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                      Crisi Mar Rosso, De Nadai (Unifrutti): “Preoccupazioni per il mercato dell’ortofrutta”

                      Esportazioni ritardate, rotte deviate, trasporti più onerosi: gli effetti della crisi di Suez, con i guerriglieri Houthi che attaccano alcune navi mercantili dirette al Canale, si riversano a cascata anche sulla commercializzazione di frutta e ortaggi freschi, ancor più a rischio perché deperibili. Ne abbiamo parlato con Elena De Nadai, shipping manager di Unifrutti, uno dei principali attori globali nel mercato della frutta fresca

                      di Maddalena De Franchis

                      crisi Mar Rosso

                      Novantacinque milioni di euro persi ogni giorno da circa tre mesi. A tanto ammonterebbe, secondo i calcoli di Confartigianato, il conto che l’import/export italiano sta pagando, a partire dall’ultimo scorcio del 2023, per la crisi del Mar Rosso, scatenata dal gruppo armato yemenita Houthi alle navi occidentali portacontainer in transito: 35 milioni al giorno per mancate o ritardate esportazioni e 60 milioni al giorno per il mancato approvvigionamento di prodotti manifatturieri. Tra i settori più danneggiati c’è, naturalmente, l’agroalimentare: ogni anno, dal Mar Rosso passano infatti 3 milioni di tonnellate di prodotti destinati alle nostre tavole (circa il 9% di tutte le materie prime importante dall’Italia). Attraverso il canale di Suez transita, in particolare, il 67% di tutto il riso che arriva nel nostro Paese, il 45% del pomodoro trasformato, l’11% della frutta a guscio. Secondo le stime di Coldiretti, le esportazioni nazionali di alimenti messe a rischio dagli attacchi dei ribelli Houthi ammontano invece a 5,5 miliardi di euro. Tra i prodotti interessati ci sarebbero proprio frutta e verdura fresca – le più a rischio poiché facilmente deperibili – per un valore attorno al miliardo di euro.

                      crisi Mar Rosso De Nadai UnifruttiUn quadro sconfortante, cui guarda con preoccupazione Elena De Nadai (in foto), shipping manager di Unifrutti, player attivo da oltre settant’anni nel commercio internazionale di frutta e verdura. Il gruppo Unifrutti, che dal 2022 fa parte di ADQ, società di investimenti e holding con sede ad Abu Dhabi, serve più di 50 Paesi durante tutto l’anno, distribuendo circa 500mila tonnellate di frutta fresca a oltre 500 clienti sparsi tra Italia, Giappone, Cile, Sudafrica, Filippine, Spagna, Uruguay, Turchia, Medio Oriente, Cina e India, grazie ai suoi 14mila ettari di terreno in Cile, Italia, Filippine e Sudafrica. Impiega 11mila persone.

                      Rotte sotto attacco e tempi di navigazione più lunghi

                      “A partire da novembre-dicembre 2023, la situazione è degenerata senza alcun preavviso – dichiara De Nadai -, all’inizio si parlava solo di episodi sporadici, poi gli attacchi alle navi commerciali e ai container in transito da e verso il canale di Suez si sono fatti sempre più estesi e frequenti. Le navi dei grandi trasportatori internazionali sono costrette, dunque, a circumnavigare l’Africa, passando intorno al capo di Buona Speranza: ciò significa che il tempo necessario per trasportare le merci tra Asia ed Europa (o viceversa) si allunga significativamente, fino a 10 giorni in più”.

                      Oltre all’allungamento dei tempi, il crollo del traffico marittimo nel Mar Rosso e la modifica delle rotte di navigazione comporteranno, nelle prossime settimane, probabili problemi di congestione dei porti e, dunque, di smistamento della logistica. “Il rischio di congestione riguarderà i porti dislocati lungo l’oceano Atlantico – spiega De Nadai – e i grandi hub di sbarco del continente, come Rotterdam e Las Palmas: è qui che le merci vengono scaricate; è da qui che ripartono per raggiungere i vari Paesi europei”. Ma gli effetti della dilatazione dei tempi del traffico marittimo si estendono anche all’impennata dei costi sostenuti dalle aziende per il trasporto dei container e a un maggior impatto ambientale di ciascuna tratta: parliamo, infatti, di circa 3mila miglia in più da percorrere. Senza contare il rischio di deperimento dei prodotti, costantemente in agguato quando si ha a che fare con il fresco e l’ortofrutta.

                      Ottimizzazione dei tempi di lavorazione

                      “In previsione dell’allungamento dei tempi di navigazione, cerchiamo di ottimizzare i tempi richiesti dalla lavorazione e dal confezionamento dei frutti, subito dopo la raccolta e prima dell’imbarco – prosegue De Nadai -. L’auspicio, però, è che la diplomazia internazionale lavori per creare dei corridoi di tutela e salvaguardia delle navi commerciali, affinché siano ripristinate le rotte consuete”.

                      Si va delineando una nuova crisi degli approvvigionamenti, dopo quella che, nel post Covid, si abbatté per circa un anno sul commercio globale? Gli esperti tendono, per ora, a escluderlo: tuttavia, per un gruppo di respiro internazionale come Unifrutti, i cui interessi si diramano in quasi tutto il mondo, le tensioni geopolitiche si sommano alle preoccupazioni per il cambiamento climatico in corso. Di fronte ai continui capovolgimenti di fronte, la parola chiave, dice De Nadai, è “flessibilità”. “In agricoltura, si sa, non esistono piani perfetti – prosegue – ciò che occorre, invece, è una progettualità elastica, rapida e flessibile, tale da poter intervenire rapidamente in caso di imprevisti”.

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