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                      Caporalato nelle serre di pomodoro nel ragusano: arrestati tre imprenditori

                      Un grave caso di caporalato è emerso i giorni scorsi nel ragusano, dove i carabinieri hanno arrestato tre fratelli titolari di un’azienda agricola di Ispica che produce pomodori da tavola, accusati di estorsione, sfruttamento del lavoro agricolo, violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. L’indagine, condotta dai carabinieri tra ottobre 2022 e maggio 2023 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, prende il nome di “Free Work”. Vittime 16 giovani braccianti africani, pagati un euro all’ora per lavorare nei campi senza dispositivi di sicurezza appropriati  e alloggiati in serre fatiscenti senza acqua né riscaldamento

                      Dalla Redazione

                      caporalato nel ragusano

                      Pagati un euro l’ora per lavorare nelle serre di pomodori, senza formazione minima in materia di fitofarmaci e soprattutto senza indossare dispositivi di protezione individuale nell’attività di irrorazione di queste sostanze chimiche. Così 16 braccianti africani venivano sfruttati in un’azienda agricola del ragusano, che li aveva sistemati, come alloggio, nelle serre, dove si ritiravano a riposare senza riscaldamento né acqua.

                      Il 27 febbraio 2024 i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Ragusa e del nucleo ispettorato del lavoro di Ragusa, nell’ambito dell’operazione “Free Work”, hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare nei confronti di tre cittadini italiani, titolari di un’azienda agricola di produzione di ortaggi con sede a Ispica: i tre imprenditori agricoli sono stati messi agli arresti domiciliari con l’accusadi sfruttamento del lavoro, estorsione e violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, come riporta Collettiva.

                      Pagati un euro all’ora

                      Le vittime di caporalato sono 16 giovani lavoratori ghanesi e nigeriani, pagati un ottavo della tariffa oraria prevista dal contratto nazionale. Ricevuta la busta paga, i braccianti venivano portati al bancomat dove dovevano prelevare una parte del salario e restituirlo in contanti ai titolari.

                      I giovani venivano alloggiati, al costo di 100 euro trattenuto dalla paga, all’interno delle serre appunto, al freddo e in condizioni igienico sanitarie pessime. Per superare le notti invernali era stata introdotta nelle serre fatiscenti una stufa elettrica, sequestrata dalle forze dell’ordine.

                      Le indagini avrebbero accertato l’assenza di dispositivi di sicurezza nell’attività di irrorazione di fitofarmaci, maneggiati senza la minima conoscenza di prodotti chimici anche molto pericolosi per la salute. Le uniche attestazioni sulla formazione sono risultate false.

                      I tre fratelli imprenditori agricoli del ragusano sono agli arresti domiciliari con gravi capi d’accusa. L’azienda ortofrutticola operante nel ragusano, a Marina di Marza – Santa Maria del Focallo, nell’Ispicese, è stata sottoposta ad amministrazione controllata con un sequestro preventivo di 850 mila euro per evasione fiscale.

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