di Carlotta Benini
Dopo l’ondata di maltempo che ha investito in queste ultime settimane tutta la Penisola, al Nord è tornato a splendere il sole e, con le temperature già da settimane sopra la media stagionale, nei frutteti è tutta un’esplosione di colori. Le colture sono infatti in stadio fenologico avanzato già da inizio marzo, quando sono fioriti i primi alberi da frutto: ora peschi, albicocchi e susini sono tutti in fiore e, per quanto il paesaggio nelle campagne possa essere suggestivo, c’è molta preoccupazione fra i produttori. Il timore infatti è che possano verificarsi repentini abbassamenti di temperatura che potrebbero determinare danni alle colture in conseguenza del loro sviluppo anticipato, o, peggio ancora, gelate tardive, un fenomeno ormai tristemente noto in territori come l’Emilia Romagna, dove anche la scorsa primavera, ad aprile del 2023, le colture estive sono state falcidiate dal freddo e dal ghiaccio.
Gli effetti del cambiamento climatico sono infatti sempre più evidenti e sotto gli occhi di tutti: secondo Coldiretti il mese di febbraio 2024 è stato il più caldo di sempre, con una temperatura media superiore di 3,09 gradi rispetto alla media storica 1991-2020. Tutto l’inizio d’anno è stato in generale temperato (anche gennaio ha segnato un +1,6 gradi rispetto alla media stagionale) e queste circostanze hanno mandato in tilt la natura.
Come fare dunque, per tutelarsi dagli sconvolgimenti climatici? La risposta, verrebbe da dire, è assicurarsi, peccato che ad oggi le aziende agricole siano impossibilitate a farlo, “in quanto il Ministero non ha ancora definito che capitale può essere assicurato per ettaro e quali sono i massimali assicurabili”. A parlare è Anna Maria Minguzzi, co-titolare delle aziende agricole Minguzzi Giancarlo e Anna Maria e Liverani Rosanna di Alfonsine (Ravenna) e Romana Fruges, con terreni a Solarolo (Ra), specializzate nella coltivazione di drupacee, oltre che di mele, pere e kiwi.
È ancora in fase di definizione, infatti, il Piano di gestione dei rischi in agricoltura (Pgra) proposto dal Masaf, che proprio in questi giorni sarà discusso in Conferenza Stato Regioni, prima di diventare ufficiale e aprire quindi formalmente la nuova campagna assicurativa.
“Siamo nella terza settimana di marzo e non siamo ancora coperti dal rischio di gelate tardive – ci racconta Anna Maria Minguzzi -. Nei frutteti le drupacee sono in piena fioritura, alcune piante addirittura stanno già sfiorendo e si preparano a sviluppare i frutticini. E anche il kiwi è una coltura in questo momento a rischio, per lo stato fenologico avanzato delle piante”. “Una circostanza, questo anticipo del risveglio vegetativo, dettato dagli inverni di caldo anomalo, che negli ultimi anni è diventata ormai la nuova normalità – continua – eppure non siamo ancora organizzati per affrontare tempestivamente la situazione”. “Condifesa Ravenna sta lavorando molto e trattando con le assicurazioni, ma anche queste sono latitanti e non hanno neanche chiaro quello che vogliono fare – aggiunge Minguzzi -. Non sappiamo nemmeno quale sarà il risarcimento per tutte le calamità che ci hanno colpito nel 2023 e quando verrà erogato”.
Le compagnie assicurative nelle ultime campagne, con il verificarsi di sempre più eventi climatici estremi, hanno registrato prevalentemente risultati negativi; c’è stato un considerevole aumento delle tariffe assicurative e una diminuzione della capacità di copertura da parte delle compagnie stesse e una loro disaffezione a questo settore. In tutto questo ci sono gli agricoltori che sulla campagna 2022 hanno ricevuto solo il 40% del contributo all’assicurazione agevolata, anziché il 70%, e nulla è stato ancora erogato, appunto, per la campagna 2023, come riporta CIA Agricoltori.
“Il settore ha bisogno di certezze, invece ci troviamo sempre in balia degli eventi – conclude l’imprenditrice agricola -. Senza contare poi che, parlando di gelate, con un 40% di franchigia e un 70% di massimale risarcibile, se un’azienda perde il totale del raccolto oggi può recuperare tramite assicurazione solo il 30% dei danni”.
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