di Maddalena De Franchis
Il caldo anomalo, che ha tenuto banco ben oltre lo scoccare dell’equinozio d’autunno, ha ritardato l’apertura della campagna di almeno 15 giorni e impattato negativamente sulla colorazione dei frutti, tuttora meno omogenea di quanto ci si aspetterebbe in questo periodo dell’anno. Soffrono, ancora una volta, dei cambiamenti climatici in atto le clementine, eccellenza indiscussa del territorio calabrese e prodotto di punta della OP Agricor di Corigliano Calabro, società cooperativa presieduta da Natalino Gallo. Fresco di nomina tra i 100 protagonisti dell’Italia migliore – riconoscimento assegnato nei giorni scorsi a Montecitorio e promosso dall’associazione Liber – Gallo fa il punto sulla campagna in corso, ormai in pieno svolgimento tra luci (poche) e ombre (molte).
“Sono mancate, finora, le escursioni termiche – dichiara – quindi gli agrumi non hanno raggiunto la giusta colorazione: un requisito fondamentale per la commercializzazione. Il mercato predilige ancora frutti dal color arancione intenso e pronunciato, sebbene ciò non influisca sulle qualità organolettiche. Le temperature elevate, inoltre, hanno richiesto una maggior irrigazione e favorito l’insorgenza di fitopatie: ciò ha innalzato a dismisura i costi di produzione”.
“Puntiamo ora sul mese di dicembre – continua – soprattutto sulle vendite nel periodo delle festività, per far quadrare i conti e remunerare almeno le spese sostenute dai nostri soci, che rappresentano la nostra base produttiva. Senza di loro, l’intera filiera crollerebbe”.
Già, le festività: non tutti sanno che in vari Paesi – europei e non solo – la clementina è simbolo di prosperità, il che la rende una presenza fissa sulle tavole di Capodanno (e nelle ricette natalizie che impazzano sui social network). Il problema, tuttavia, è l’essere rimasti ancorati a un’idea della “qualità estetica” del frutto che, secondo Gallo, è poco sostenibile e quasi impossibile da realizzare al giorno d’oggi, tra avversità atmosferiche sempre più frequenti e aggressioni di agenti patogeni come il temuto ragnetto rosso (nome scientifico: Tetranychus urticae). “Il ragnetto rosso intacca la buccia delle clementine, ma lascia intatti i frutti sia nel sapore che nell’aroma – sottolinea il presidente di Op Agricor -. Bisognerebbe, pertanto, sensibilizzare il mercato sull’importanza di consumare anche il prodotto ‘meno bello’, per evitare sprechi. In alternativa, occorrerebbe mettere in atto una strategia di contrasto più efficace, con strumenti diversi da quelli che abbiamo utilizzato finora e senza compromettere, naturalmente, l’equilibrio degli ecosistemi”.
La necessità di difendere i produttori, che Gallo definisce più volte ‘l’anello debole della catena’, passa anche da una rimodulazione dei prezzi praticati al consumo. “Se l’offerta contempla produttori da tutto il mondo, senza alcuna tutela delle produzioni nazionali – spiega – i prezzi al consumo finiscono inevitabilmente per calare. Basti pensare che, sul mercato italiano, arrivano clementine da Grecia, Turchia, Spagna, Marocco, Sudafrica: una concorrenza più che mai agguerrita, contro la quale disponiamo di armi spuntate”. Gallo non intende puntare il dito contro un colpevole in particolare, ma stigmatizza l’abitudine, ancora assai diffusa tra i consumatori, di pretendere ogni genere di frutto in qualsiasi periodo dell’anno, senza alcun rispetto per la natura e il ciclo perenne delle stagioni.
“Difendere il prodotto – conclude il numero uno di Op Agricor – significa, in ultima analisi, tutelare il paesaggio, custodirne la bellezza. Se facciamo una passeggiata in campagna e ci imbattiamo solo in aziende agricole abbandonate, qual è la nostra impressione? Che siamo davanti a un paesaggio devastato dal degrado, dall’incuria. Proteggere le aziende agricole e pagare il giusto prezzo agli agricoltori vuol dire avviare un circolo virtuoso, di cui beneficeranno il territorio e le comunità che lo abitano”.
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