di Eugenio Felice (articolo completo su Fm, edizione gennaio 2017)
È passato un anno dal nostro ultimo viaggio nella Grande Mela. L’occasione è sempre The New York Produce Show and Conference, evento di riferimento della costa est degli Stati Uniti per quel che concerne l’ortofrutta. Un evento che da alcuni anni è arrivato anche in Europa, con il London Produce Show prima (si terrà dal 7 al 9 giugno a Londra) e l’Amsterdam Produce Show dopo (dal 15 al 17 novembre 2017). Non è una fiera, o meglio la fiera o trade show come lo chiamano qui è solo una delle componenti dell’evento. Tra le altre ci sono gli “industry bus tours” e di questo ci occupiamo in questo articolo. Lo scorso anno avevamo scelto il Manhattan Retail Tour, quest’anno abbiamo scelto il New Jersey Retail Tour. In tutto quattro catene, alcune più locali (Morton Williams e Kings Food Markets) e altre di livello nazionale (Shop Rite) e internazionale (Whole Foods Market). Brevemente: cosa abbiamo rilevato?
A tutto bio. La sensibilità verso il mangiar sano è più sentita nella costa ovest, ci dicono in fiera. Ma la prima cosa che abbiamo percepito prima al trade show, poi visitando i supermercati, infine andando nei vari ristoranti e caffetterie (notevole Joe & The Juice che prepara smoothie freschi con ingredienti biologici), è che l’organic stia esplodendo. In un certo senso Whole Foods Market è stato un pioniere, pur vendendo tutt’ora anche il convenzionale. Non ha dubbi in proposito Charlie, il responsabile reparto ortofrutta dello store Shop Rite di Madison Street a Hoboken: “Il futuro è organic”, ci dice senza mezzi termini, mostrandoci il reparto che inizia proprio con le referenze biologiche di frutta e ortaggi. Lo stesso vale per gli altri store visitati, il biologico sta prendendo sempre più piede. Un giorno sarà tutto biologico? Difficile dirlo, ma non è da escludere, anche perché superata una certa soglia il processo diventa irreversibile.
La riscossa delle mele. Come lo scorso anno in questo periodo le mele sono le protagoniste assolute dei reparti ortofrutta. Convenzionali o biologiche, locali o del Washington State, gialle, rosse, verdi o bicolore, di media pezzatura o piccole come albicocche – le chiamano “lady” – quasi tutte lucide. L’esposizione è impressionante, tutte ordinate, tutte belle, in grande quantità, proposte sfuse o nei sacchi. Ci saranno 15/20 varietà, proposte in entrambi i modi. Se aggiungiamo la variante biologica le referenze saranno almeno quaranta. Dalle varietà tradizionali, quelle che si trovano anche in Europa, alle più nuove. Quelle che spuntano i prezzi più alti sono le Honey Crisp, le Snap Dragon, le Opal, le Kiku e le Envy. Ne abbiamo assaggiate tante e a sentire il sapore e la croccantezza di ogni mela una domanda ci è sorta spontanea: come poteva pensare la produzione italiana di avere qualche chance di successo quando pochi anni fa provò a testare il mercato a stelle e strisce? Qui l’unico prodotto italiano che funziona è il kiwi.
Insalate e pomodori che passione. Potremmo parlarvi della quarta gamma di frutta e ortaggi, preparata in store, ma è una storia che si ripete. Parliamo allora di altro. Questa è la nazione in cui è nato il fenomeno del kale. Le insalate sono proposte sfuse nei classici murali che sembrano dei giardini verticali, oppure confezionate lavate o non lavate nei mix più fantasiosi, poste in modo ordinato nelle rastrelliere dentro i frigo verticali dotati di porta. L’ultima tendenza è proporla nella versione “living”, cioè con le radici, per garantire la massima freschezza. Come per ogni altro frutto e ortaggio vincono i prodotti locali, quindi hanno una corsia preferenziale i produttori locali come Gotham Greens. Passiamo poi ai pomodori. A vedere la proposta dei supermercati a stelle e strisce viene male a pensare a cosa succede in Italia. Qui lo spazio è tanto e il numero di referenze si avvicina a quello delle mele. Vince a mani basse in questo caso il prodotto confezionato, con pack accattivanti.
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