Dalla Redazione
“Operazione Zafira”: è stata nominata così l’indagine contro il caporalato nei campi avviata già un anno fa dai carabinieri di Portomaggiore insieme al Gruppo per la tutela del lavoro di Venezia e al personale dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Ferrara, che ad aprile 2022 aveva portato a tre arresti nei confronti di altrettanti cittadini pakistani e alla denuncia di 18 titolari di aziende agricole dislocate tra il ferrarese e il rodigino per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Oggi questa lunga inchiesta ha portato alla luce un fenomeno di lavoro nero che coinvolge ben 159 operai agricoli, tutti di origine pakistana, impiegati in condizioni illecite e precarie in 18 aziende agricole operanti in provincia di Rovigo (nei centri di Canaro e Rosolina) e in provincia di Ferrara nei centri di Comacchio, Mesola, Portomaggiore, Argenta, Poggio Renatico e Codigoro. I datori e responsabili delle aziende che avevano a vario titolo utilizzato il personale in condizioni di sfruttamento, oltre ad essere perseguiti penalmente (inchiesta in corso), sono stati sanzionati in via amministrativa per un totale di circa per circa 700 mila euro.
I titolari di queste imprese agricole sono infatti sospettati di aver reclutato e utilizzato i lavoratori nei campi in condizioni di sfruttamento, senza inoltre la preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro, e pertanto “in nero”, come riporta Ferrara Today. I carabinieri, al termine degli accertamenti, hanno proceduto alla contestazione delle violazioni amministrative delle leggi sul lavoro e di tipo contributivo. In particolare sono risultate non veritiere o mancanti le registrazioni degli orari e delle presenze dei dipendenti sul libro unico del lavoro, mentre il recupero contributivo evaso è risultato pari a 32mila euro.
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