sono le difficoltà finanziarie.
Per risolvere il problema di un mancato pagamento, la stragrande maggioranza delle imprese brasiliane (78%) ritiene che il ricorso a una definizione in via amichevole sia la soluzione migliore. In Brasile far rispettare i contratti non è però cosa facile: secondo l’indicatore Doing Business Index, nel 2017 la procedura richiede in media 731 giorni e con costi pari al 20,7% del valore di un sinistro.
Il gruppo Coface, tra i leader mondiali nell’assicurazione dei crediti, pubblica ogni trimestre valutazioni rischio per 160 nazioni del mondo: questa è la prima volta che viene analizzato il Brasile, con l’obiettivo di indagare sulle abitudini di pagamento delle aziende nel Paese e sulla salute della sua economia. Per quanto non si tratti di un’indagine molto rappresentativa – visto il campione ridotto, soprattutto per quanto riguarda il settore agroalimentare – lo studio fornisce alcuni importanti spunti per le realtà che lavorano con aziende brasiliane. L’economia brasiliana, però, è ancora molto chiusa, con un ridotto numero di accordi commerciali e un export che pesa solamente il 12,8% sul PIL.
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