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                      Esseri umani e banane: in comune hanno molto di più di quel che si può pensare

                      Cos’hanno in comune un essere umano e una banana? A un primo colpo d’occhio ci vien da rispondere: nulla! In realtà, però, da alcuni studi che si sono susseguiti negli anni è emerso che il 60% dei nostri geni ha una controparte riconoscibile nel genoma della banana e, di questo 60%, le proteine codificate sono circa il 40% identiche quando si confronta la sequenza di aminoacidi della proteina umana con il suo equivalente nella banana. In parole povere l’uomo condivide con le banane circa il 50% dei suoi geni, che risultano essere solo l’1% comunque del DNA (perché i geni costituiscono solo il 2% del DNA). C’è da dire però che più della banana, l’uomo ha “affinità” maggiori con i moscerini della frutta (61%) o con i topi (85%): tutto questo – sottolineano gli scienziati – non fa altro che mettere in luce come nonostante la distanza evolutiva, possiamo ancora trovare una firma comune nel genoma di un antenato comune

                      Dalla Redazione

                      Cos’ha in comune un essere umano e una banana? Potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta, in realtà alcuni studi che si sono susseguiti nel corso degli anni hanno messo in luce come l’uomo condivide con le banane circa il 50% dei suoi geni, che risultano essere solo l’1% comunque del DNA (perché i geni costituiscono solo il 2% del DNA).

                      Ma andiamo con ordine: prima di tutto bisogna tenere a mente la differenza tra DNA e prodotti proteici: usando un semplice parallelismo fornito dal professore Lawrence Brody dell’Istituto Nazionale americano di Ricerca sul Genoma Umano, si può pensare al DNA come al progetto di una casa, e ai prodotti proteici come alla casa vera e propria con tubature, mattoni, finestre. Quindi, se paragoniamo il DNA di un uomo al progetto di un castello e il DNA delle banane al progetto di una villa coloniale, possiamo vedere come di base hanno elementi in comune (tubature, impianti elettrici..) ma il risultato finale è indubbiamente diverso. La seconda cosa da tenere a mente è che i geni, ovvero le regioni del DNA che codificano le proteine, costituiscono solo il 2% del DNA.

                      L’esperimento. Gli scienziati hanno iniziato esaminato le sequenze di geni nel genoma di una banana, per poi utilizzare queste sequenze per prevedere la sequenza di amminoacidi di tutte le proteine che sarebbero state prodotte da quei geni. La stessa cosa è stata fatta poi con tutti i geni umani. Di conseguenza, gli scienziati hanno confrontato la sequenza proteica di ogni gene della banana con ogni gene umano: dopo oltre 4 milioni di confronti, sono emerse circa 7.000 corrispondenze significative tra i due genomi. Infine, gli studiosi hanno mediato il grado di somiglianza per ciascuna di queste corrispondenze, arrivando a un risultato del 40%, che sta quindi a indicare la somiglianza media tra i prodotti dei geni (ovvero le proteine), non i geni stessi.

                      In parole povere, gli scienziati hanno preso tutti i geni delle banane e li hanno confrontati uno alla volta con i geni umani. Da ciò hanno ricavato un grado di somiglianza. Dagli studi è emerso che circa il 60% dei geni degli esseri umani hanno una controparte riconoscibile nel genoma della banana. Di questo 60%, le proteine codificate sono circa il 40% identiche quando si confronta la sequenza di aminoacidi della proteina umana con il suo equivalente nella banana.

                      Non deve comunque destare così tanto stupore questa somiglianza: se si pensa ad alcune nostre funzioni umane basilari per restare in vita e a ciò che è in grado di “fare” una banana, molte cose sono simili, come aver bisogno di ossigeno. Questo perché molti di questi geni in generale sono fondamentali per la vita. Quindi, più che un 50% di “somiglianza di DNA”, sarebbe meglio parlare di un 50% di somiglianza dei prodotti genici. Il nocciolo della questione comunque è che l’uomo ha più di qualcosa in comune con una banana, una patata o un pino. Anche se l’uomo, ad esempio, condivide molto di più con altre specie (soprattutto del regno animale): condivide ad esempio l’85% “di DNA” con un topo e il 61% con un moscerino della frutta.

                      Nonostante la distanza evolutiva è quindi interessante ai fini scientifici il fatto che si possa trovare ancora una firma di un antenato comune nel genoma. Gli uomini molto probabilmente condividono quindi circa l’1% di DNA con altri frutti proprio perché tutta la vita esistente sulla Terra si è evoluta da un’unica cellula che alcuni scienziati hanno chiamato LUCA – acronimo di last universal common ancestor  (ultimo antenato comune universale). In quanto tale, l’organismo in questione rappresenterebbe l’antenato comune più recente  dell’insieme di tutti gli attuali organismi viventi. Si stima sia vissuto tra 3,6-4,1 miliardi di anni fa.

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