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                      Dirty Dozen, screditata la classifica dell’ortofrutta contaminata da pesticidi

                      Pubblicata la “Sporca Dozzina” 2023, ovvero la classifica dei 12 prodotti ortofrutticoli (teoricamente) più contaminati da pesticidi secondo il report annuale dell’Environmental Working Group statunitense. La famigerata classifica della Dirty Dozen è stata contestata da diversi enti, che sottolineano come non sia basata su una solida metodologia scientifica. Basti pensare che il 99% dei campioni presi in considerazione presenta tracce di residui di fitofarmaci a norma di legge, il 24% addirittura non presenta alcuna traccia

                      Dalla Redazione

                      Come ogni anno l’Environmental Working Group (EWG), ong statunitense che si occupa di sicurezza alimentare, ha pubblicato la famigerata classifica della “Dirty Dozen”, la “sporca dozzina” dei prodotti ortofrutticoli (teoricamente) più contaminati da pesticidi. Famigerata perché, a onor del vero, ci sono più rischi per la salute nel consumare meno frutta e verdura perché condizionati da un certo tipo di informazioni allarmistiche, che nel mangiare frutta e ortaggi spesso incriminati ingiustamente, in quanto la loro food safety, in realtà, non è affatto messa in discussione.

                      L’EWG, nello stilare la sua classifica annuale, prende in considerazione i dati di monitoraggio dei pesticidi del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) e della Food and Drug Administration. Il Pesticide Data Program (PDP) dell’USDA include dati sui residui di pesticidi per i prodotti convenzionali e biologici nelle loro forme pronte per il consumo e il suo rapporto annuale più recente ha rilevato che oltre il 99% degli alimenti campionati presentava tracce di residui di fitofarmaci con valori ben al di sotto dei livelli di tollerabilità stabiliti dall’U.S. Environmental Protection Agency. Non solo, il 24% dei campioni non presentava alcuna traccia di pesticidi.

                      Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, quindi, “sulla base dei dati PDP i consumatori possono sentirsi sicuri di seguire una dieta ricca di frutta e verdura fresca”, come riporta Business Wire. La testata online americana sottolinea infatti come per stilare la lista della sporca dozzina non venga utilizzata una metodologia scientificamente solida: lo dice anche una recente ricerca pubblicata sul Journal of Toxicology, che sottolinea come le raccomandazioni dell’EWG  di sostituire i prodotti convenzionali presenti nella Sporca Dozzina con quelli biologici siano infondate e faziose, in quanto nessuno dei campioni nella famigerata black list presenta in realtà valori al di fuori dei limiti di legge previsti per la sicurezza alimentare.

                      Gli stessi autori del rapporto “Dirty Dozen” ammettono che il loro elenco “non include la valutazione del rischio nei calcoli” e che non vengono applicati i principi di base della tossicologia nello sviluppo della classifica degli ortofrutticoli più “contaminati”. “Tutti i pesticidi – dicono dall’EWG – sono ponderati allo stesso modo e non teniamo conto dei livelli ritenuti accettabili dall’EPA (Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti)”.

                      Una ricerca pubblicata sulla rivista Nutrition Today ha anche dimostrato che i messaggi basati su queste informazioni allarmistiche utilizzate da gruppi come l’EWG possono portare i consumatori ad acquistare meno prodotti ortofrutticoli, biologici o coltivati ​​in modo convenzionale. Mentre secondo un sondaggio condotto dall’Alliance for Food and Farming (AFF) il 94% dei dietisti che si sono interessati alla questione ha convenuto che il messaggio veicolato dalla “Dirty Dozen” ha un impatto negativo sulla loro capacità di incentivare un sano consumo di frutta e verdura tra i loro clienti e in generale sui consumatori.

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