di Anna Parello, consulente di marketing e comunicazione per l’ortofrutta
Edoardo Ramondo, a capo della FV Srl, della Ramondo Srl e della AgroT18 Srl, tutte società operanti all’interno del Caat di Torino, chiude tutto (leggi qui la news in anteprima). Alle spalle del Gruppo T18 una storia lunga 110 anni nel mondo dell’ortofrutta all’ingrosso e diversi progetti innovativi lanciati proprio sotto la guida trentennale e illuminata di Edoardo, sicuramente un grossista di talento, capace di una visione strategica e di operare tempestivamente i cambiamenti dettati dalle nuove esigenze di mercato. Fatto non scontato nel mondo lento e a volte un po’ obsoleto dei mercati all’ingrosso.
La decisione dell’imprenditore torinese, “presa con serenità, buon senso e coraggio” è specchio di un malessere profondo di tutto il settore ortofrutticolo italiano, che dovrebbe analizzarsi a fondo e interrogarsi su cosa era, cosa è e cosa vuole essere in futuro per avere un futuro.
Sergio Fessia, Ceo di Ortobra, azienda con posteggio al Caat e gestione del reparto ortofrutta in buona parte degli Eataly Nord Italia ed Europa, commenta: “Per i torinesi è una notizia pazzesca, un trauma, se chiude Edoardo, possiamo chiudere tutti! Quando uno bravo come Edoardo decide di chiudere, è un campanello d’allarme per tutti.”
Chi lavora nel settore dell’ortofrutta non dovrebbe essere sorpreso dalla decisione di Edoardo, a stupire di più è il fatto che qualcuno sia passato dalle parole ai fatti, che piuttosto che lamentare (e subire) mali noti, abbia preso coscienza della non più possibile sintonia con un sistema distorto, che spesso non premia né le regole, né il valore, né il rispetto di accordi e persone.
Fa male vedere uscire dal gioco i migliori. Spero che Edoardo non sia anticipatore anche nella scelta di chiudere con l’ortofrutta, che non può permettersi una simile emorragia, e spero che il settore compia il salto di qualità necessario a stare sul mercato in modo rispettoso e lungimirante.
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