di Carlotta Benini
Apofruit Italia e Besana Group hanno stretto il primo accordo italiano per la produzione della “Frutta secca Made in Italy”. I due gruppi sono partner storici – ambedue già ampiamente presenti nel proprio settore – e hanno raccolto le esigenze dei produttori italiani della frutta secca mai così frammentati e desiderosi di rendere più produttive le loro coltivazioni. Il progetto coinvolge le quattro principali referenze della frutta secca italiana, quindi mandorle, nocciole, noci e pistacchi. Le principali aree geografiche interessate sono Emilia Romagna, Puglia, Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia. Si inizia con 2.000 ettari totali, ma l’obiettivo è quello di arrivare a 2.000 ettari a mandorlo, 1.000 a nocciolo, 500 a noce.
“Gran parte della frutta secca presente sui mercati italiani è di importazione e questo progetto, dunque, rappresenta un’opportunità per la produzione italiana – esordisce Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit – oltre alla necessità di essere accanto ai produttori italiani con una proposta che serva loro da incentivo e accompagni il prodotto sui mercati nazionale ed esteri”.
Non solo: questo progetto è anche un’opportunità per tutti quei produttori che hanno coltivazioni non più redditizie, che ora possono scegliere di diversificare la propria produzione per essere più competitivi sul mercato. “C’è la possibilità – spiega Riccardo Calcagni, amministratore delegato di Besana – di convertire produzioni non più così remunerative per i coltivatori in piante da frutto dalla redditività che si prolunga fino a 35 anni”.
Besana, oltreché la struttura per l’export porta nel progetto la conoscenza agronomica del mondo della frutta secca, sperimentata in ampi progetti di produzione in numerosi Paesi del mondo (Kazakistan, Uzbekistan, Ucraina, Romania, Croazia, Grecia) e le competenze per la progettazione di nuovi campi che possono essere messe a frutto anche in Italia. “Attualmente – aggiunge Riccardo Calcagni – nel nostro Paese abbiamo una buona produzione di nocciole, un po’ meno di noci mentre la produzione di mandorle si è ridotta notevolmente rispetto agli anni ’50. Una situazione determinata dalla micro dimensione delle aziende, con produttori poco organizzati e senza supporti tecnici e tecnologici moderni. A ciò si aggiunge la mancanza del rinnovamento varietale. Il nostro progetto invece prevede tecnologia ad altissima innovazione e alta tecnologia agricola”.
Un’altra caratteristica innovativa di questo progetto sarà il focus sul biologico. “Oggi c’è carenza di frutta secca biologica sul mercato, noi abbiamo intenzione di investire molto su questo comparto, con l’obiettivo di arrivare a un 50% della produzione di frutta secca made in Italy certificata bio”, rivela Ilenio Bastoni.
“In alcuni territori dove opera Apofruit – conclude il direttore generale di Apofruit – si è già intrapreso un percorso di sviluppo produttivo su questo comparto. È in un contesto come questo che è fondamentale il ruolo delle organizzazioni di produttori che devono essere capaci di cogliere le opportunità offerte dal mercato per differenziare le produzioni con l’obiettivo di creare redditività per le aziende agricole”.
I termini dell’accordo prevedono che l’export sia affidato a Besana, azienda dalla comprovata esperienza in questo settore, mentre Apofruit terrà le fila della vendita sul mercato nazionale. La commercializzazione partirà dai mercati generali e dai canali specializzati del biologico, poi, una volta ottenuta la massa critica sufficiente, il prodotto sarà disponibile anche per il canale della Gdo. Sarà sui banchi di vendita contraddistinto dai marchi di valorizzazione dei due gruppi, ossia Solarelli, Besana e Almaverde Bio.
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